AMBRÌ – Avrebbe potuto essere una vittoria più bella di quella che è risultata essere, quella ottenuta sabato sera dall’Ambrì Piotta per 2-1 sul Bienne, ma la sfida della Valascia sarebbe anche potuta terminare con la sesta sconfitta consecutiva, bilancio poco invidiabile che a conti fatti si deve ora sorbire la squadra di Schläpfer. Si prendano i tre punti e non si faccia troppo i complicati, dunque, anche se in Leventina il lavoro da fare rimane tantissimo.
I biancoblù visti alla Valascia sono infatti stati nuovamente una squadra capace del meglio come del peggio, ma che ha avuto la costante di non arrendersi mai, sia dopo un primo tempo in cui ha subito l’incedere del Bienne, sia quando un periodo centrale per buona parte dominato non è bastato per produrre il 3-1 della sicurezza, con tutti i “sudori freddi” del caso a susseguirsi negli ultimi 20 minuti.
Se si avevano però dubbi relativi alla volontà di questa squadra di giocare per Kossmann, in questo weekend sono stati spazzati via da due prestazioni caratterizzate da grande impegno, anche se la lucidità della manovra rimane una chimera. Ne è stato un chiaro esempio il primo periodo, iniziato in maniera eccellente con una grande pressione su Hiller sin dai primi cambi – pur senza trovare nessun tiro pericoloso – ma poi cambiato radicalmente alla bella deviazione di Rajala che ha regalato il vantaggio al Bienne praticamente alla prima puntata offensiva.
In quel frangente l’Ambrì ha perso immediatamente lucidità ed ha subito l’euforia del Bienne, che con le sue prime due linee ha veramente fatto venire il fiatone ai biancoblù, soprattutto nella prima metà della gara e nel finale. La velocità d’esecuzione dei vari Rajala, Earl e Micflikier hanno spesso mandato in tilt i leventinesi, che una volta recuperato il disco hanno avuto la tendenza a rifugiarsi in liberazione vietata, oppure ad avventurarsi in uscite dal terzo da dimenticare, chiusi nella morsa di un bel forecheck ospite.
Osservato la squadra dal punto di vista del gioco, ad oggi le uscite dal terzo rimangono la più grande lacuna, sia perchè spesso finiscono con dei turnover, sia perchè minano sul nascere le possibilità di dare ritmo e velocità alle proprie manovre.
Dal suo terzo l’Ambrì esce male, troppo lentamente, e nella peggiore delle ipotesi trasforma la sua fase di transizione in nuova opportunità per gli avversari, ed anche sabato sera tutto questo è stato alla fonte di diverse occasioni per Earl e compagni. Ancora prima del powerplay – venerdì e sabato a dire il vero incoraggiante, pur se ancora in bianco – è la fase di breakout a dover migliorare drasticamente, perchè da lì partono molti dei problemi di questo Ambrì.
Una giusta strada che si sta percorrendo è invece quella della semplicità, ed infatti sia il gol del pareggio di Pesonen che quello decisivo di Gautschi sono arrivati un po’ “dal nulla”, ma di segnature sporche questa squadra ha bisogno come il pane. L’Ambrì ha poi vissuto la sua miglior fase nel periodo centrale, quando ha controllato a lungo il gioco, si è espresso bene e si è costruito tante ottime occasioni da gol, con i vari Pesonen, Monnet ed Emmerton ad un nulla da un 3-1 che a quel punto sarebbe stato meritato.
I leventinesi hanno così rischiato di pagare a carissimo prezzo il fatto di non aver trovato il terzo punto, ed in questo senso ci sono voluti degli ultimi 20 minuti di sofferenza per condurre in porto la vittoria. In entrata Stucki si è visto respinto dal palo un tiro che con un po’ di fortuna si sarebbe potuto insaccare, ma visto che sull’altro fronte Zurkirchen è stato salvato per due volti dai ferri, non c’è molto da imputare alla sfortuna.
La squadra di Kossmann ha dunque finito per giocare nuovamente con il fuoco, a causa di quella terza rete che non ha saputo ottenere soprattutto nel periodo centrale, fattore che avrebbe potuto fare davvero male ai biancoblù. Questa volta così non è stato, ma alla terza sirena l’Ambrì ci è arrivato anche stavolta un po’ in debito d’ossigeno, e come spesso succede paga il dover affrontare le migliori linee avversarie, che a livello di ritmo riescono ad avere la meglio nei confronti di un Ambrì probabilmente troppo bilanciato.
In pista con la stessa formazione di Ginevra – e di conseguenza con gli stessi assenti – Kossmann continua a voler impiegare quattro unità offensive praticamente identiche, senza dei veri e propri compiti distinti e con il risultato di non avere mai quella scarica di energia garantita dal far giostrare i propri migliori giocatori nella top six. La situazione attuale con i tre stranieri tutti impiegati al centro non dà molto spazio di manovra, ma in futuro dotarsi di una reale top six potrebbe risolvere alcuni problemi di ritmo e permettere un dosaggio più strutturato del minutaggio sul ghiaccio.
L’Ambrì avanza dunque a piccoli passi, ed i tre punti ottenuti sabato sera – prima vittoria piena alla Valascia – permettono alla squadra di lavorare con un po’ più serenità nel corso della settimana. Per i biancoblù è positivo il fatto di non dover scendere in pista fino a venerdì, sia nell’ottica di recuperare qualche infortunato, sia per poter continuare a lavorare su quegli aspetti del gioco che ancora stentano vistosamente.
Per ora l’Ambrì Piotta balbetta ancora hockey, lo fa a singhiozzo e non sempre è in controllo della situazione, ma perlomeno tutto questo lo fa come squadra. E con un allenatore che in molti volevano ad un nulla dal baratro, è sicuramente importante sottolinearlo.
Era però inevitabile che una delle due sarebbe uscita dalla sfida con una vittoria, lasciando all’avversaria la “pepatencia” rappresentata dal poco invidiabile record di sei sconfitte consecutive. Ad avere ragione sono stati i biancoblù, grazie ad un periodo centrale che ha avuto il merito di produrre il gol decisivo, ma non quella terza segnatura che avrebbe portato la sfida su dei binari precisi.
Con l’aiuto di Zurkirchen ed una serata perfetta dal punto di vista disciplinare – nessuna penalità – l’Ambrì è però riuscito a mettere fine al suo digiuno. Ora si tratterà di ripetersi contro avversari in uno stato di forma migliore.
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