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Lugano

Il Lugano si scontra con la maggior efficienza del Losanna

Chiuso in vantaggio di una rete il primo tempo i bianconeri hanno pagato gli errori difensivi e la poca concretezza sotto porta. Non basta l’esordio di Joly

(PostFinance/KEYSTONE/Cyril Zingaro)

Il Lugano si scontra con la maggior efficienza del Losanna

LOSANNA – LUGANO

4-1

(0-1, 2-0, 2-0)

Reti: 2’21 Verboon (Morini, Fazzini) 0-1, 22’42 Jäger (Fuchs, Frick) 1-1, 28’07 Suomela (Frick) 2-1, 45’05 Rochette (Sekac, Riat) 3-1, 57’48 Salomäki (Suomela, Kovacs) 4-1

Note: Vaudoise Arena, 6’385 spettatori
Arbitri: Tscherrig, Hürlimann; Stalder, Duc
Penalità: Losanna 4×2, Lugano 3×2

Assenti: Bernd Wolf (infortunato), Stephane PatryJeremi GerberArno SnellmanRoberts CjunskisMarco ZanettiMikko Koskinen (sovrannumero)

LOSANNA – Speriamo che non debba spesso rimuginare sulle occasioni mancate il Lugano, perché una sconfitta come quella della Vaudoise Arena di certo porta i pensieri proprio lì.

Non è bastato nemmeno l’esordio tanto atteso di Michael Joly – in comprensibile ritardo di condizione ma già protagonista di giocate molto promettenti – i bianconeri contro il Losanna sono stati puniti per metà da questa incapacità di insaccare le numerose occasioni da rete create e per metà da un paio di buchi difensivi in cui invece dei cinici biancorossi ci hanno sguazzato con naturalezza.

In quel caso è una differenza di malizia, forse pure di sicurezza nei propri mezzi e “sfacciataggine”, come quella di Theo Rochette per esempio, ragazzo con potenziale elevatissimo e dalla naturalezza incredibile in attacco, oppure quella dello sniper d’eccellenza Antti Suomela.

(PostFinance/KEYSTONE/Cyril Zingaro)

Luca Gianinazzi – che ha lasciato fuori Zanetti e Koskinen per il rientro di Joly, schierato con Ruotsalainen e Granlund – ha però preparato bene l’approccio alla partita, il Lugano si è dimostrato subito aggressivo e compatto, ha limitato con grande attenzione al backcheck le ripartenze letali del Losanna e ha messo una pressione quasi continua nello slot davanti a Connor Hughes. Trame fluide, tiri da posizioni pericolose e ravvicinate, pali (niente di nuovo qui), e il Lugano sembrava lanciatissimo su una pista difficile, ma la sola rete di Verboon ha alimentato questa sensazione di pericolo, troppo poco per quello che i bianconeri avevano creato.

Ciò che Thürkauf e compagni hanno mostrato nel primo periodo è stato sicuramente di livello, per trame di gioco, compattezza e disciplina, lasciando spazio anche a qualche giocata “estetica”, sempre però con qualche tendenza di troppo alla giocata complicata. Sarebbe stato un primo periodo perfetto con uno scarto più riconoscente del lavoro proposto, logico quindi che se la partita cambia va a favore di chi si era difeso di più.

Il Losanna è infatti tornato sul ghiaccio più compatto, non trascendentale ma più propositivo, anche se sempre alla portata dei bianconeri, che anche dopo il pareggio di Jäger hanno continuato a creare pericoli dalle parti di Hughes, cominciando però a slegarsi in retrovia. E quando si parlava della giocata complicata e pericolosa ci si riferisce anche a giocatori come Andersson e Guerra, spesso quasi “forzati” a giocare il disco in maniera rischiosa quando sarebbe bastato anche un alleggerimento prudente, rompendo l’azione ma perlomeno riducendo il rischio.

(PostFinance/KEYSTONE/Cyril Zingaro)

Peggio è andata nelle letture difensive quando qualcuno si è spinto troppo in profondità dimenticandosi delle marcature (problema di comunicazioni?) e aprendo quei varchi in cui Suomela prima e Rochette nel terzo periodo si sono fiondati senza complimenti. Certo, il Lugano paga anche una certa dose di sfortuna, con un secondo palo colpito (e sono sette in quattro incontri!) e alcuni rimbalzi non sfruttati ma con maggior precisione, cattiveria, tutto quello che volete, non si sarebbe dovuto maledire anche i ferri.

Una colpa il Lugano ce l’ha anche nell’aver praticamente smesso di giocare dopo il 3-1, forse frustrato dalla situazione, ma questo non ha fatto altro che facilitare il compito di in Losanna che si è difeso benissimo e che fino alla terza sirena ha impedito agli avversari di rendersi pericolosi, facendoli girare al largo dalla porta di Hughes.

Sono mancate anche le giocate dalle mani più tecniche per il Lugano, Granlund si è creato dal nulla almeno tre occasioni ma nemmeno in una ha centrato la porta, Ruotsalainen ha colpito più pali che guantoni dei portieri e sembra ancora un po’ indietro dopo il malanno, e Carr si è spesso intestardito nell’azione personale anche se è stato molto utile nel gestire dischi nei momenti di sofferenza. Joly ha subito dato l’impressione di essere un attaccante capace di trovare il colpo improvviso e nonostante le occasioni mancate (oltre a un errore in power play) e un ritmo da costruire, la sua presenza sul ghiaccio è stata già piuttosto marcata.

(PostFinance/KEYSTONE/Cyril Zingaro)

Sono mancati gli impulsi però dalle retrovie, Andersson è in un momento in cui litiga spesso con il disco e deve trovare la sua dimensione in un sistema di gioco nuovo, mentre ha deluso LaLeggia, decisamente in ombra e all’origine del posizionamento sbagliato che ha portato al 3-1 di Rochette.

Nel complesso il Lugano deve trovare maggior continuità, equilibrio e concretezza, tutte caratteristiche che possono essere riassunte in un unico concetto: semplicità. Nelle giocate difensive, nella gestione dei dischi sotto pressione e nella finalizzazione in attacco. A volte non è un delitto sprecare una ripartenza per un alleggerimento in zona neutra, soprattutto se l’insistenza porta all’errore e di conseguenza al break avversario.

È un Lugano che si sta costruendo, deve registrarsi e correggersi, avendo la pazienza di attendere maggior efficienza dei suoi attaccanti di alto livello, che non sono pochi e bene o male partecipano sempre al gioco. Prima o poi si sbloccheranno in maniera definitiva e tutto sembrerà magicamente più facile.


HIGHLIGHTS


IL PROTAGONISTA

Connor Hughes: Gran partita del portiere losannese, che via via nell’incontro è stato meno pungolato dal Lugano ma che nel primo tempo ha tenuto in piedi la baracca biancorossa sui numerosi attacchi degli ospiti.
Dallo stile un po’ grezzo e acerbo, ha comunque mostrato solidità, trovando anche alcuni interventi di grande difficoltà su Joly, Canonica e Ruotsalainen.

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