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Interviste

Fischer: “Dovevamo questa reazione a noi stessi, abbiamo trovato la giusta intensità”

Il coach sul primato di Ambühl: “Era già un ottimo giocatore quando l’ho conosciuto a 16 anni. È una persona eccezionale che ama tantissimo l’hockey, è un atleta completo e per tutti è un esempio di etica al lavoro”

RIGA – Ha reagito immediatamente la Svizzera di Patrick Fischer, che dopo quattro partite condivide il primo posto nel Gruppo A con Russia e Slovacchia. Proprio la “Red Machine” sarà la prossima avversaria, per un match che tanto dirà sulle possibilità degli elvetici di chiudere la fase di qualificazione in testa al girone, visto che le ultime due partite in calendario saranno contro le più abbordabili – ma non da sottovalutare! – Bielorussia e Gran Bretagna.

“Abbiamo avuto un buon meeting il giorno successivo alla sconfitta contro la Svezia, abbiamo rivisto alcune cose e corretto quegli aspetti che non avevamo eseguito bene”, ci ha spiegato coach Patrick Fischer via Zoom. “Conosco bene la mia squadra e sapevo che avrebbero reagito… Ci siamo presentati sul ghiaccio determinati, lo dovevamo a noi stessi, ed abbiamo mostrato un certo orgoglio. La Slovacchia sinora aveva giocato molto bene e con grande intensità, ma siamo riusciti a far vacillare le loro certezze e ne abbiamo approfittato soprattutto in powerplay”.

Le superiorità numeriche sono inoltre tornate ad essere una vostra arma, questo è fondamentale…
“Nel match di debutto avevamo visto un buon powerplay da parte nostra, mentre nelle successive due partite abbiamo voluto essere un po’ troppo belli. Ci siamo dunque detti di puntare principalmente sull’effettuare tanti tiri, marcare una decisa presenza nello slot e i risultati si sono visti… Nel finale abbiamo poi trovato anche qualche bella giocata, dunque sono felice dei nostri special teams”.

In un match dal risultato così ampio, cosa ti è piaciuto di più?
“Mi è piaciuta molto l’intensità. I nostri avversari sinora avevano pattinato tanto e giocato duro in questo torneo, ma noi siamo stati ancora più bravi ed infatti a 5-contro-5 non abbiamo concesso praticamente nulla. All’inizio abbiamo avuto un po’ di fortuna, ma mi è piaciuta l’attitudine che ci ha permesso di mostrare una reazione forte”.

Hai operato molti cambiamenti di formazione, pensi si arriverà ora ad un equilibrio oppure dopo due partite così pazze è difficile trarre conclusioni?
“Siamo ancora alla ricerca delle linee giuste, ma il lineup stavolta mi è piaciuto molto. La linea di Vermin è tornata ad essere quella con cui avevamo affrontato tutto il torneo di Copenhagen, con Andrighetto e Meier, mentre l’unica rimasta intatta è quella di Corvi. Hischier e Kurashev amano molto giocare insieme e si sono espressi bene con Ambühl, mentre in quarta linea Herzog ha sfruttato la sua occasione portando tanta energia e fisico. Sabato però dovremo nuovamente valutare le nostre carte per capire quale squadra sarà la migliore per affrontare la Russia”.

La partita di giovedì è stata storica per Ambühl, che ha giocato il match numero 111 della sua carriera al Mondiale superando Alexander Maltsev al secondo posto di sempre…
“Lo conosco da quando ero a Davos e lui era arrivato in squadra a 16 anni… Già in quegli anni era un ottimo giocatore e lo è ancora dopo tutto questo tempo. È una persona eccezionale che ama tantissimo l’hockey, quando ci alleniamo è sempre il primo a farsi trovare sul ghiaccio ed è un esempio per tutti anche per la sua etica di lavoro. Come atleta è completo – fisicamente e mentalmente – ed infatti posso farlo giocare in powerplay o boxplay, nel primo blocco oppure nella checker line… Questo dice tanto su quanto sia forte”.

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