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Ambrì Piotta

Decidono i dettagli ed alcuni errori, ma è un buon Ambrì

I leventinesi offrono una buona prova ma vengono battuti da un Davos bravo nello sfruttare le chance. Biancoblù invece meno cinici nei loro migliori momenti

Decidono i dettagli ed alcuni errori, ma è un buon Ambrì

AMBRÌ – DAVOS

2-4

(1-1, 1-2, 0-1)

Reti: 6’47 Hammerer (Frehner) 0-1, 17’28 Kneubuehler (Dauphin, Pezzullo) 1-1, 28’02 Stransky (Dahlbeck, Senn) 1-2, 29’08 Zaccheo Dotti (Spacek, Lilja) 2-2, 38’38 Jurco (Wieser) 2-3, 59’54 Ambühl (Jung, Nordström) 2-4

Note: Gottardo Arena, 6’489 spettatori
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Schlegel, Francey
Penalità: Ambrì 2×2, Davos 3×2

Assenti: Dominic ZwergerIsacco DottiDario Wüthrich (infortunati), Jesse Virtanen (ammalato)

AMBRÌ – Sono stati dei singoli episodi a decidere la combattuta ed equilibrata sfida messa in scena tra Ambrì Piotta e Davos, ma nel complesso i biancoblù hanno poco da rimproverarsi. La squadra di Cereda ha infatti disputato una buona partita, segnata da alcuni errori individuali e dall’incapacità di trovare una rete in più nelle situazioni di maggiore pressione, ma la prestazione è stata una volta di più convincente ed avrebbe sicuramente meritato di essere premiata da almeno un punticino.

Guardando la situazione nel suo complesso all’Ambrì questa è comunque una sconfitta che non intacca per niente le sicurezze nel proprio gioco, soprattutto considerando che la solida prova di sabato è arrivata in risposta ad un derby giocato in maniera meno brillante, e in aggiunta contro un Davos che venerdì sera non era sceso in pista.

Il finale di gara è inoltre stato condizionato da un mancato intervento arbitrale su un contrasto apparso irregolare di Prassl su Kostner – che si sarebbe potuto tradurre in un rigore, o perlomeno in un powerplay – e chissà che ora non staremmo parlando di un altro esito.

Questo episodio si è aggiunto ad altri in cui l’Ambrì Piotta può recitare il mea culpa, ovvero il disco mal gestito da Heed sulla prima rete ospite, quei metri di troppo concessi da Terraneo a Stransky valsi l’1-2, oppure il disco perso un po’ goffamente da De Luca che ha permesso a Jurco di infilare la rete decisiva.

Il difensore svedese in questo avvio di stagione sta incontrando alcune evidenti difficoltà, probabilmente dovute anche all’infortunio al ginocchio che lo aveva fermato nel preseason, e nell’occasione è stato chiamato a giocare quasi 27 minuti vista l’assenza dell’ammalato Virtanen. La squadra era inoltre priva di Wüthrich, ed ha dunque dovuto affrontare il Davos con sei difensori – oltre a soli quattro stranieri vista la decisione di schierare Conz – e senza la possibilità di richiamare qualcuno dai Bellinzona Rockets, impegnati nel pomeriggio nell’ambito della National Cup.

L’Ambrì avrà sicuramente bisogno di vedere Heed tornare il prima possibile ai suoi livelli, mentre ha poco senso soffermarsi troppo sugli episodi che hanno portato alle altre due reti, visto che ai giovani va permesso anche di confrontarsi con situazioni del genere per poter crescere.

Di Terraneo si è già sottolineato in più sedi il suo bell’inizio di stagione, mentre De Luca – che nel derby era finito nel ruolo di 13esimo – ha saputo essere più costantemente coinvolto nel gioco ed è stato impiegato anche in powerplay. Fisicamente è l’elemento che tra i giovani sta pagando di più il salto in National League (ma da 18enne questo era da mettere in conto) e nelle prossime settimane sarà interessante osservare quale ruolo gli affiderà Cereda, soprattutto quando qualcuno all’ala dovrà fare spazio al rientro di Zwerger.

A livello di squadra l’Ambrì Piotta ha comunque giocato la sua partita, sviluppatasi in senso generale a ritmi non altissimi in alcune sue fasi, ma ci sono stati anche momenti in cui la squadra ha saputo trovare una marcia in più mettendo sotto pressione Senn. Proprio nelle loro miglior fasi i leventinesi hanno però mancato in qualcosa, non riuscendo a trarre il massimo dal lavoro fatto per costruirsi le occasioni.

Incassare la terza rete a ridosso della seconda pausa indubbiamente ha fatto male ai biancoblù, che hanno però messo in scena un terzo tempo molto chiaro nelle loro intenzioni, ma rimasto a secco di reti un po’ anche a causa della verve poco ispirata dei suoi uomini più pericolosi. La prima linea guidata da Spacek è infatti andata a corrente alterna, trovando meno sostanza rispetto al più concreto secondo blocco in cui Dauphin ha saputo nuovamente distinguersi.

Alla fine gli equilibri della sfida si sono piegati il tanto che bastava per permettere al Davos di imporsi, squadra a cui va riconosciuto di avere un gioco molto essenziale e finalizzato da elementi come Stransky oppure Nordström (22 ingaggi vinti per lui con il 75% di riuscita!) molto concreti e con uno stile senza troppi fronzoli. Al gruppo di Holden mancavano inoltre importanti elementi come Corvi, Rasmussen, Fora oppure Dominik Egli.

Dopo una settimana intensa per i biancoblù ci sarà insomma poco da cambiare, se non continuare a lavorare per limare dettagli ed automatismi. Ed ora arriverà anche la sfida di iniziare finalmente ad affrontare qualche trasferta con più costanza. Dopo sei partite su otto giocate in Ticino i biancoblù disputeranno infatti oltre Gottardo sei dei prossimi otto match, fase che richiederà la solidità mostrata finora.


IL PROTAGONISTA

Matej Stransky: Per gli amanti dell’hockey è sempre un bello spettacolo vedere all’opera l’attaccante ceco, prototipo del vero power forward con delle mani che anche sabato hanno dimostrato di saper fare la differenza. Il tiro con cui ha battuto Conz per il GWG è infatti stato di grande fattura, e la sua presenza sul ghiaccio non ha mai permesso ai difensori biancoblù di distrarsi. Appena gli si concede un metro di troppo Stransky è sempre pronto a colpire.


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HIGHLIGHTS


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