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5 spunti da Lugano: 3D o full HD, indietro nel futuro, senti chi parla adesso, i vecchi bastoni

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. “Indietro nel futuro”

(PostFinance/KEYSTONE/Patrick B. Kraemer)

La citazione da “Ritorno al Futuro” riguarda ciò che è successo alla SGBK Arena di Rapperswil in occasione della rete di Brett Connolly, inizialmente non vista per la rapidità con cui il disco è rimbalzato fuori dalla gabbia di Nyffeler.

Per rivedere il video però gli arbitri hanno dovuto aspettare che il gioco si fermasse, guarda caso proprio in una fase in cui il disco non ha mai avuto pace per quasi tre minuti di gioco. Visto e assegnato il gol una volta possibile, il tempo è stato fatto tornare indietro fino al tiro del topscorer bianconero, per rimediare a un fatto che avrebbe irrimediabilmente danneggiato il “continuum spazio temporale”. Grande Giove.

2. Meglio il 3D o il Full HD?

Qualche anno fa l’industria del cinema ha voluto lanciare le proiezioni in 3D, con qualche film di successo che però è stato subito soppiantato dall’alta definizione.

Nell’hockey, in National League in particolare, invece il tridimensionale sta andando forte, tanto da aver già fatto alcune vittime, come la rete di Luca Fazzini a Rapperswil, annullata dopo visione appunto “tridimensionale” della posizione di metà del piede di Josephs davanti al portiere.

Questo succede a scapito dell’alta definizione, evidentemente non ancora approdata in Svizzera, quella che permetterebbe agli arbitri (che nei due casi specifici colpe non hanno se non di dover lavorare con i mezzi e le regole che gli vengono messi a disposizione) di poter vedere un offside abbastanza evidente a occhio nudo ma impossibile da percepire con la qualità in stile “Youtube anno 2006” che hanno sui loro schermi, com’era successo qualche settimana fa in Lugano-Davos. E addio alla naturalezza di un gioco che era bellissimo.

3. Il cane ha mangiato i compiti

Al termine dell’incontro di Rapperswil, dove i bianconeri hanno subito quattro reti su altrettante penalità incassate, le voci dei protagonisti hanno ammesso gli errori commessi sul ghiaccio sangallese, ammettendo pure che il power play degli uomini di Stefan Hedlund era stato pure studiato durante la settimana.

Certo, un paio di reti sono arrivate per errori individuali, le altre hanno invece mostrato l’incredibile capacità di manovra nel terzo di Cervenka e compagni, però risulta evidente che qualcuno stava ancora aprendo i libri sul bus, come si faceva quando andavamo alle medie.

4. Senti chi parla adesso

Lo avevamo detto la settimana scorsa, piano piano il rendimento di Daniel Carr sta tornando quello di un tempo. Lo dicono i numeri, che parlano di 6 reti e 2 assist nelle ultime 7 partite, ma lo dicono anche i comportamenti i movimenti sul ghiaccio.

Fino ancora a qualche settimana fa il canadese girava quasi al largo dallo slot, veniva spesso portato fuori dalle zone calde della pista con molta facilità, mentre oggi inizia a costruire reti (per sé e per gli altri) proprio lavorando nel traffico dello slot basso senza alcuna paura. E se poi gli è tornata anche la voglia di buttarsi in qualche scaramuccia come successo contro l’Ajoie, significa che la guarigione è quasi completa.

5. I buoni vecchi bastoni…

Faceva particolarmente freddo a Rapperswil domenica sera, una temperatura che probabilmente ha avuto ripercussioni anche direttamente sul ghiaccio, magari pure sulla tenuta dei bastoni. È successo infatti per due volte al Lugano, con Klok e poi con Alatalo a provare due tiri al volo dalla blu, con i bastoni andati in pezzi molto facilmente (altre due volte ai giocatori del Rapperswil) proprio nel momento sbagliato.

E dire che ai bianconeri si imputava la scarsa propensione al tiro al volo, probabilmente i giocatori volevano preservare il loro costoso materiale. Certo è che con i vecchi Koho, Sherwood o Easton in legno queste cose succedevano molto meno spesso.

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