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Interviste

Bayer: “L’obiettivo è chiudere la serie giovedì, ma sappiamo che il Losanna non mollerà”

Il coach dopo Gara 4: “Non mi sto ancora bene rendendo conto di quanto sta accadendo. Sono al servizio del club, per me conta solo il presente. È un bel momento, ma una volta iniziato il match i protagonisti sono i giocatori”

ZURIGO – Gli ZSC Lions hanno ormai a disposizione tre matchball per vincere il titolo. A fare la differenza nella quarta sfida della finalissima sono stati per una volta i lavoratori, autori delle tre reti decisive, come conferma coach Marco Bayer.

“Riedi, Baechler, Zehnder hanno fatto uno sforzo incredibile, sono stati bravissimi. Più in generale anche la nostra quarta linea ha portato molta energia, mi tolgo il cappello”.

Il tutto contro un Losanna tutt’altro che debole, anzi…
“C’è sempre un avversario di fronte. Credo che abbiamo iniziato benissimo, avremmo potuto segnare qualche rete in più. In seguito abbiamo concesso qualcosa di troppo, il Losanna ha avuto buone occasioni in due contro uno, cosa che non è certo parte integrante del nostro gioco. Nel secondo tempo abbiamo ripreso in mano la gara, mostrando energia, mentre nell’ultima frazione siamo riusciti a controllare il vantaggio con tranquillità, sino alla rete avversaria ottenuta nel finale quando si giocava a 6 contro 5”.

Giovedì alla Vaudoise Arena potete chiudere i giochi…
“L’obiettivo è questo, ma ci sarà bisogno nuovamente di un grande sforzo collettivo, il Losanna di sicuro non mollerà”.

La vostra prima linea con Malgin e Andrighetto è ovviamente fortissima, come fai a gestire il tempo di gioco e trovare un giusto equilibrio?
“Chiaramente questo blocco è uno dei nostri migliori, ma cerco comunque di dividere il tempo tra le quattro linee in maniera più o meno equa. Io sono convinto che alla lunga hai bisogno di tutti e quattro i blocchi e l’ottima prova della nostra quarta linea lo dimostra”.

La tua voce non sembra al top, hai dovuto urlare?
“Non è di oggi, è frutto di Gara 3, dove abbiamo dovuto accettare alcune decisioni, ma fa nulla”.

Hai urlato contro gli arbitri o nello spogliatoio?
“In generale ho urlato, non era certo stata la nostra migliore partita”.

Come hai fatto a far calare le emozioni negative dopo la sconfitta?
“Ne abbiamo discusso in fretta tutti insieme, non potevamo più influenzare quanto successo. Ci eravamo arrabbiati, ma bisognava chiudere il capitolo e guardare in avanti”.

Hai ancora contatti con il tuo predecessore Marc Crawford?
“Durante i playoff no”.

È una scelta mirata?
“Sì, esatto”.

Torniamo al solito tema, siete alla sedicesima vittoria consecutiva in casa nei playoff…
“Il pubblico ci aiuta, è il nostro settimo uomo. Quando hai una serie del genere hai la fiducia dalla tua, sai cosa fare e come comportarti. Tutte queste componenti aiutano”.

La tua esperienza dell’anno scorso, con la finale raggiunta con i GCK, ti aiuta in questo momento?
“Certo, ogni serie ti aiuta, anche se ovviamente il livello in Swiss League è un altro. Di base però anche lì analizzi il video, le situazioni, le energie spese e così via. Tutte cose che puoi portare nel tuo bagaglio”.

In dicembre allenavi ancora davanti a 90 spettatori in quel di Bellinzona e ora sei a un passo dal massimo alloro, non ti sembra di essere in una fiaba?
“Non mi sono ancora reso conto di quanto è accaduto. L’ho sempre detto, io mi metto al servizio dell’organizzazione, sono nel flow, ho il focus nel quotidiano, penso a preparare la squadra. Una volta terminata la stagione, poi forse mi renderò conto di tutto. Conta solo il presente, non il passato e non il futuro. Certo che è un bel momento, questo sì”.

Verso l’esterno dai sempre l’impressione di essere “sciallo”, ma all’interno?
“Anche. Chiaro un po’ di nervosismo prima del match c’è, ma poi sparisce, anche perché in fondo a partire dal primo ingaggio io non ho più poi chissà quanto da fare. Sono i giocatori i protagonisti, io cerco solo di dare qualche piccolo input e girare qualche vite. Se io rimango tranquillo in panchina, credo che ciò si riversi sulla squadra e i ragazzi possono sfoderare la loro prestazione”.

Cosa fai durante i playoff nei giorni dove non ci sono partite?
“Cerco di ritagliarmi qualche momento mio, ho sempre lo stesso piano del giorno. Cerco di staccare la spina, non posso pensare all’hockey 24 ore e 7 giorni su 7, devo ricaricare le batterie e avere altri pensieri”.

Quindi spegni anche il cellulare?
“Può suonare e vibrare, ma non rispondo”.

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