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Ambrì Piotta

Il Lugano vince in rimonta un incredibile derby da battaglia

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LUGANO – Quando si parlerà in futuro dell’imprevedibilità dei derby tra Ambrì-Piotta e Lugano, ci si dovrà ricordare di quest’ultimo giocato alla Resega. Non tanto per il risultato finale, ma più che altro per la maniera in cui è scaturito.

Alla vigilia erano in molti, troppi, a dare l’Ambrì spacciato da subito, a causa delle pesanti assenze dei due centri principali, Park e Mieville, per il diverso momento di forma delle due squadre e per il fattore pista. Ma poi ci si rende conto che il derby ticinese va fuori da ogni logica – semmai ce ne fosse, e allora parliamo di pronostici – e riesce sempre a proporre emozioni diverse e inattese.

Questo soprattutto grazie alla voglia di vincere del Lugano e allo spirito battagliero dell’Ambrì, che poco intimorito da certi giudizi e dalla formazione rimaneggiata, ha onorato assieme ai padroni di casa la 196esima sfida cantonale (la 100esima alla Resega) facendo capire a chi non ne fosse al corrente cosa significasse la parola “derby” sul territorio ticinese.

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Queste due peculiarità hanno dato vita ad una sfida intensissima, sia sul piano del gioco – tecnicamente non eccelso – che su quello dell’intensità agonistica, andando, come spesso accade fuori dagli schemi prestabiliti.

Lo hanno fatto soprattutto i biancoblu, che nel primo tempo hanno sfruttato alla perfezione un errore di liberazione del terzo di Dal Pian, che si è fatto carpire il disco da Pestoni – e qui Giroux ha fatto Giroux, a segno al primo e forse unico tiro – e poi un grossolano errore di Merzlikins che non ha trattenuto il disco sotto il guantone, permettendo a Williams di segnare quasi in totale tranquillità.

Il Lugano, che aveva già dato qualche segnale di irrequietezza, ha subìto il colpo sulla seconda rete, palesando una certa imprecisione e frettolosità nella manovra, di fronte ad un Ambrì che si è difeso bene. Per rientrare in partita, il Lugano ha dovuto sfruttare una situazione di superiorità numerica e la stanchezza del box leventinese, che non è uscito dal terzo praticamente per 2′ e ha ceduto nei secondi finali alla botta di Pettersson.

La rete dello svedese ha parzialmente tirato in riga i bianconeri, che però hanno continuato a mostrare imprecisioni negli schemi e prevedibilità, fattori dettati anche dalle assenze di Reuille e soprattutto di Kostner, che hanno tolto automatismi ai primi blocchi d’attacco. L’Ambrì invece ha fatto ciò che ha potuto, si è difeso, con ordine, stringendo i denti e…picchiando i pugni per farsi sentire.

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Nell’occasione parlo di Schaefer, che irretito dalla frenata davanti alla sua faccia di Maurer, se l’è presa con Micflikier, travisando probabilmente le parole “aggressività in box play” trasformandole in “boxe play” (lic. poetica di una tifosa biancoblù) togliendosi di fatto dai giochi, ma arrecando un danno anche al Lugano, che se già aveva perso Pettersson per uno scontro alle assi, ha dovuto fare a meno anche di Micflikier, punito pure lui con la penalità di partita. E se già la manovra bianconera era macchinosa, seppur di grande intensità per tutto il match, senza le due principali punte di diamante si è fatta pure alquanto prevedibile.

Anche nel terzo tempo l’Ambrì, ben impostato difensivamente da Pelletier, nonostante le assenze di due centri come Mieville e soprattutto Park compromettano ingaggi e back checking, ha cercato di tenere il risultato, anche con una certa stanchezza che si è fatta sentire col lassare dei minuti tra le sue fila. Di questo calo ne ha approfittato il Lugano, sempre più intenso nel pattinaggio e per alcuni istanti a linee ridotte per tenere il ritmo alto, e al minimo cedimento strutturale leventinese ne ha approfittato. Dapprima Simion da sotto misura, e poi Walker lasciato solissimo e con un tiro partito pure male dallo slot hanno girato la contesa in meno di un minuto, lanciando altissimo il korale dei padroni di casa e imprimendo una botta decisiva a quello ospite.

La quarta rete a porta vuota, ancora di Walker, ha messo i sigilli alla contesa, quando comunque l’Ambrì non è più sembrato in grado di mettere pressione su Merzlikins, a causa di quel micidiale uno-due che ha messo Pestoni e compagni sulle ginocchia.

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In sostanza la vittoria del Lugano è stata meritata, per la mole di gioco proposta, seppur solo a tratti fluida e precisa, e per la maggiore intensità di pattinaggio mostrata durante tutto l’incontro. L’Ambrì, dato troppo presto per spacciato, ha giocato una partita generosa, ordinata in difesa e intensa sul piano fisico, e finché le gambe hanno tenuto, il risultato della contesa è sempre rimasto in bilico.

Ad approfittare maggiormente del calo fisico ospite è stato il match winner Walker, esplosivo dal punto di vista del pattinaggio, bravo e fortunato sulle reti che hanno deciso la contesa. Tra le fila d’attacco del Lugano, se solo pochi hanno avuto la lucidità necessaria, come Pettersson, Mclean, Simion e il citato Walker, gli spunti maggiori sono arrivati…dai difensori, come Ulmer, Vauclair e un ritrovato Hirschi, i migliori portatori del disco in squadra, imprescindibili per il gioco di transizione. In porta Merzlikins ha sulla coscienza la rete di Williams, ma aldilà di questo si è mosso bene quando impegnato.

Sul fronte leventinese Schaefer ha giocato un’ottima partita, fino alla sua espulsione, risultando decisivo varie volte, in particolare su Micflikier, Walsky e Pettersson. Il suo sostituto Zurkirchen non è sembrato irreprensibile sulla rete di Walker, ma va detto che non è facile entrare a partita in corso in un derby da battaglia simile. L’assenza dei centri principali ha spostato in quel ruolo Reichert, che ha dimostrato tutto il suo sapere muovendosi come fosse il suo posto naturale e risultando importantissimo agli ingaggi.

Grande lavoro al centro anche per il capitano Paolo Duca, seppur poco impegnato sul fronte offensivo, si è distinto in un ottimo lavoro di fore chehcking, seguito dal fido Schlagenhauf. Giroux, di nuovo, ha mostrato le sue qualità di sniper infallibile, e seppur divida il pubblico leventinese per il suo stile di pattinaggio “passeggiante”, sembra quasi impossibile pensare di rinunciarvi.

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Il Lugano si è avvicinato ulteriormente alle vette, e ha dimostrato la capacità, non scontata, di saper vincere una partita intensissima e nata male, perdendo nel corso del match due pedine fondamentali, questo è sicuramente sinonimo di grandissima forza di squadra.

L’Ambrì Piotta, dal canto suo ha perso un derby che teneva stretto ma solo con i denti, e viste le premesse della vigilia non ha niente da rimproverarsi, e anche se una sconfitta del genere può fare veramente male, ora deve solo dimenticare e guardare avanti.

Le due squadre hanno onorato il derby cantonale con una vera e propria battaglia, di gioco, di muscoli e di nervi, preparandosi al meglio a ciò che tutti attendono di più, i play off. Con l’attitudine e le qualità messe in pista da entrambe le squadre, c’è da star sicuri che leventinesi e luganesi sono ormai pronti alle sfide che contano veramente.

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