HERNING – L’attesa di martedì è stata lunga per Patrick Fischer, che ha dovuto attendere sino a tarda sera prima di conoscere l’avversario dei quarti di finale.
“Dopo il nostro match contro il Kazakistan abbiamo osservato cosa accadeva nelle altre partite. Siamo felici di essere rimasti qui a Herning, ci troviamo bene e sono contento per l’Austria”, ha spiegato il coach rossocrociato. “Già l’anno scorso erano arrivati vicini alla qualificazione ai quarti di finale. Mi piace come gioca la compagine austriaca, cerca sempre di creare qualcosa in avanti e ha tanto coraggio”.
Cosa ti aspetti dalla tua squadra?
“Mi attendo che riesca a mettere sul ghiaccio le sue qualità, dall’inizio alla fine. Ci dovranno essere intensità e passione. L’Austria lavora duro, noi dovremo lavorare ancora più di loro”.
E che ti attendi dall’avversario?
“Molta fiducia e tanta euforia, sicuramente gli austriaci hanno un ottimo spirito, come il nostro”.
La Svizzera è favorita anche quest’anno a questa fase del torneo, come l’anno scorso. Aver già vissuto questa esperienza può essere di aiuto?
“Sono più discorsi mediatici o per chi scommette. Alla fine non cambia nulla, ovviamente abbiamo vinto il gruppo e siamo favoriti, non vogliamo nasconderlo, ma bisogna giocare e poi si vedrà se davvero sarà il favorito a imporsi”.
La grande fiducia nei propri mezzi è anche uno di quei progressi fatti negli ultimi anni?
“Abbiamo vinto tre volte il gruppo negli ultimi quattro anni, c’è la costanza, sappiamo di essere forti, ma sappiamo anche che nell’hockey tutto si decide in una partita secca, va tutto così veloce: c’è il momentum, devi essere pronto e sveglio, gestire bene il puck. L’anno scorso ci siamo riusciti nei momenti importanti, in passato a volte non sempre è stato il caso nei quarti di finale”.
Qual è il tuo rapporto con Roger Bader, l’allenatore elvetico dell’Austria?
“Ci sentiamo abbastanza spesso, ma non abbiamo mai lavorato insieme. Quest’anno siamo stati per esempio invitati a un simposio organizzato dalla federazione austriaca. Ci scambiamo le idee e inoltre anche suo figlio Thierry, che fa parte della rosa allargata della nostra nazionale, è pure un punto d’incontro. Credo che Roger abbia fatto un grande lavoro. L’Austria tra le cosiddette piccole è nettamente quella che ha fatto più passi in avanti negli ultimi anni. Non si limita a restare in difesa, cerca di giocare in modo offensivo. Sono contento per Roger. Anche Arno Del Curto ha dato sicuramente una mano in passato”.
Vedi dei paralleli tra i progressi fatti anni fa dalla Svizzera e quelli attuali dell’Austria?
“Direi a livello di mentalità. Gli austriaci non si limitano a difendere, sono creativi e dei grandi pattinatori. È sempre molto più difficile imparare a essere creativi che apprendere a difendersi. Se ti limiti a difendere non progredirai mai, un esempio è la Norvegia che negli ultimi tempi non ha fatto passi in avanti”.
Un paio di giocatori austriaci avrebbero sicuramente un posto nella nostra nazionale, vero?
“Esatto, ci sarebbero un paio di elementi che avrebbero spazio”.
