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Lugano

I tre punti di Bienne confermano i progressi del Lugano

Thürkauf e compagni infilano la terza vittoria consecutiva, la seconda in trasferta. Ancora decisiva una giocata di Joly che ha premiato lo sforzo di tutta la squadra

(PostFinance/KEYSTONE/Alessandro della Valle)

I tre punti di Bienne confermano i progressi del Lugano

BIENNE – LUGANO

2-5

(0-1, 2-1, 0-3)

Reti: 19’22 Thürkauf (Carr) 0-1, 30’00 Carr (Andersson) 0-2, 30’47 Olofsson (Reichle, Yakovenko) 1-2, 38’39 Sallinen (Rajala, Haas) 2-2, 42’38 Joly 2-3, 58’38 Morini (Carr) 2-4, 59’09 LaLeggia 2-5

Note: Tissot Arena, 6’320 spettatori
Arbitri: Borga, Mollard; Muesy, Gurtner
Penalità: Bienne 3×2, Lugano 4×2

Assenti: Marco MüllerLorenzo CanonicaSamuel GuerraCole CormierMarkus Granlund (infortunati), Stephane Patry (ammalato), Arno Snellman (sovrannumero)

BIENNE – Sempre sfoderando la sua calma proverbiale e l’innata pacatezza, Luca Gianinazzi nei momenti di difficoltà del Lugano ha sempre ripetuto: “Ci dobbiamo concentrare sulla prestazione, i punti saranno una diretta conseguenza”.

Andava preso maledettamente sul serio in quei frangenti, perché il giovane coach bianconero è uno che sa quello che fa – anche nell’errore, ma è sempre stato coerente – e soprattutto ne è sicuro e convinto fino in fondo. Solo con convinzioni ferree e lavoro il Lugano poteva uscire da quell’accenno di pantano di qualche settimana fa, e così i bianconeri hanno saputo fare. Chapeau, perché non tutti sarebbero stati capaci di uscirne e trovare un tale slancio.

Alla Tissot Arena il Lugano ha infatti superato un altro esame difficile (è ovvio che qualche partita ancora sarà da considerarsi tale) e ha dato un senso e una continuità ai progressi mostrati lo scorso weekend, incassando nove punti in tre incontri tra l’altro sempre contro squadre bernesi. È altresì vero che proprio i seeländer non stanno attraversando un bel periodo e non potevano contare su alcuni infortunati, ma dall’altra parte Gianinazzi ha comunque dovuto rinunciare a Granlund, Marco Müller, Canonica, Cormier, Patry e Guerra, insomma, tanti uomini da farci una gran bella linea e mezza.

(PostFinance/KEYSTONE/Alessandro della Valle)

Ancora una volta però i presenti hanno risposto all’adunata e alla richiesta di sforzo maggiore in funzione di queste debilitazioni e aldilà del Bienne in difficoltà, da giudicare non vi è tanto (o solamente) la forza dell’avversario ma soprattutto la qualità della prestazione del Lugano, i suoi movimenti, le sue idee, le sue reazioni ai diversi momenti della partita, anche a quelli difficili o ai propri errori.

Già dalla sfida contro il Berna si erano notati movimenti più sicuri, senza più correzioni in corsa o distrazioni, i passaggi oggi sono precisi, rapidi, perché ognuno sa di poter trovare il compagno nel posto in cui dovrebbe essere. Il sistema con cui vuole giocare il Lugano è complesso, ma come mostrato nel primo periodo, se applicato bene permette di far abbassare il ritmo dell’avversario con la gestione del disco tramite numerosi passaggi per allontanarsi dalle marcature e di cambiarlo poi a proprio piacimento con la velocità delle incursioni offensive.

Proprio sul ghiaccio di Bienne il Lugano ha mostrato forse la miglior faccia di sé in questo contesto nei primi venti minuti, comandando il gioco e annichilendo la voglia del Bienne di mettere pressione e causare veloci break sulla blu difensiva degli ospiti.

Questo si addice perfettamente al “super blocco” di Thürkauf, Carr e Joly, non a caso di nuovo mattatori della serata con le tre reti decisive. Ma la forza del Lugano non è stata solo quella della linea del capitano, i bianconeri non hanno mai panicato quando il Bienne si è rifatto sotto e ha trovato il pareggio e da quel tre contro cinque ne sono usciti con la convinzione di poter far loro la partita, cosa accaduta grazie all’invenzione di un Joly sempre più decisivo.

(PostFinance/KEYSTONE/Alessandro della Valle)

In quei momenti precedenti al 2-3 il Lugano ha comunque concesso qualcosa di più agli uomini di Petri Matikainen, è arrivato qualche errore “vecchio” (peccato per Alatalo, fin lì protagonista di una buona partita) ma dallo staff sono arrivate le indicazioni giuste per rimettersi in carreggiata e trovare le forze mentali per riprendersi il momento a favore prima che scivolasse dalla parte sbagliata e per resistere all’assalto finale.

Solidi, compatti e sicuri dei propri mezzi, guidati da uno staff che sta crescendo di pari passo con la squadra e con la fiducia di tutto l’ambiente. Certo, il sistema di gioco non è ancora stato assimilato da tutti – Ruotsalainen fatica ancora parecchio – ma la pazienza sta dando i primi frutti con dei margini di miglioramento ancora molto ampi, tenendo conto pure degli assenti.

La serie degli esami comunque continua, dal lanciatissimo Friborgo atteso alla Cornèr Arena domenica a una dimostrazione di continuità delle prestazioni da portare avanti il più possibile. Ma con questa ritrovata fiducia il Lugano può guardare ai prossimi passi con grande serenità.


IL PROTAGONISTA

Michael Joly: Nel momento in cui si doveva decidere da che parte sarebbe andata la partita, il numero 88 ha tirato fuori la giocata tipica del suo repertorio che spezza gli equilibri. Il canadese non è ancora perfettamente in fase con il resto del motore bianconero, ma in una linea come quella di Thürkauf e Carr può trovare gli spazi per scatenare una tecnica con il disco di livello superiore e cercare quei guizzi che ci si attende da uno come lui.


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