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Interviste

Ambühl: “È fantastico poter giocare ancora a questi livelli, ma non cambierò idea”

Il veterano giocherà questa settimana le sue ultime partite: “Meglio di così non poteva finire. Nella mia testa però c’è solo il presente, e spero di poter segnare ancora qualche gol. Come sempre voglio dare il massimo”

HERNING – Andres Ambühl sta ormai disputando le ultime pattinate della sua lunghissima mitica carriera. Contro il Kazakistan potrebbe anche aver segnato il suo ultimo gol. “Non penso a questo, mi godo semplicemente le partite e spero che ce ne siano ancora almeno un paio”.

Da quando hai annunciato il tuo ritiro sei progredito, non ti balena l’idea di annunciare il ritiro dal ritiro e continuare?
“No, va bene così, non cambio i miei piani”.

Di fronte al Kazakistan a un certo punto ti sei pure ritrovato al fianco di Niederreiter in una top line, hai scalato le gerarchie…
“(Ambühl ride). È davvero bello poter giocare ancora una volta con i giocatori che militano in NHL. Più in generale è fantastico per il sottoscritto poter essere qui, avere la possibilità di concludere la carriera a questo livello e con questi compagni. Meglio di così non poteva finire”.

Ormai le opzioni sono due: o giochi ancora una partita, quella di giovedì, oppure ancora tre in caso di qualificazione alla semifinale. Ti frulla nella testa questo scenario?
“No, alla fine a ogni Mondiale è così. L’unica differenza è che al termine di questa rassegna iridata la mia estate sarà differente rispetto a quelle degli ultimi 20-25 anni, ma nella mia testa c’è solo il presente”.

Hai segnato quattro reti a questo Mondiale, non te lo saresti aspettato, presumo…
“Ovviamente no, in generale negli ultimi anni il mio approccio al Mondiale è quello di prendere quanto ricevo, dare il massimo, poco importa in quale ruolo, cosciente che potrei essere anche solamente il tredicesimo attaccante. Alla fine la decisione spetta allo staff tecnico”.

Fischer non ti ha mai promesso un ruolo da titolare in questo Mondiale?
“No, ma già da anni è così. Parliamo sempre in maniera sincera tra di noi, Patrick mi ha sempre detto che il mio ruolo sarebbe potuto essere quello di il tredicesimo attaccante. Mi ha anche chiesto se sarei venuto lo stesso, ma per me la domanda non si è mai posta”.

Qui a Herning puoi più o meno disputare partite “normali”. Certo, c’è stata una coreografia in tuo onore, quando il tuo nome viene scandito dallo speaker il boato del pubblico è più forte e si vedono tante maglie con il numero 10, ma in definitiva nulla rispetto ai tributi ricevuti a Davos oppure quello avuto a Kloten con la Nazionale. È meglio essere più lontano dai riflettori per te?
“Una premessa. Quello vissuto a Kloten per la mia ultima partita sul suolo elvetico, ad esempio, è stato un momento semplicemente magnifico. Ho apprezzato tantissimo tutti i tributi ricevuti dopo l’annuncio del mio ritiro, a Davos e non solo, ma io di base non sono mai volentieri al centro dell’attenzione. Sono uno che preferisce stare nelle retrovie e rimanere dietro le quinte“.

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