HERNING – Che bella vittoria quella ottenuta dalla Svizzera contro gli Stati Uniti. Il 23enne attaccante Simon Knak è soddisfatto al termine della vittoria.
“Ci voleva un’ottima prestazione, di fronte avevamo una squadra forte che ha dato gas. I dischi scagliati da noi sono entrati, i loro no, Genoni ha fatto un grande lavoro”.
Sei alle prime esperienze a questi livelli, ma sul ghiaccio sembri un veterano. Complimenti, sei soddisfatto?
“Credo che posso ancora imparare molto dai compagni esperti (Knak ride, ndr). Cerco di osservarli in allenamento e approfittare al massimo di questa possibilità. Per me ogni giorno è semplicemente un onore poter essere qui”.
Qual è la differenza che più ti salta all’occhio quando sei sul ghiaccio di Herning rispetto alla National League?
“Credo la velocità, qui va tutto un pochino più veloce, e lo stesso vale in termini fisici. Cerco di adeguarmi al livello, giocare con compagni fortissimi mi aiuta e credo che non me la stia cavando male, in ogni caso dò il massimo”.
Eri nervoso prima del grande debutto, sei riuscito a dormire negli scorsi giorni?
“Il sonno non era un problema, ho dormito bene, ma sono stato un po’ nervoso prima dell’inizio, avevo le farfalle nello stomaco, ma ora ogni match è come un altro”.
C’è un compagno che ti aiuta maggiormente e ti mostra un po’ come funziona tutto durante una rassegna iridata?
“Non devo cercare lontano… Andres Ambühl. Lui mi mostra tutto, anche a Davos sono seduto al suo fianco nello spogliatoio. Posso imparare così tanto da lui, è un giocatore incredibile e aiuta noi giovani in questa situazione”.
Anche a Davos non mancano certo i pezzi da 90…. Certo che qui sei al fianco di elementi come Timo Meier, Nico Hischier e Kevin Fiala. Che effetto ti fa allenarti con loro?
“È incredibile, sono giocatori di classe mondiale, tra i migliori in assoluto. È bellissimo poterli osservare. Abbiamo un grande gruppo, ci divertiamo, loro mostrano la via a noi giovani e questo ci facilita il compito”.
Ora ci sono due giorni di pausa. Va bene così o in fondo vorresti giocare quotidianamente proprio perché è bellissimo scendere in pista a un Mondiale?
“Certo, mi piacerebbe giocare ogni giorno, ma la pausa credo ci faccia bene al fine di arrivare pronti alla sfida di giovedì contro la Germania”.
A un Mondiale per un giovane come te vale il motto “meno a volte è più”? Ovvero meglio non rischiare la giocata, cercare la sicurezza senza cadere nel tranello dell’esagerazione che ti porta all’errore?
“Sì. In qualità di giovane giocatore a volte vuoi esagerare, andare sempre a tutto gas, dare tutto, ma spesso sono proprio i top player esperti a farti capire che a volte è meglio ragionare e calmare il gioco senza strafare”.
Come sta vivendo il tuo entourage questa tua avventura?
“I miei genitori e la mia ragazza sono presenti qui a Herning. Nei giorni liberi li vedo. Loro mi sostengono tanto, ma in fondo non solo qui, già nell’arco della mia intera carriera. È importante a volte non pensare all’hockey e immergersi nel calore dei tuoi cari”.
