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Sveglia tardiva per il Lugano, il Plzen continua la sua corsa

Pagate le troppe penalità e la scarsa precisione contro un Plzen in grande spolvero. Inutile la doppietta di Hofmann, qualificazione quasi compromessa

Sveglia tardiva per il Lugano, il Plzen continua la sua corsa

LUGANO – PLZEN

2-3

(0-2, 0-1, 2-0)

Reti: 15’51 Gulas (Nemec, Nedorost) 0-1, 18’03 Nemec (Stach, Nedorost) 0-2, 34’06 Kanak (Stach) 0-3, 50’20 Hofmann (Cunti, Walker) 1-3, 58’44 Hofmann (Lajunen, Chorney) 2-3

Note: Corner Arena, 3’600 spettatori. Arbitri Piragic, Stricker; Kovacs, Altmann
Penalità: Lugano 6×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Lapierre), Plzen 7×2′

LUGANO – Poteva, o forse doveva, essere la prova sul banco motore prima del campionato, la sfida al Plzen imbattuto in Champions Hockey League, e al Lugano qualche dubbio legittimo rimane.

Nulla di eclatante, ma sicuramente ci si aspettava di vedere dei bianconeri un po’ più avanti sul piano degli automatismi e di certi dettagli poco trascurabili, quei dettagli che fanno la differenza tra una squadra ancora alla ricerca della propria faccia da campionato e una che gira a meraviglia con degli ingranaggi che si allineano a dir poco in maniera quasi perfetta.

In questo può restare la sintesi, molto scarna, di quello che il molle ghiaccio della Cornèr Arena ha mostrato ai 3’600 presenti, ossia un Lugano ancora singhiozzante sugli schemi – anche se ben rodato a livello di esplosività fisica – a dirimpetto di un Plzen veramente piacevole da seguire per gli amanti dell’hockey, spettacolare, veloce, preciso, insomma una gran bella squadra.

I bianconeri in fondo potrebbero prendere spunto da quanto mostrato da Kindl e compagni, sempre al posto giusto nel momento giusto, mai presi dal panico, aiutati anche da skills tecniche piuttosto alte su tutta la rosa, insomma tutt’altra cosa rispetto al Banska Bystrica.

Lapierre compagni hanno infatti cercato di applicare i dettami impartiti dal proprio coach, quelli nei capitoli sulla velocità d’esecuzione e sul posizionamento senza disco, ma più di una volta i padroni di casa hanno mostrato che quei dettagli (che sul ghiaccio si tramutano in centimetri) non sono ancora ben stampati nei loro libri di scuola.

Va detto pure che senza i diversi assenti Ireland ha costruito un Lugano ancora approssimativo per almeno due linee su quattro – recuperando comunque Bertaggia inizialmente quale 13esimo attaccante – e durante il match ha visto pure Lapierre venire spedito negli spogliatoi dopo una scazzottata in difesa di Hofmann.

Intendiamoci, tutto questo ha solo in parte a che vedere con la sconfitta di domenica sera (che oltretutto inguaia ulteriormente i bianconeri nella corsa alla qualificazione) perché i ragazzi di Ireland hanno ancora lasciato intendere di doversi liberare da certe brutte abitudini.

I duelli individuali persi hanno portato a molte penalità evitabili, come già successo durante l’estate, e dopo un ottimo avvio di gara sono bastati due power play al Plzen per fare la differenza. Micidiali i cechi nei loro schemi di superiorità, altro esercizio “giocato” in completa scioltezza e sicurezza, e la determinazione con cui si sono portati sul 2-0 prima della fine del periodo iniziale è stata pesantissima.

Da quel momento il Lugano ha cominciato a voler strafare esercizi basilari, i cechi hanno aumentato ulteriormente la loro impressionante velocità d’esecuzione, qualche errore di troppo in posizionamento ha fatto il resto. A nulla è valso il mezzo recupero nel finale con la doppietta di Hofmann, la frittata era ormai bell’e fatta.

A una decina di giorni abbondanti dall’esordio in campionato, ad Ireland rimane l’incontro di Coppa Svizzera per cercare di accelerare il processo di miglioramento della propria squadra, comprendente anche al definitiva collocazione nei ruoli dei vari giocatori.

In difesa Taylor Chorney per ora non entusiasma e mostra ancora poco confidenza nelle misure europee, anche se quella contro il Plzen è stata probabilmente la sua miglior partita di questo preseason. Ancora troppi gli errori in primo passaggio e di posizione per chi dovrebbe essere il leader di reparto, ma certe sgroppate offensive e qualche bello spunto in impostazione lasciano intravvedere qualcosa di perlomeno incoraggiante.

Ancora indefinita (causa assenze) la posizione di Klasen nel line up, fa storcere il naso vederlo con Sannitz e Walker, ma al rientro di Fazzini le cose saranno più chiare, compreso il ruolo di Lapierre, che potrebbe tornare al centro.

Di lavoro ce n’è ancora per i bianconeri, alla ricerca della disciplina difensiva, della giusta cattiveria e precisione sotto porta – quante occasioni sprecate – nonché del giusto equilibrio di squadra, a cui dovranno contribuire le scelte di Ireland.  Tutti ai banchi quindi, che la campanella chiama.

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