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Ambrì Piotta

Landry: “Sono fiero della mia crescita, ma al momento prevale il rammarico”

Il figlio d’arte è stato tra i migliori biancoblù nei play-in: “Ho faticato un po’ a ingranare ma col tempo ho preso le misure della National League e ho trovato la mia collocazione in squadra. Nel finale però ci è mancato qualcosa”

AMBRÌ – È giunta dunque al capolinea la stagione dell’Ambrì, conclusasi con la sconfitta casalinga per 4-2 a fronte di un Bienne che ha saputo legittimare la qualificazione ai playoff nella partita decisiva della Gottardo Arena.

“Al momento a prevalere è la frustrazione”, ha esordito Manix Landry. “Siamo partiti a rilento e abbiamo faticato a trovare il ritmo e a contenere il Bienne. Ad eccezione di qualche minuto nel periodo centrale in cui siamo riusciti a prendere in mano le operazioni, la sensazione è che abbiamo dovuto rincorrere l’avversario per troppo tempo e quando è così, tutto si fa più difficile”.

La seconda è stata la frazione nella quale avete spinto di più e tu hai trovato quella rete che ha mosso gli equilibri, seppur non a sufficienza…
“È stata una rete pesante, la volevo ed è arrivata. Eravamo sotto 2-0, la situazione non era delle più semplici e occorreva subito un gol per ridare slancio alla nostra partita. Sapevamo che le cose nell’hockey possono cambiare in fretta e dopo quella rete l’intenzione era di spostare il momentum dalla nostra. È andata bene per un po’, ma la rete inaspettata di Haas è stata pesante da digerire e da quel momento non siamo più stati in grado di riprenderci”.

Sull’arco della serie il Bienne si è comunque mostrato superiore. Cosa credi vi sia mancato per venirne a capo?
“In fin dei conti sono stati i dettagli a fare la differenza. Forse i seeländer sono stati superiori in alcuni frangenti ma entrambe le partite sono state tirate e combattute sino all’ultimo secondo. Nessuno voleva terminare la stagione anzitempo e non saprei dire con esattezza cosa ci è mancato. Per questo occorreranno delle analisi più approfondite… Purtroppo quel che conta ora è che la nostra stagione si conclude qui e ce ne torniamo a casa a testa bassa”.

Il vostro post season parla di due pareggi e altrettante sconfitte. In fin dei conti, se non si vince, l’eliminazione è una logica conseguenza…
“È innegabile che sia mancato qualcosa. Tutto sommato però, per quanto mostrato sul ghiaccio, credo che avremmo meritato di ottenere almeno un successo. Ce la siamo giocata alla pari sia contro il Lugano che contro il Bienne, abbiamo mostrato un buon hockey e siamo stati bravi a trasportare le giuste sensazioni delle ultime partite di regular season ai play-in. Come detto, sono stati i dettagli a fare la differenza e a conti fatti usciamo da queste quattro partite consapevoli che avremmo meritato qualcosa di più. E poi non dobbiamo dimenticarci che, di fronte a noi, si sono presentati i vice campioni svizzeri e, dall’altra parte, una squadra che puntava alla qualificazione diretta per i playoff”.

Nella serie contro il Bienne sei stato tra i giocatori di maggiore impatto leventinese. Questo a coronamento di una stagione – la tua prima in national League – più che positiva a livello personale. Sei d’accordo?
“Sì, sono molto fiero della mia evoluzione sull’arco della stagione. Ho faticato un po’ a ingranare ma col tempo ho preso le misure della National League e ho trovato la mia collocazione in squadra. Ho trovato alcune reti che sono state importanti per la mia crescita: mi hanno dato tanta fiducia e ho preso sempre più confidenza col ghiaccio. Sono soddisfatto, anche se chiaramente al momento a prevalere è il rammarico per non essere riusciti a prolungare la nostra stagione”.

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