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Interviste

Riedi: “La convocazione è la ricompensa per il duro lavoro, non bisogna mai arrendersi”

L’attaccante dopo il match alla Swiss Life Arena: “Sul mio rigore ho avuto la pelle d’ora. Mi sono accorto che tutta la platea si è alzata in piedi per sostenermi al momento dell’esecuzione, peccato aver centrato il palo”

(JustPictures)

ZURIGO – “È stato un gran peccato subire la sconfitta contro la Finlandia, avevamo un bel vantaggio, stavamo giocando bene, purtroppo abbiamo gettato l’occasione alle ortiche”, così ha commentato il match l’attaccante degli ZSC Lions, Willy Riedi.

Magari il cambio forzato di portiere, a causa dell’infortunio di Waeber, vi ha un po’ destabilizzato? Fermo restando che Nyffeler ha comunque fatto il suo…
“Nyffeler e Waeber hanno giocato in modo sensazionale. Ludo ha fatto ad esempio un big save poco prima dell’infortunio, idem Melvin, autore di un paratone appena entrato. Il cambio di portiere non ha influito, anzi, l’influsso di entrambi è stato appunto ottimo”.

Nonostante la sconfitta rimarrà una serata speciale per te. Vestire il rossocrociato a casa tua, fare due assist, e soprattutto la standing ovation del tuo pubblico quando hai tirato il rigore…
“Ho avuto la pelle d’oca, mi sono accorto che tutta la platea si è alzata in piedi per sostenermi al momento dell’esecuzione, peccato aver centrato il palo”.

Se qualcuno ti avesse detto anche solo 12 mesi or sono, quando ancora eri nei GCK, che avresti giocato in Nazionale…
“Avrei firmato subito, è un onore per me essere qui, è una gioia ricevere una convocazione, è bellissimo. È un po’ la ricompensa per il duro lavoro, ti rende fiero tutto ciò”.

(JustPictures)

Non sei mai stato convocato in nessuna rappresentativa giovanile, sei arrivato da lontanissimo, a 24 anni, nessuno ti aveva sul taccuino, credi di essere un esempio per altri giocatori?
“Credo proprio di sì. Ci sono tanti altri giovani ragazzi che vogliono diventare professionisti. Tanti fattori influiscono. In giovane età e durante la pubertà lo sviluppo è spesso differente tra i singoli ragazzi, c’è chi cresce più in fretta, chi ha bisogno di un po’ più di tempo, questo aspetto spesso fa la differenza in età juniori. Io ho mostrato che si può arrivare a questi livelli anche se da giovanissimo non sei mai stato considerato tra i più forti”.

Qual è stato il punto decisivo che ti ha permesso di fare il grande salto?
“Quello di non arrendermi e non mollare mai. Ho dovuto far fronte a tanti infortuni quando ero nei GCK, ho sempre combattuto nonostante i problemi. Il processo di crescita si è rallentato, ma infine sono riuscito ad arrivare nella massima lega ed esserci riuscito dopo così tanto tempo rende il tutto ancora più bello”.

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