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Lugano

Non è serata per il Lugano, il Rappi sbanca la Cornèr Arena

In un match per lunghi tratti equilibrato a far la differenza è la maggior pulizia e precisione dei Lakers. Bianconeri imprecisi e poco reattivi in fase offensiva

Non è serata per il Lugano, il Rappi sbanca la Cornèr Arena

LUGANO – RAPPERSWIL

0-4

(0-0, 0-1, 0-3)

Reti: 35’14 Zangger (Baragano, Lammer) 0-1, 48’41 Cajka (Rowe, Forrer) 0-2, 54’31 Brüschweiler (Wick, Dünner) 0-3, 58’28 Wick (Forrer) 0-4

Note: Cornèr Arena, 5’534 spettatori
Arbitri: Wiegand, Dipietro; Meusy, Kehrli
Penalità: Lugano 3×2′, Rapperswil 2×2′

Assenti: Julian WalkerDaniel CarrStephane PatryYves Stoffel (infortunati), Kris Bennett (sovrannumero)

LUGANO – Luca Gianinazzi lo aveva predetto, quando era salito in sella al Lugano un paio di mesi fa, dicendo che il miglioramento della squadra – se miglioramento sarebbe stato – lo avremmo visto con qualche inciampo qua e là prima di trovare una velocità di crociera costante ed uniforme.

Non sappiamo se la sconfitta dei bianconeri contro il Rapperswil sia parte di questo percorso e si infili in una di quelle buche ancora sparse sulla strada, oppure se sia stata semplicemente una serata storta più di altre. Sul piano della combattività in fondo il Lugano è stato grosso modo quello a cui il nuovo coach ci ha abituati, lottatore e pattinatore, capace di andare a farsi male alle assi e di sacrificarsi, ma stavolta è mancato qualcosa alla squadra – riproposta in toto per l’occasione – vincente solo ventiquattr’ore prima alla Raiffeisen Arena di Ajoie.

È mancata velocità in zona offensiva, è mancata profondità e la capacità di inserirsi nello slot davanti all’ottimo Nyffeler, è mancata anche la pulizia nell’esecuzione del gioco, soprattutto nella fase di finalizzazione e nell’ultimo passaggio. Mica poco, direte, effettivamente queste caratteristiche sono quelle che in grossa porzione avevano fatto del Lugano una squadra vera e progressivamente sempre più affidabile, con un gioco strutturato e piacevole, con i giocatori capaci di trovarsi forse non a memoria ma comunque con un bell’automatismo e rapidità.

Qualità che invece non hanno fatto difetto al Rapperswil che, seppur sempre privo di Cervenka, Jensen e Djuse (ma con il nuovo arrivato Jordan sul ghiaccio) si è confermato una squadra organizzata e messa in pista con grande intelligenza, capace di fare la differenza spegnendo il miglior momento del Lugano, uccidendo la partita anche con un po’ di fortuna (l’autorete di uno sfortunato oltre che al solito inconcludente Kaski su centro di Cajka) ma in generale in grado di far pattinare parecchio i bianconeri con il proprio possesso del disco.

Il Lugano fino alla rete dello 0-2 non demeritava molto a confronto dei Lakers, va detto, la partita in fondo si era sviluppata su un buon equilibrio, anche se la qualità d’esecuzione in fase offensiva mancava su entrambi i fronti, con i padroni di casa più intraprendenti nel secondo periodo, fino almeno al classicissimo gol dell’ex, firmato da Sandro Zangger.

Da quel momento la squadra di Hedlund ha preso fiducia e ha iniziato a giocare con più pazienza e precisione, mentre il Lugano ha pasticciato sempre di più, cadendo con prevedibilità nella trappola delle soluzioni personali ma inconcludenti.

Troppo fine a se stesso lo scorrere del disco tra gli attaccanti del primo blocco, con un Connolly nuovo topscorer intraprendente sì ma anche confusionario e capace di mandare spesso in difficoltà i compagni, un Marco Müller troppo isolato e altri giocatori troppo distanti dai propri compagni per essere aiutati o per aiutare.

Dopo il raddoppio e un power play giocato di nuovo con passività i bianconeri sono sembrati piuttosto svuotati, la rete di Brüschweiler ne è stata testimone e sintomo e ha corredato assieme allo 0-4 di Wick nel finale a porta vuota una prestazione – sul piano del gioco – tra le peggiori, se non la peggiore dell’ultimo periodo.

Capita, e capiterà ancora, sia che ci si trovi in un percorso di crescita come quello del Lugano o che si stia cercando di portare avanti il proprio campionato in situazione “normale”, la National League è troppo competitiva per pensare di non cadere in queste trappole di quando in quando. Nessuna giustificazione, ci mancherebbe, ma se il Lugano saprà imparare anche da questa lezione allora ci saranno altri passi avanti.

Ma ne siamo sicuri, dalle facce viste nello spogliatoio, il messaggio passerà anche stavolta.


IL PROTAGONISTA

Yannick-Lennart Albrecht: Non appare molto quando è sul ghiaccio, ma il suo lavoro duro e poco ripagato dagli applausi è indispensabile per il gioco del Rapperswil. L’ex Zugo ha recuperato una marea di dischi, sia in fase offensiva che in quella opposta, smistandola con rapidità e pulizia ai compagni, vincendo tantissimi duelli fisici e tutti i sei ingaggi in cui è stato impegnato, tenendo spesso alla larga i bianconeri dallo slot davanti a Nyffeler.


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