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5 spunti da Lugano: se son rose, avvocato del Diavolo, emozioni perdute, numeri e parole

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Se son rose…

Autore di quattro reti e cinque assist, Marco Zanetti sta vivendo una grande stagione d’esordio con la maglia della prima squadra dell’Hockey Club Lugano. L’attaccante numero 11 ad oggi è il miglior rookie nella storia dei bianconeri nell’era playoff tra quelli che hanno fatto il salto dalla U20 (o dagli juniores élite che furono) dopo aver superato Giacomo Dal Pian, che nella sua prima stagione con i “grandi” aveva messo a segno un bottino di otto punti. E, senza voler mettere pressione, abbiamo appena superato la metà della regular season.

2. Avvocato del Diavolo (parte seconda)

La prima parte della storia vedeva già protagonisti Oliwer Kaski e Luca Gianinazzi, il periodo era quello di fine ottobre. Il coach bianconero, a quel tempo da poche partite sulla panchina del Lugano, difendeva già – comprensibilmente – il difensore finlandese, protagonista come oggi di prestazioni insufficienti per uno straniero del suo curriculum.

“Fa bene le piccole cose”, affermava Gianinazzi, e andava ancora bene come spiegazione per un allenatore che aveva comunque bisogno dell’apporto di tutti, anche quello minimo indispensabile. Oggi, più precisamente dopo la partita contro il Rapperswil, Gianinazzi è tornato sull’argomento – ovviamente forzato dai microfoni – assicurando che con Kaski si sta lavorando il più possibile per aiutarlo a trovare il rendimendo che tutti si aspettano da lui.

Di sicuro la consapevolezza che le prestazioni del difensore fossero pesantemente insufficienti c’era già ad ottobre, nonostante le parole di facciata, ma questa prima ammissione davanti ai media cela probabilmente un’insoddisfazione da parte dello staff che forse (e forzatamente, diciamo noi) non potrà durare a lungo. Perché la sua posizione da straniero in un ruolo così importante non è mai stata giustificata da una sola prestazione che fosse in linea con le attese. Le piccole cose fatte bene non possono bastare per sempre, anzi.

3. Le emozioni perdute

L’hockey è uno sport di contatto, di contrasti duri e di conseguenza di emozioni, di sentimenti da sfogare. Il Lugano di inizio autunno aveva perduto queste emozioni e non riusciva a incanalare il proprio carattere verso qualche segnale di vita e di passione.

Oggi i bianconeri sembrano aver ritrovato quella voglia di rivalsa e di sfida, come mostrato da Mirco Müller e da Thürkauf nella sfida contro l’Ajoie, con il difensore in stile sceriffo a proteggere l’altro Müller e il numero 97 protagonista di una vera bagarre in vecchio stile. Forse queste azioni non avranno avuto l’effetto sperato sull’immediato, ma sono segnali di una squadra che sta ritrovando la passione e la voglia di difendersi con ogni mezzo, senza più subire abbassando la testa.

4. Numeri meglio delle parole

Al suo ingaggio da parte del Lugano, Hnat Domenichelli si era affrettato a precisare una caratteristica a proposito di Markus Granlund: “Non è uno scorer”.

Sarà, ma intanto il finlandese è quinto in campionato per reti segnate in coabitazione con altri giocatori (ma anche statistiche passate lo confermavano) come Robin Kovacs o Jesper Olofsson, a quota 12 centri in questa regular season. Salta all’occhio anche la riuscita al tiro di Granlund, che al momento si assesta al 18,5%, numeri di chi normalmente è abituato ad insaccare il disco con regolarità.

5. Non è più l’hockey di una volta

Quando si tratta di fare pronostici di classifica è sempre bene ricordare che ci sono mille fattori che possono variare l’andamento di un campionato. In questo momento, a parte poche squadre, la maggiorparte dei club è impegnata a lottare in una manciata di punti, dove tutto può cambiare veramente in fretta.

Prendendo l’esempio del Lugano è veramente impressionante quanti danni abbia fatto l’inizio di stagione, pensando che i bianconeri si trovano ancora all’undicesimo posto dopo aver tenuto una media punti inferiore solo a quella del Ginevra dalla fine di ottobre in avanti. Dicevamo che per entrare nelle prime 10 occorre disputare un ottimo campionato, per uno spazio nelle prime 6 bisogna essere quasi perfetti. Che nessuno sottovaluti più l’enorme difficoltà di un campionato sempre “impastato” e la forza della concorrenza, perché c’è sempre un mondo fuori dal proprio orto.

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