AMBRÌ – LUGANO
4-1
(1-0, 1-1, 2-0)
Note: Valascia, 6’125 spettatori. Arbitri Vinnerborg, Wehrli; Borga, Fluri
Penalità: Ambrì 6×2′, Lugano 5×2′
AMBRÌ – L’effetto”Dwyer” fa centro al primo colpo e permette all’Ambrì Piotta del neo coach canadese di battere il Lugano nel derby casalingo e di abbandonare l’ultimo posto in classifica.
Può per una volta il derby ticinese trasformarsi in qualcosa che abbia un minimo di logica? Stavolta pare di sì, perché i leventinesi hanno tratto il meglio dalla scossa del cambio allenatore, mentre il Lugano conferma che nonostante i progressi, il mal di trasferta e l’attitudine messa sul ghiaccio sono lungi dall’essere risolti.
Alla fine i biancoblù il derby lo meritano perché lo hanno interpretato meglio sul piano caratteriale, quello della grinta che in una sola partita (e il fatto che fosse un derby alla Valascia ha aiutato di certo Duca e compagni) è sembrata più grande che nelle ultime 15 disputate da una squadra che non deve credere che di colpo si sia risolto tutto.
La spinta data dalla vittoria nella stracantonale dovrà esser importante per guadagnare quei piccoli ma spesso decisivi vantaggi in un girone dei playout che non perdona la depressione e che premia la voglia di uscirne al più presto.
Sul piano del gioco è quantomeno presto per determinare i reali cambiamenti, anche se il coach canadese ha già fatto vedere qualche impronta delle sue “manie”, come l’importanza degli ingaggi per la quale Fuchs è stato spostato all’ala di Emmerton e Pesonen, e per la determinazione ad andare dritti sulla porta con disco e uomini qualunque sia il prezzo da pagare.
Questo prezzo, il più alto, lo ha pagato un Lugano privo della necessaria determinazione, che “tatticamente” e difensivamente ha anche interpretato abbastanza bene lunghi momenti della partita, ma che ha sofferto tremendamente il forecheck molto alto dell’Ambrì, spesso dovendo difendersi con mezzi non proprio eleganti nelle difficoltose uscite col disco.
Oltre a ciò Ireland ha anche un grosso problema legato al gioco, che da metà pista in avanti diventa efficace solo se a portare il disco ci si mettono Klasen, Hofmann o Ulmer, ma la sua idea di transizione veloce e “drive the net” si infrange sulla mancanza di primi centri veramente dominanti nel gioco.
Martensson è sempre più irritante (e controproducente addirittura con quei due falli in apertura di gara), Lapierre offre buoni spunti ma non ha le capacità per diventare un centro da top six, e allora dalla nostra umiltà sorge sempre la domanda se almeno Zackrisson non sia da provare al centro del primo blocco.
Perché in fondo anche qui l’Ambrì è stato superiore al Lugano, con Emmerton sempre al centro della manovra e Hall che pur faticando (meno di Martensson comunque) ha detto la sua agli ingaggi e nello slot.
È vero, il Lugano può certamente recriminare sulla rete annullata che sarebbe valso il 2-2 nel terzo tempo (ostruzione dubbia di Klasen) ma nel complesso ciò non avrebbe cambiato l’opinione sulla prestazione. Ireland è partito dalle basi difensive, ma questo ha tolto efficacia all’attacco, ma se la sua idea si basa sulla velocità, allora qualcuno dovrà cambiare marcia o tutta la squadra resterà sul posto.
Intanto, se l’Ambrì può “gioire” per aver fatto un passo avanti nella classifica di fondo e aver dimostrato di avere ancora il fuoco sacro, il Lugano deve guardarsi le spalle, perche un esaltatissimo Langnau si fa vedere negli specchietti retrovisori, e ogni errore sarà pagato caro.
Ireland deve ricominciare dal basso, ma più che mantenere la calma deve riuscire a ricaricare una squadra che gioca un po’ troppo rilassata, aldilà degli indubbi miglioramenti fatti in difesa.
Dwyer è partito anche lui dalle basi, ma quelle caratteriali, e senza quelle nulla può riuscire, lo ha capito anche l’Ambrì, dopo più di 40 partite. Ma in fondo meglio tardi che mai a questo punto.
L’opposto è successo all’Ambrì, che ha giocato con furbizia, grinta e coraggio, interpretando al meglio lo spirito del derby e ciò che dovrebbe sempre essere la squadra biancoblù: un gruppo che lotta per ogni millimetro.
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