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Lugano

Il Lugano deve lottare per 3 punti d’oro contro il Losanna

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LUGANO – Ogni volta è un dramma battere questo Losanna, che sia in casa loro o nella propria pista. Squadra dotata di poco talento, quella di Ehlers, ma che fa del gioco difensivo totalitario, della rottura e del portiere la propria sopravvivenza.

Anche nella seconda sfida in 48 ore – vi risparmio il solito commentino sulla mia costante incredulità verso il calendario – il Lugano ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per venire a capo di Hytönen e compagni. Nemmeno il fatto di aver schierato i quattro attaccanti stranieri ha facilitato il compito ai bianconeri, che più della sciabola, hanno dovuto armarsi di grimaldello e tanta pazienza per scardinare la cassaforte vodese.

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Se qualcuno ha pensato che la formazione di Fischer, schierata con un assetto molto offensivo, si sarebbe divertita contro i losannesi, sin dalle prime battute dell’incontro è stato rassicurato: il Losanna è venuto alla Resega a giocarsi una delle ultime possibilità di salire sul treno dei play off, e ha applicato il suo proverbiale catenaccio sin dai primi secondi.

Ecco perché, se da una parte Merzlikins – tornato tra i pali dopo l’assenza per la nazionale – ha corso praticamente zero rischi, sull’altro fronte Huet ha dovuto impegnarsi a fondo a pochi minuti dalla prima sirena, per un incredibile intervento su un tiro a botta sicura di Micflikier in power play.

Primo tempo andato agli archivi senza troppe emozioni, e secondo che non si è discostato molto da quell’andazzo. Il Lugano ha comunque fatto la partita, ha giocato il 90% dei dischi cercando ogni volta di costruire qualcosa, ma la tattica di rottura degli ospiti e il loro sistema difensivo a 5 uomini stava diventando esasperante. E allora che si fa? Si prende il telefono e si chiama il numero 53, perché come nel più classico dei fumetti di supereroi, quando c’è bisogno, Brett Mclean risponde sempre presente. Il capitano bianconero ha messo in pista tutta la sua furbizia e forza fisica per superare finalmente Huet, andando a centrare una rete che è risuonata di liberazione.

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Lecito comunque che il Lugano non potesse aspettarsi di speculare su quella rete, e anche se le occasioni non sono mancate, un po’ di imprecisione e il solito Huet hanno chiuso ogni varco, anche nel terzo periodo, cominciato con i secondi residui di un power play, puntualmente non sfruttato. E quando tutti si aspettavano un crollo degli imperterriti losannesi, questi hanno trovato il pareggio con una splendida deviazione di Savary, sul prosegui di un intervento piuttosto dubbio ai danni di Blatter.

Tutto da capo, sensazione di scoramento generale e Losanna tornato nel suo bunker. Ci è voluto uno spunto di Rüfenacht nell’unico power play sfruttato della serata a togliere le castagne dal fuoco, che ha di fatto tagliato le gambe agli ospiti, resisi praticamente mai più pericolosi dalle parti di Merzlikins, e che hanno dovuto poi subire la terza rete – a porta vuota – di Pettersson.

Cinque punti su sei contro il Losanna, probabilmente tra i più difficili da conquistare in questa stagione. L’antipatico sistema di gioco di Ehlers salva una squadra dotata di soli 2-3 giocatori che presentano un talento tecnico degno di nota, e che senza Huet in porta avrebbe tirato i remi in barca da un bel pezzo. I losannesi fanno di necessità virtù, e il Lugano, come un po’ tutti, ha dovuto armarsi di grande pazienza e lavoro di squadra per scardinare il loro fortino.

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Lo schieramento a 4 stranieri d’attacco non ha dato i frutti sperati – forse anche per degli eccessivi cambiamenti tra i blocchi – anche per la scarsa forma di alcuni di loro, ad immagine di un Micflikier stranamente sciupone, nonostante si sia prodigato in un grande lavoro di back checking, e di un Metropolit dalle mani lente e poco lucide. Gli spunti offensivi migliori sono arrivati in gran parte dalle retrovie, dove un fantastico Ulmer e un Vauclair in decisa ripresa hanno giganteggiato portando croce e dischi pericolosi verso Huet.

Bella prova anche di Blatter, che conferma la crescita palesata nelle ultime uscite – in tutti questi anni bastava solo la giusta dose di fiducia? – e che gioca con grande naturalezza e sicurezza. Il quarto blocco si conferma tra i più propositivi di questo periodo, grazie a un Fazzini in grande spolvero e ai due lavoratori Sannitz e Reuille indomiti lottatori.

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Rüfenacht conferma che la sua perdita sarà pesante, ma tanto vale goderselo finché veste la maglia bianconera, a conferma della professionalità del numero 9, capace di prendere botte, lottare alle assi e segnare reti decisive. Poco lavoro per Merzlikins – solo la miseria di 16 tiri subiti – che però si è fatto trovare pronto nei momenti giusti, come sul face to face contro Setzinger.

Il Lugano ha fatto forse il passo decisivo che lo stacca dalle zone pericolose della classifica – ma un occhio indietro è sempre bene buttarlo…- e addirittura, pensando a dove era un paio di mesi fa, può puntare al terzo posto occupato dal Friborgo. Aldilà della classifica, bisogna essere fieri di una squadra che lotta da gruppo vero, che sa vincere partite difficili che probabilmente in tempi non sospetti avrebbe perso per mancanza di concentrazione e fiducia. Altri aspetti sono sempre da migliorare, ma chissà che la corazzata ZSC Lions non sia la prima testarli.

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