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Lugano

L’imperfetto weekend del Lugano frutta ben cinque punti

Nonostante un brutto secondo periodo i bianconeri tornano da Rapperswil con la posta piena. Decisivo il primo blocco, autore di quattro delle cinque reti

(PostFinance/KEYSTONE/Christian Merz)

L’imperfetto weekend del Lugano frutta ben cinque punti

RAPPERSWIL – LUGANO

2-5

(1-2, 1-1, 0-2)

Reti: 0’34 Morini (Thürkauf, Joly) 0-1, 3’00 Morini (Joly, Thürkauf) 0-2, 16’59 Jensen (Noreau, Schroeder) 1-2, 34’01 Wick 2-2, 38’03 Thürkauf (Joly) 2-3, 49’56 Joly 2-4, 58’29 Guerra 2-5

Note: SGK Arena, 5’021 spettatori
Arbitri: Tscherrig, Hungerbühler; Bachelut, Kehrli
Penalità: Rapperswil 1×2 + 1 x rigore, Lugano 3×2

Assenti: Daniel CarrMarco MüllerLorenzo CanonicaJulian WalkerMarkus GranlundStephane PatryCalle Andersson (infortunati), Mikko KoskinenRoberts Cjunski (sovrannumero)

RAPPERSWIL – Magari finissero tutte così le giornate imperfette, per legarci a quanto riassunto nel titolo. Un’imperfezione mostrata dal Lugano rispetto a molte uscite precedenti a quelle dell’ultimo fine settimana, insomma una faccia della squadra bianconera che non era quella abituale vista in questa stagione.

La differenza è stata stavolta che queste performance a tratti irritanti hanno anche pagato un bel po’ di punti, forse riequilibrando qualche allineamento stellare che aveva privato il Lugano di bottini più o meno consistenti a causa dei famosi millimetri di meno o di troppo in partite giocate decisamente meglio.

Quindi va bene così, ci mancherebbe altro, difficilmente vedremo una squadra mantenere gli stessi standard per cinquanta e rotte partite di fila, ecco perché questi cinque punti che riproiettano momentaneamente il Lugano tra le prime sei vanno accolti come fossero d’oro.

(PostFinance/KEYSTONE/Christian Merz)

E sulla pista di Rapperswil la squadra di Luca Gianinazzi non ha brillato particolarmente, ma aldilà di un secondo periodo difficile ma chiuso comunque ancora in vantaggio, i bianconeri hanno avuto un maggior controllo degli eventi positivi dalla loro parte, seppure concendendo ancora i fianchi in improvvisi attacchi di schizofrenia.

Partiti fortissimo, con la doppietta di Morini in entrata che ha costretto Stefan Hedlund al time out dopo il secondo gol, i bianconeri hanno visto il ritorno dei Lakers in maniera graduale, aiutando questo incedere avversario con alcuni dischi persi in uscita dal terzo e dopo essersi martellati le dita con quel power play che ha concesso il 2-2 in shorthand.

Certo, quello che fino a un paio di mesi fa era il powerplay più produttivo della lega – il terzo per percentuale di riuscita – oggi è privo di interpreti importanti e ne vede di nuovi regolarmente aggiunti, ovvio che degli automatismi costruiti con grande fatica e lavoro certosino in estate (ricordate il power play della scorsa stagione?) possano risultare ad oggi piuttosto ingarbugliati, ma ad essere sbagliata è stato anche la determinazione messa in pista in quel frangente, con una “timidezza” inspiegabile già vista contro il Bienne, in particolare nell’overtime.

Da poco dopo quei momenti non si è più visto nemmeno Luca Fazzini, lasciato in panchina in favore di Jeremi Gerber per scelta tecnica di Gianinazzi, a conferma che il coach bianconero non fa distinzioni di sorta quando c’è da prendersi certe responsabilità.

(PostFinance/KEYSTONE/Christian Merz)

La forza del Lugano in tutto questo è stato comunque trovare la forza di tornare in vantaggio ancora nel secondo periodo, trascinato da un primo blocco che pare abbia perfezionato a dovere i movimenti e i sincronismi con Morini (muoversi a fianco di due fuoriclasse come Thürkauf e Joly può risultare sia facile che difficile nello stesso tempo) e capace di trovare il vantaggio decisivo con una splendida triangolazione tra il capitano e il numero 88.

La differenza rispetto anche solo alla scorsa stagione è che il Lugano dispone di quegli elementi di grande classe in grado di decidere le partite nei momenti più inaspettati e magari un po’ dal nulla, come appunto dimostrato dalle giocate del quebecois, tornato al gol e alle giocate decisive dopo qualche mugugno provocato contro il Bienne, prima di infilare il rigore decisivo. E anche sulla pista sangallese Joly ha premiato il Lugano con un rigore, stavolta in partita, dimostrando ancora una volta la freddezza dei grandi scorer, permettendo alla squadra di gestire abbastanza agevolmente il risultato fino al 2-5 finale di Guerra a porta vuota.

Queste due vittorie portano tranquillità in casa bianconera, ossigeno dopo tre sconfitte amare e riappacificano anche qualche elemento nel rapporto con il gol. Ora i bianconeri hanno una settimana a disposizione per lavorare con serenità e inserire al meglio Kempe (aldilà dell’errore costato il 2-2 conferma che potrà risultare utile nell’economia di gioco del Lugano e diventare un jolly interessante al rientro di Carr) e soprattutto per trovare di nuovo tranquillità e pazienza, quelle che erano la grande forza di questa squadra.


IL PROTAGONISTA

Michael Joly: Croce (nemmeno esageratamente) e delizia, prendere o lasciare. Alcuni giocatori hanno qualità tecniche tali da far dimenticare qualche errorino tipico degli “artisti” e il numero 88 del Lugano rientra tra questi. Dal nulla si è inventato il grande assist per Thürkauf in occasione del 2-3 decisivo e poi ha trasformato con freddezza il rigore dell‘allungo, mostrandosi come uno dei più vivi sull’arco dell’incontro, dando un gran da fare alla difesa dei padroni di casa.


HIGHLIGHTS

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