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Lugano

Il Lugano si fa lo sgambetto, lo Zugo ringrazia e opera l’allungo

Lo Zugo si porta sul 2-0 con il powerplay, e pesa una doppia superiorità in entrata di terzo tempo. Ai bianconeri non è bastato il pareggio di Morini

Il Lugano si fa lo sgambetto, lo Zugo ringrazia e opera l’allungo

LUGANO – ZUGO

2-6

(0-1, 1-0, 1-5)

Reti: 16’03 Zehnder (Herzog, Hansson) 0-1, 36’50 Morini (Alatalo, Arcobello) 1-1, 40’35 Djoos (Kovar, Hansson) 1-2, 41’34 Herzog (Simion, Djoos) 1-3, 47’28 Zehnder (Herzog) 1-4, 50’06 Herzog (Hofmann, Hansson) 1-5, 55’40 Arcobello (Thürkauf, Carr) 2-5, 59’47 Allenspach (Zehnder, Leuenberger) 2-6

Note: Corner Arena, 6’195 spettatori
Arbitri: Stricker, Tscherrig; Steenstra, Burgy
Penalità: Lugano 9×2′ + 1×10′, Zugo 5×2′

Assenti: Julian Walker (infortunato), Troy JosephsLeland IrvingDavide FadaniMikkel BoedkerJuho MarkkanenNelson ChiquetAlessandro VillaEvan Tschumi (sovrannumero)

LUGANO – Il risultato finale di 2-6 è pesante, e forse a qualcuno sembrerà paradossale che a fine partita i bianconeri sono stati applauditi dal proprio pubblico, in segno comunque di incoraggiamento, ma a dimostrazione che il risultato è fin troppo severo per il Lugano.

Però nei playoff la differenza reti non conta e Gara-2 è stata una partita a sé stante come ce ne saranno altre. E la partita stavolta ha detto che lo Zugo – ma non lo scopriamo oggi – ha molta più qualità dei bianconeri sul fronte offensivo. Era stato profeta Chris McSorley, e anche qui eravamo tutti d’accordo da tempo, sul fatto che il Lugano avrebbe avuto possibilità di battere i campioni svizzeri solo evitando le penalità.

Ma alla fine sono state proprio queste a determinare l’esito della sfida della Cornèr Arena, e in particolare l’ingenuità di Alessio Bertaggia con il Lugano appena entrato in una fase di box play è costata carissima ai bianconeri, con il micidiale uno-due di Djoos e Herzog che in cinque contro tre prima e in power play semplice dopo hanno messo la sfida sul 1-3 in proprio favore in un momento pesantissimo, ossia nel primo minuto e mezzo del periodo conclusivo.

Una manna per la squadra di Tangnes, un problema enorme per i bianconeri, che già per il resto dell’incontro hanno faticato ad entrare in zone pericolose offensivamente, una volta scoperti e più aperti i tori si sono fiondati negli spazi, facendo crollare il castello dei bianconeri colpendo con micidiale capacità del proprio attacco, mostrando cosa voglia dire avere una tale profondità di qualità.

Quella qualità che al Lugano ancora manca, e se i bianconeri devono riuscire a battere lo Zugo nei playoff – sottolineiamo, nei playoff, non in finale di regular season – devono disputare la partita quasi perfetta dove ogni interprete svolge al meglio il proprio compito, ma se vengono commesse ingenuità come quella del numero 10 in momenti della partita così importanti, allora tutto viene gettato al vento.

È vero che Arcobello e compagni non sono riusciti a ripetere la sontuosa prova della Bossard Arena di venerdì, ma la sfida in quel momento era comunque sull’1-1, frutto di una partita sino a quel frangente equilibrata e giocata in maniera prudente da entrambe le squadre e la possibilità di vincere per i bianconeri era assolutamente intatta.

Sul piano della volontà, della dedizione alla causa di gruppo e alla “disperazione” (a volte ritorna in auge) ai bianconeri non si può muovere una critica che sia una, solo dopo l’1-3 e anche comprensibilmente la squadra ha dato segno di aver subito il colpo e il risultato finale di 2-6 è praticamente frutto di quei momenti, giocati ancora in inferiorità numerica anche doppia, di nuovo.

A preoccupare adesso è proprio questo, il Lugano non può permettersi certe sbandate, ma a livello di line up i bianconeri concedono anche questo a una squadra come quella di Kovar, diversi giocatori che sul piano tattico ed emozionale non sanno prendere sempre la decisione giusta quando il momento lo richiede, perdendo la sfida sul confronto della seconda e terza linea delle due squadre. I bianconeri non possono permettersi nemmeno di concedere un Fazzini ancora abulico e fuori dal gioco, uno dei pochi sniper che possono reggere il confronto, né tantomeno di sbagliare così tanto nelle situazioni speciali, dove anche qui il confronto è stato impietoso.

Carr e Prince non hanno azzeccato un tiro, Herren ha fatto più irritare il pubblico che altro, solo Arcobello, Thürkauf e Abdelkader hanno retto il confronto quando c’era da spingere sul serio.

Tutto questo può bastare? Forse per allungare la serie, per sperare di passare contro la corazzata che si ritrovano davanti Arcobello e compagni dovranno imparare molto in fretta a non farsi del male da soli su argomenti che conoscevano alla perfezione.


IL PROTAGONISTA

Niklas Hansson: Verrebbe quasi da mettere in coppia anche l’altro difensore svedese, Christian Djoos, ma già Hansson basta per far capire quanto bene possano funzionare i power play dello Zugo con lui in pista. Visione di gioco sopraffina, tocchi precisi, tiro e gestione dei tempi. Un giocatore completo che ha dato lezione di superiorità numerica.


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HIGHLIGHTS

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