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5 spunti da Lugano: alla fine arriva Marco, cuscini ingombranti, l’avvocato del Diavolo

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. E alla fine arriva Marco

Tutta l’estate e inizio autunno a cercare di mettere assieme una prima linea vera, scervellandosi se Granlund dovesse rimanere al centro o all’ala, su chi mettere al fianco di Arcobello tra Connolly, Fazzini e Bennett e alla fine un ragazzino mette tutti d’accordo.

Marco Zanetti, con la sua spensieratezza da ventenne unita a una classe non comune e a una personalità evidente si è rivelato l’uomo giusto per completare il primo blocco d’attacco e rivitalizzare Granlund e Arcobello. Il giovane italiano si muove sul ghiaccio in maniera naturale seguendo le trame di gioco di due fuoriclasse come se li affiancasse da anni, e non è roba da tutti, come abbiamo potuto constatare.

2. Chi ha detto beati gli ultimi?

Dalle ore 20:40 circa di sabato 29 ottobre, ossia quando Eric Faille ha infilato il gol dell’1-2 in favore del Kloten alla Postfinance Arena di Berna, il Lugano si è adagiato sul fondo della classifica. Un momento particolare, sicuramente buio della storia dell’Hockey Club Lugano, ma che è passato quasi come fosse naturale.

Un epilogo (momentaneo, si spera) che è figlio di tutta una sfilza di decisioni sbagliate cadute a domino addosso alla stagione dei bianconeri. Una situazione che ora va accettata, con la speranza che il primo passo per un vero cambio di mentalità – anche a livello decisionale su ogni scalino del club – sia finalmente stato preso nella maniera giusta.

3. Coperte corte e cuscini ingombranti

Da una parte la famosa coperta corta nel line up offensivo, dall’altra un’abbondanza di portieri. A Lugano, con tutte le difficoltà del momento stanno emergendo anche i problemi di formazione, che in un caso però, non sfociano in mancanza di personale. Tutt’altro, alla voce portieri il club bianconero continua ad avere quattro giocatori sotto contratto, ma in questa prima parte di stagione è stato Koskinen ad avere la gran parte del ghiaccio.

Pure logico e comprensibile, viste le prestazioni del finlandese e di conseguenza il bisogno che ha Gianinazzi di coprirsi le spalle il meglio possibile, questo però porta logicamente a delle conseguenze.

Koskinen ha giocato 12 partite, Schlegel 3 da titolare (sostituito a Langnau), Fatton 3 volte da back up (ha giocato 25’ a Langnau) e Fadani è stato messo a foglio partita come riserva di Schlegel contro il Kloten. I due più giovani devono pure dividersi il ghiaccio a Biasca – anche con Patenaude e Croce – dove finora hanno messo assieme solo quattro apparizioni a testa.

4. L’avvocato del Diavolo

Ogni allenatore ha il suo stile nel parlare ai media dei propri giocatori. C’è chi li responsabilizza senza entrare nei dettagli, chi fa nomi e cognomi andando diretti al punto e poi c’è chi li difende per non creare “casi” o ulteriori mugugni. Nel caso di Oliwer Kaski, Luca Gianinazzi ha sempre difeso il suo giocatore davanti ai microfoni, sottolineando come il finlandese “faccia bene le piccole cose”.

Il coach bianconero però ci ha già dimostrato di essere una persona intelligente e molto studiosa nel suo lavoro, e sicuramente avrà sotto gli occhi anche lui le prestazioni del numero 67, che da qualche tempo con i suoi errori costa reti e punti alla sua squadra, oltre ad essere impalpabile sul piano del gioco. Non ci sarebbe da stupirsi se con il rientro di Calle Andersson potranno esserci delle novità.

5. Sta tutto nella testa

Il linguaggio del corpo a volte è più esplicito di mille parole. In questo senso il Lugano è un esempio da seguire, perché nelle prime difficoltà si scioglie come neve al sole e i giocatori non lo nascondono con i loro movimenti e le loro reazioni.

Lo si è notato già nelle prime partite con in panchina Gianinazzi, ad ogni rete subita o interruzione di gioco Arcobello e compagni si piegavano appoggiandosi con il bastone sulle ginocchia, ma contro il Ginevra alla Cornèr Arena il linguaggio del corpo è stato molto esplicito. Alla rete del 2-2 degli ospiti, tutti i giocatori (in pista e non) hanno abbassato la testa verso il ghiaccio come in segno di rassegnazione, ciondolando verso la panchina senza dire nulla.

Come diceva la leggenda dei Maple Leafs (passata anche da Rapperswil) Jim McKenny: “Half of the game is mental, the other half is being mental.”

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