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5 spunti da Lugano: impressioni e certezze, linea verde, qualità e sostanza, forza di reagire

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Impressioni e certezze

“In questo momento siamo la miglior squadra del campionato”. Chris McSorley non ha usato mezze misure per valutare il periodo del Lugano e a certificare le parole del coach canadese non ci sono solo le impressioni visive ma anche i numeri.

Dalla ripresa del campionato di tre settimane fa i bianconeri hanno la miglior media punti del torneo con ben 2,57 punti a partita e la miglior differenza reti (+11). Non solo, sempre tenendo conto del periodo che va da metà novembre a oggi, Arcobello e compagni hanno il secondo power play (il terzo in assoluto) e soprattutto il miglior box play, dato che nelle 27 inferiorità numeriche affrontate nelle ultime sette partite non hanno mai subito reti!

Insomma, le basi sono quelle giuste e i risultati sono la normale conseguenza, cose tutt’altro che casuali.

2. La linea verde è tracciata, che la si valorizzi al meglio

I progressivi e futuri inserimenti dei giovani di casa a Lugano non sono l’unica strategia a lungo termine messa in atto dal direttore sportivo Hnat Domenichelli, il quale continua sempre a guardare anche fuori dalla Cornèr Arena come già fatto l’estate scorsa con Yves Stoffel.

I giovani del vivaio vanno valorizzati, ma si sa che la concorrenza è il miglior stimolo per la crescita e deve essere chiaro che non c’è mai la certezza che ogni giovane speranza che si affaccia all’hockey dei grandi poi riesca per varie ragioni a fare il salto definitivo, anzi, i numeri parlano chiaro, solo una parte è in grado di trovare stabilità ai massimi livelli. Ecco perché guardando fuori dal proprio orto il Lugano ha messo le mani sul ventenne Jeremi Gerber del Berna, già Nazionale U20 a due mondiali di categoria, e siamo quasi certi che nell’obiettivo ci sono altri nomi da osservare.

Per garantirsi il massimo delle potenzialità di ricambio e alzare il livello della competizione.

3. Qualità e sostanza

Non capita spesso, soprattutto in gare sempre difficili e legnose come quelle con il Langnau avversario, ma stavolta c’è stato spazio anche per applausi a scena aperta sulle giocate dei bianconeri. La sfilata è iniziata con lo slalom di Bertaggia, poi è stato il turno della finezza piena di tecnica di pattinaggio e di bastone di Alatalo, la potenza di Thürkauf e infine il mix di un repertorio vastissimo da parte di Daniel Carr.

Non sarà sempre così, ma per una sera la preoccupazione maggiore dei tifosi è stata determinare di chi fosse il gesto tecnico più bello.

4. La forza di reagire

Uno dei punti su cui ci si era concentrati dopo la fine della scorsa stagione era quello di un Lugano caratterialmente arrendevole e che nei momenti decisivi della stagione subiva gli eventi senza reagire. I segnali in questo caso si erano palesati qua e là, con i bianconeri impassibili di fronte a brutti falli e provocazioni.

Oggi, sarà il carattere portato da Chris McSorley, i giocatori del Lugano non stanno più a guardare, reagiscono come fatto contro il Langnau, quando nel finale i vari Grenier e Diem si sono buttati sulle provocazioni. Già in occasione del fallo di Arcobello diversi giocatori sono intervenuti in difesa del proprio capitano braccato dagli avversari, ma soprattutto poco dopo Thürkauf ha “sbroccato” sul canadese dei giallorossi, regolando le pendenze come si fa nell’hockey. Questo è uno dei più grandi cambiamenti mostrati dal nuovo Lugano. E non è per nulla un aspetto da sottovalutare.

5. Numeri e conseguenze

Le statistiche, si sa, non sono delle sentenze, ma possono dare un’idea dello stato di forma di una squadra e quelle più avanzate possono anche trarre una tendenza o descrivere delle qualità che potranno uscire quando i giochi conteranno sul serio. A questo proposito il Lugano “va forte” nella statistica Corsi, la quale determina (detto in maniera molto semplicistica, sia chiaro) il tempo che una squadra passa all’attacco rispetto a quanto spende a difendersi secondo possesso del disco e tentativi di tiro effettuati e subiti.

La squadra bianconera è terza per contenimento dei tentativi avversari e seconda dietro lo Zugo per coefficiente Corsi a favore (54,6%), mentre la scorsa stagione ha terminato all’ottavo e rispettivamente al sesto posto in questa particolare classifica. Cosa vuol dire? Significa che Müller e compagni oggi passano molto più tempo con il disco sul bastone e a tentare azioni d’attacco piuttosto che a difendersi dalle offensive avversarie e a rincorrere il puck, e nello specifico c’è solo una squadra a farlo meglio di loro in National League.

Come Chris McSorley predica: “Fai in modo che l’avversario cominci a concentrarsi sul tuo gioco e a perdere di vista il proprio. In quel momento sai che vincerai.”

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