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Ambrì Piotta

Karhunen: “Ambrì era la soluzione che cercavo, ma dovrò guadagnarmi un posto”

Primo allenamento in biancoblù per il finlandese, che in carriera ha giocato anche con Stamkos e Laine: “Entrambi hanno un tiro eccezionale, ma Pavel Rosa rimane il giocatore più letale che ho conosciuto”

AMBRÌ – In vista di un finale di stagione che si preannuncia intenso ed in cui bisognerà essere preparati per ogni eventualità, all’Ambrì Piotta mancava un “Piano B” tra i pali, nel malaugurato caso in cui Conz si infortunasse. Il tutto ha trovato soluzione nella serata di lunedì, con la firma sino al termine del campionato del portiere finlandese Tomi Karhunen.

“Sono felice ed eccitato di essere qui”, ha commentato il 28enne di Oulu al termine del suo primo allenamento agli ordini di Luca Cereda e Pauli Jaks. “È stato bello poter scendere finalmente in pista ed incontrare i miei nuovi compagni di squadra”.

Per te è stata una stagione difficile. Il tuo contratto è stato rescisso dal Kunlun Red Star, e poi anche il Vityaz Podolsk ha deciso di lasciarti partire…
“Queste oramai sono cose che capitano nel mondo dell’hockey, che chiaramente è un business. Ho avuto l’opportunità di giocare poche partite in questa stagione, ma quando sono stato mandato sul ghiaccio credo di aver fornito delle buone prestazioni. È vero, sinora è stata un’annata complicata, ma questo per delle precise circostanze che si sono venute a creare, non per delle mie lacune. Il Red Star ha deciso di operare alcuni cambiamenti perchè c’era la necessità di avere posti aggiuntivi in rosa ed un portiere di nazionalità russa, dunque hanno effettuato il buyout del mio contratto. Il Vityaz Podolsk ha invece optato per risparmiare dei soldi nel momento in cui si è capito che non avremmo raggiunto i playoff, dunque anche lì sono stato rilasciato dal mio accordo… C’era poco che potessi fare”.

Avevi concorrenza in KHL, ma anche ad Ambrì non hai la sicurezza di poter giocare con regolarità, come ti approcci a questa situazione?
“Credo che questo tipo di situazioni le si trovino in qualsiasi squadra, poco importa in quale lega si milita. Bisogna sapersi guadagnare il proprio posto, giocando bene ed allenandosi come si deve se si vuole che l’allenatore ti mandi in pista. Sono venuto ad Ambrì con l’obiettivo di aiutare la squadra, sia che si tratti di giocare oppure semplicemente di aiutare i miei compagni in un’altra maniera”.

Sembrava tu fossi orientato verso un ritorno in Finlandia, invece sei finito ad Ambrì…
“Solitamente non seguo ciò che dicono i rumors, ma non stavo contrattando con alcuna squadra della Liiga, in questo momento la Finlandia non era un’opzione per me. Ho preso in considerazione le varie alternative che mi sono state presentate, cercando di trovare il posto che per me potesse rappresentare la soluzione migliore per la seconda parte di stagione, e per finire Ambrì si è rivelata essere la destinazione che cercavo”.

Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza in Cina, un paese in cui l’hockey non è ancora uno sport popolare?
“Effettivamente per la Cina l’hockey è una cosa nuova, e stanno imparando a famigliarizzare con questo sport. Per ora non ci sono molte persone alle partite, ma hanno avviato un programma per farsi trovare pronti con una buona squadra per le future Olimpiadi, così un paio di anni fa hanno fondato i Kunlun Red Star. Ho cercato, assieme ai miei compagni di squadra, di rappresentare un buon esempio e far così conoscere l’hockey il più possibile”.

Ad Ambrì ritrovi Nick Plastino, mentre a Lugano gioca un altro tuo ex compagno, Jani Lajunen… Hai parlato con loro prima di accettare l’offerta dell’Ambrì?
“A dire il vero no, ma ho chiamato alcune altre persone che sono passate dalla Svizzera nel corso degli ultimi anni, come l’allenatore dei portieri Michael Andreasson, che ha lavorato con il Lugano per diverse stagioni. Complessivamente posso dire di aver sentito solamente cose positive sul mio nuovo club e sul vostro paese”.

Cosa ci puoi dire sul tuo stile? È necessario fare dei cambiamenti quando si arriva in una nuova squadra e in una nuova lega?
“In generale il lavoro del portiere è piuttosto semplice, nel senso che si è in pista per fermare il disco (ride, ndr). Scherzi a parte, non c’è molta differenza tra un campionato e l’altro, anche se probabilmente un paio di accorgimenti è sempre necessarlo farli, ma è chiaro che non si può cambiare di molto il proprio stile di gioco. Sono qui per comportarmi come ho sempre fatto, dando il meglio”.

In Finlandia avevi vinto tre campionati di fila, invece in KHL le cose si sono rivelate più complicate… Ti penti di questa scelta?
“No. La KHL è indubbiamente una lega eccezionale, l’hockey e tutto ciò che vi ruota attorno è di alto livello. Durante la mia prima stagione penso di aver fatto piuttosto bene, mi sono infortunato all’inizio ma da quando ero tornato in salute ho potuto giocare ogni singola partita, anche se per finire ne rimanevano solamente 27 in calendario…. Abbiamo raggiunto i playoff e tutto è andato bene, ma poi ci sono stati vari cambiamenti, tra cui quello dell’allenatore, e le cose sono un po’ andate a rotoli. Nonostante questo non mi pento della mia scelta”.

Nei primi anni della tua carriera hai giocato con Steven Stamkos, mentre con i Tappara avevi Patrik Laine come compagno… Due tra gli sniper più letali al mondo, chi ha il tiro più difficile da fermare?
“Entrambi hanno davvero un tiro eccezionale! A Stammer piace di più lasciar partire il suo slapshot, mentre Laine ha un polsino incredibile, dunque da questo punto di vista sono un po’ diversi. Se però devo citare un giocatore il cui tiro mi è davvero rimasto impresso, allora scelgo sicuramente Pavel Rosa, che ha giocato anche in Svizzera al Friborgo (e per un breve periodo a Lugano, ndr). Ho giocato assieme a lui al Kärpät, e in allenamento credo di non essere mai riuscito a parare nemmeno un suo singolo tiro… Impossibile!”.

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