Social Media HSHS

Lugano

Il Lugano deve approfittare dell’aria nuova, raccogliere la sfida va a vantaggio di tutti

Sami Kapanen ha intrapreso un percorso nuovo in casa bianconera, introducendo metodi di lavoro quasi inediti alla Cornèr Arena. Per tutti gli attori in campo è l’occasione di una nuova partenza

LUGANO – Chiuso un capitolo, se ne apre un altro. Terminate due ere, una lunga, quella della direzione sportiva targata Roland Habisreutinger, e una un po’ più corta, quella della conduzione di Greg Ireland, inizia l’era (si spera a lungo congiunta) tra Hnat Domenichelli e Sami Kapanen.

Il cambiamento è stato drastico, un colpo di spugna secco come quello che Domenichelli ha attuato con decisione forse mai vista nei precedenti dieci anni, annullando di fatto un contratto di due anni rinnovato sette mesi prima a un simbolo come Maxim Lapierre e ingaggiando una star come Ryan Spooner nel giro di poche settimane. Boom.

Il coach Sami Kapanen è giunto in Ticino con garbo e signorilità, ma quando ha fatto capire i suoi primi chiarissimi concetti non ci è andato certo con la delicatezza di un tè delle cinque nel Bedfordshire. “Eliminare le brutte abitudini”, “arrivare ad agosto pronti per un lavoro durissimo”, e ancora “prepararsi a un pattinaggio molto intenso”. Insomma, pochi moniti ma ben chiari su quello che aspetta Chiesa e compagni (o quello che comunque stanno già facendo) e soprattutto sul primo concetto si potrebbero aprire dibattiti infiniti che invece lasceremo chiusi.

Ma quel che più impressiona sono la decisione e la chiarezza del finlandese nell’esporre le sue idee, i suoi concetti e la maniera di trasmetterli alla squadra, con fermezza e chiarezza ma anche molta apertura e pazienza nella comunicazione.

La sfide che attendono i bianconeri sono quindi molteplici e coinvolgono in maniera diversa ma congiunta tutti i protagonisti. Per i giocatori che erano già in squadra la sfida è farsi trovare pronti da un coach esigente e che non tollera la mediocrità per una nuova partenza e una nuova possibilità, pensando soprattutto a giocatori come Luca Fazzini e Linus Klasen.

Tutta gente da rimettere al centro del progetto (ma non era una parola abusata?) e da sfruttare in ogni loro potenzialità, mettendoci anche un Benoit Jecker nel gruppo allargato da recuperare.

Lo stesso Kapanen è di fronte a una sfida esaltante ma anche insidiosa, la sua prima esperienza da head coach via dal suo KalPa riparte da una squadra non certo “morbida” da condurre e che in pochi anni vuole tornare ai fasti di un lontano passato.

Sarà una squadra orfana di uno scorer eccezionale come Hofmann, ma che ha anche guadagnato uomini di grande valore come Suri e Lammer e qualche scommessa come Zangger.

Pesantemente orfana anche di Merzlikins, ma con uno Zurkirchen in più che promette di mostrarsi ad alti livelli come la stagione scorsa in quel di Losanna e di essere tutt’altro che un ripiego dell’ultimo momento.

Non è una squadra da titolo, lo sappiamo, ma non è nemmeno scarsa come si voleva far credere la scorsa stagione giustificando con mediocrità e con troppa facilità i risultati deludenti.

Ma lasciamo stare per ora queste previsioni, oggi bisogna lasciar lavorare Kapanen e i suoi ragazzi per far sì che siano pronti a scrivere il loro nuovo capitolo. Il coach finlandese dovrà assemblare la squadra senza l’aiuto di un “passatore” dalla scorsa gestione, e forse questo è un bene per tutti. Nessuna influenza, nessuno “spiffero”, anche se siamo sicuri, per come abbiamo visto il finnico in queste settimane, che non si farebbe influenzare da nessuno quando ha in mente un progetto.

Chi ha bisogno di nuovi stimoli, di nuove sfide e di nuovi occhi a cui mostrarsi ne approfitti fino in fondo, un nuovo capitolo inizia su una pagina completamente bianca e in queste settimane va definito chi terrà la penna in mano. Il lavoro duro non manca, ma respirando dalle parti della Cornèr Arena qualcosa sembra essere cambiato sul serio.

Click to comment

Altri articoli in Lugano