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Lugano

Il Lugano lotta e combatte, ma a Friborgo il cuore non basta

Rimasti in partita per più di due tempi, i bianconeri cedono alla distanza ma non senza aver proposto una partita di grande sacrificio nonostante le assenze

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Il Lugano lotta e combatte, ma a Friborgo il cuore non basta

FRIBORGO – LUGANO

3-0

(0-0, 1-0, 2-0)

Reti: 39’47 Wallmark (Sörensen, Mottet) 1-0, 43’24 Bykov (De la Rose, Gunderson) 2-0, 49’23 De la Rose (Bertschy, Mottet) 3-0

Note: BCF Arena, 9’075 spettatori
Arbitri: Piechaczek, Hungerühler; Steenstra, Burgy
Penalità: Friborgo 3×2, Lugano 4×2

Assenti: Daniel CarrMarco MüllerLorenzo CanonicaJulian WalkerMarkus GranlundArttu Ruotsalainen (infortunati), Arno Snellman (ammalato), Thibault Fatton (sovrannumero), Michael Joly (squalificato)

FRIBORGO – Sembra che ogni giorno che passa per il Lugano sia una sorta di esame. Non bastavano le assenze per infortunio di queste ultime settimane, per i bianconeri ci si è messo anche il regolamento a tutela degli arbitri, con la squalifica rifilata a Michael Joly dopo l’involontaria bastonata al viso a Stricker durante la sfida contro il Kloten.

Uno in più o uno in meno a questo punto cambia poco, anche se si tratta di uno dei migliori attaccanti della squadra, forse lo hanno pensato sul serio nello staff bianconero, ormai purtroppo abituato a doversi inventare una formazione da mandare in pista ogni sera.

In quel di Friborgo le invenzioni sono state poche poiché obbligate, con lo spostamento di Quenneville al fianco di Thürkauf e LaLeggia e l’unica libera scelta a disposizione di schierare Koskinen in porta al posto di Schlegel.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Ma tutto questo non ha impedito al Lugano di disputare una partita mettendo in pista tutto quello che aveva a disposizione, e ancora una volta come contro gli ZSC Lions alla Cornèr Arena prima della pausa, i bianconeri hanno impostato una partita “vecchia maniera”, sullo stile delle sfide viste nei preplayoff scorsi proprio contro i dragoni.

Grande protezione dello slot basso davanti a Koskinen – autore di un’ottima partita almeno fino al “burnout” del terzo periodo – prudenza nella ripartenze ed equilibrio nel gestire le forze, solo così il Lugano poteva sperare di poter tenere la partita contro un avversario  che al momento dispone di un bagaglio tecnico decisamente più completo dei bianconeri.

I primi problemi per il Lugano li si sono notati però nelle conclusioni a rete, spesso da posizioni troppo defilate per sperare di superare la stazza di Reto Berra, e anche il powerplay ha logicamente risentito dei vari rimescolamenti, con giocatori come Verboon, Zanetti o Cormier poco abituati alle superiorità numeriche e alle precise e veloci trame che vengono richieste, cose che si sviluppano solo con il tempo e l’esercizio.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Eppure i bianconeri le loro possibilità di spostare gli equilibri dalla loro parte le hanno avute, seppure in maniera più limitata rispetto al Gottéron, ma forse il gol dello svantaggio subito a pochi secondi dalla seconda sirena dopo uno sforzo di non poco conto ha cambiato le cose.

Il Lugano si è dovuto per forza aprire, ha aumentato i rischi e sono arrivate le penalità che hanno premiato di più il Friborgo, il quale ha dovuto comunque spremersi in maniera non indifferente per avere la meglio alla distanza su un Lugano decisamente combattivo e compatto.

Resta forse un leggero amaro in bocca per non aver sfruttato alcune clamorose occasioni capitate soprattutto nel secondo periodo per tracciare una via in una partita tirata, difficile e dagli equilibri delicati soprattutto per la squadra di Gianinazzi, la quale ha resistito finché ha potuto.

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Klaunzer)

Aldilà di qualche piccolo appunto sulla concretezza offensiva – ma quando ti mancano i tuoi migliori attaccanti è facile dirlo – a questo Lugano non si possono muovere chissà quali critiche, la squadra è rimasta la stessa combattiva e dal grande spirito (Andersson venerdì dovrà “grattarsi” numerosi lividi lasciati dai tiri bloccati), una mentalità che Luca Gianinazzi ha saputo infondere a tutto il gruppo, capace di andare oltre le difficoltà e di costruirsi un proprio carattere e un’impronta ben definiti.

Per questo alcune sconfitte preoccupano meno di altre. O addirittura non lo fanno del tutto.


IL PROTAGONISTA

Andrei Bykov: Il giorno dopo aver ricevuto la comunicazione che non gli verrà rinnovato il contratto dopo una vita spesa in maglia friborghese, il figlio d’arte è stato protagonista della vittoria sul Lugano. Tra i più pericolosi con costanza (6 tiri in porta) il numero 89 ha giocato tanti dischi nello slot nei rari momenti in cui il Lugano lo ha permesso, segnando anche il fondamentale 2-0 beffando la marcatura di Thürkauf davanti a Koskinen.


HIGHLIGHTS

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