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Lugano

I rigori premiano di nuovo un Lugano lottatore

Granlund e compagni vincono per la terza volta ai rigori nelle ultime quattro sfide e incamerano due punti. Bianconeri capaci di rimontare dallo 0-2

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

I rigori premiano di nuovo un Lugano lottatore

DAVOS – LUGANO

2-3

(2-0, 0-1, 0-1; 0-1)

Reti: 14’43 Stransky (Dominik Egli, Corvi) 1-0, 18’18 Dominik Egli (Corvi, Nordström) 2-0, 37’00 Granlund 2-1, 42’02 Morini 2-2

Rigori: Marco Müller, Stransky, Fazzini, Nordström, Bennett

Note: Eisstadion Davos, 6’547 spettatori
Arbitri: Stolc, Nord; Cattaneo, Gurtner
Penalità: Davos 2×2 + 1xrigore, Lugano 3×2

Assenti: Bernd WolfMark ArcobelloBrett Connolly (infortunati), Loic VedovaYves StoffelDavide Fadani (sovrannumero)

DAVOS – Ormai sembra diventato il Lugano degli overtime e dei rigori, dopo che per mesi la squadra di Gianinazzi non ha quasi mai avuto intenzione di andare, nel bene o nel male, oltre la terza sirena.

Tre vittorie oltre il 65’ in quattro partite per i bianconeri, che finalmente hanno imparato – meglio tardi che mai – a sfruttare anche i punti ottenibili dopo la terza sirena, segno che forse i bianconeri sono tornati a lottare fino all’ultimo anche nelle partite più difficili, la famosa questione mentale. Lo ha fatto anche a Davos la squadra bianconera, dopo aver speso molte energie la sera prima per avere la meglio sul Ginevra e dopo aver dovuto rimediare all’iniziale svantaggio di due reti che non sembrava voler presagire nulla di nuovo.

Invece i ragazzi di Luca Gianinazzi – il quale ha schierato la stessa formazione vincente sul Servette – hanno trovato la forza di reagire dopo aver subito in maniera troppo facile (con complicità anche di Koskinen) due reti in due rapidi power play assegnati ai gialloblù.

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

Dal secondo periodo infatti il Lugano ha cominciato ad avvicinarsi allo slot dei padroni di casa, Aeschlimann ha dovuto fare i conti con un traffico decisamente maggiore davanti alla sua area di porta e la difesa del Davos ha iniziato a traballare pericolosamente.

Il Lugano ha capito che mettendo pressione ai difensori di casa avrebbero guadagnati diversi dischi giocabili e troncato sul nascere le manovre offensive avversarie, data anche la propensione di Fora e compagni di affidarsi a primi passaggi molto pericolosi e a uscite con il disco molto rischiose, causando molti turn over sotto il forecheck dei bianconeri.

La prima svolta è arrivata grazie al rigore trasformato da Granlund, dopo che Morini – colui che ha meglio interpretato la sfida sul piano fisico – se l’era procurato con uno sfondamento verticale.

Riguadagnata fiducia anche in un Koskinen cresciuto e autore di qualche ottimo intervento, il Lugano ha giocato con maggiore tranquillità e fiducia, entrando in pista per il terzo tempo con grande determinazione, tanto da trovare il pareggio subito in entrata con lo stesso attaccante italiano, di nuovo con un’azione nel traffico davanti a Aeschlimann.

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

Solo l’imperizia offensiva dei bianconeri ha impedito ai ticinesi di portare a casa la posta piena, con pure un power play giocato nei minuti finali che avrebbe potuto fungere da colpo di grazia. Ad ogni modo i bianconeri hanno mostrato di nuovo freddezza e tenuta mentale anche nei rigori, con ancora Fazzini e Bennett protagonisti, il numero 17 con la “Kucherov move” e il canadese di nuovo assegnato al quinto rigore, quello decisivo, insaccato con grande tecnica e classe.

I due punti fanno sorridere il Lugano, ma la classifica, anche dopo tre vittorie nelle ultime quattro partite rimane indecifrabile e pericolosamente delicata pure per i bianconeri e a due partite dalla fine della regular season si resta incredibilmente aperti a qualsiasi verdetto finale, perlomeno con la sicurezza matematica di evitare il 13esimo posto, che solo poche giornate fa non era assolutamente scongiurato nemmeno per loro.

E il derby di giovedì, a dipendenza da ciò che farà l’Ambrì Piotta, potrebbe anche rivelarsi quasi una finale.


IL PROTAGONISTA

Giovanni Morini: Il numero 23 è stato il primo a capire che usando i muscoli nello slot la difesa del Davos avrebbe mostrato le prime crepe e allora si è tirato su le maniche. Prima si è procurato il rigore trasformato da Granlund con un’azione di forza dirompente e poi ha segnato di persona il 2-2 da posizione ravvicinata anticipando tutto il reparto offensivo gialloblù, rivelandosi ancora una volta decisivo con il suo lavoro come sta capitando spesso nell’ultimo periodo.


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