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Lugano

Il Lugano è battuto a Davos, ma la sconfitta è il minore dei mali

Il Lugano si fa rimontare, poi riacciuffa i grigionesi ma perde ai rigori. Quarto posto definitivo, ma Ireland perde per dei gravi infortuni Brunner e Chiesa.

Il Lugano è battuto a Davos, ma la sconfitta è il minore dei mali

DAVOS – LUGANO

4-3

(0-1, 2-1, 1-1; 1-0)

Reti: 8’05 Hofmann (Ronchetti) 0-1, 28’22 Hofmann (Lajunen) 0-2, 35’07 Sciaroni (Walser, Dino Wieser) 1-2, 36’20 Marc Wieser (Ambühl, Nygren) 2-2, 42’35 Kousal (Du Bois, Rödin) 3-2, 53’46 Lapierre (Bürgler, Lajunen) 3-3

Rigori: Corvi

Note: Vaillant Arena, 5’773 spettatori. Arbitri Tscherrig, Wiegand; Gnemmi, Obwegeser
Penalità: Davos 6×2′, Lugano 5×2′

DAVOS – Non è mai bello dover esordire parlando di infortuni, ma purtroppo la situazione venutasi a creare in casa bianconera comincia a destare preoccupazioni legittime.

Lo si è capito quando capitan Chiesa ha raggiunto lo spogliatoio zoppicante dopo una manciata di minuti di gioco, ancor di più guardando la smorfia di dolore di Brunner quando cadendo in un contrasto si è procurato quella che le indiscrezioni paiono descrivere come una frattura alla gamba. A questi due sfortunati protagonisti si è aggiunto anche Bürgler nel finale, con un infortunio di stampo muscolare.

È soprattutto la sfortuna di Damien Brunner – senza voler mettere in secondo piano nessuno – a lasciare basiti, dopo la spalla operata a inizio campionato, con il numero 98 in crescendo, questo stop è una vera e propria mazzata. Lo è anche per Greg Ireland, che se già in una difesa raffazzonata va a perdere il proprio capitano, senza Brunner vede sfumare la possibilità di ritrovare una possibile arma micidiale per i playoff, proprio ora che l’intesa con Hofmann e Lajunen nel primo blocco stava per decollare.

Buon viso, per quanto possibile, a cattiva sorte verrebbe da dire, e il coach canadese ha dovuto giocoforza cambiare leggermente le sue tattiche di gioco che, se prima dei due infortuni citati prevedevano un Lugano “coraggioso” e piuttosto alto nello slot, dopo il primo periodo ha dovuto fare un mezzo passo indietro.

Così, nonostante una linea super offensiva come quella formata da Klasen, Cunti e Bürgler, il Lugano dopo il suo primo gol ha dovuto arretrare un po’ il baricentro, lasciando però spazi pericolosi sui lati della zona neutra, dove gli attaccanti del Davos potevano dare il via alle proprie accelerazioni.

Ciò nonostante, e vista anche la buona dose di lavoro di Merzlikins, vi è da dire che le rabbiose (a volte più isteriche) folate offensive dei padroni di casa si sono affidate alle scorribande in solitaria o a discese verso gli angoli da cui scagliare tiri meno pericolosi, questo grazie anche alla bravura del Lugano di spingere fuori dallo slot Rödin e compagni.

Un buon Lugano che si è portato fin sul 2-0 con la doppietta di Hofmann, ma dopo aver subito anche quella rete, Del Curto si è accorto di cosa non andasse e con un time out ha cominciato a cambiare la partita. Il Lugano, con soli 6 difensori e 12 attaccanti, con Del Curto a ruotare 8 uomini in retrovia, ha cominciato ad indietreggiare e a faticare sul possesso del disco dei grigionesi.

Le due reti dei padroni di casa, anche se il 2-2 è una sfortunata autorete di Ronchetti, sono state meritate per la mole di lavoro del Davos, ma ancora una volta i pericoli reali e ravvicinati per Merzlikins si sono limitati a un paio di episodi, reti a parte. Se in difesa i bianconeri hanno iniziato a ballare un po’ di più, in attacco Klasen e compagni sono sembrati voler attendere con pazienza i momenti in cui colpire, senza la fretta di andare al tiro da ogni posizione dei propri avversari, ma attendendo l’occasione giusta davanti a Senn.

Il pareggio di Lapierre è giunto proprio in questa maniera, dopo un pericolo causato da un disco letto male da Merzlikins, cercando il disco giusto da mandare nello slot, oltretutto nell’unico power ply sfruttato dai bianconeri, dopo pure 2′ interi in 5 contro 3 nel primo tempo andati in bianco.

Dopo un overtime passato anche in box play nel primo minuto e mezzo, a decidere la sfida sono stati i rigori, come l’ultima volta nei Grigioni tra Davos e Lugano, ma stavolta con finale diverso. L’unico punto racimolato dai bianconeri, in una serata da playoff solo a sprazzi, sancisce il quarto posto definitivo di Cunti e banda, ma dice anche che il Lugano non si è calato ancora definitivamente nell’atmosfera da playoff.

Un Davos più fisico e rabbioso ha spronato gli ospiti a tirare fuori artigli e muscoli solo a folate, ma se da una parte rimane l’amaro (e che amaro…) per la perdita di due pedine importantissime, dall’altra si può comunque pensare ad altri margini di miglioramento, soprattutto sul piano della velocità e dell’intensità.

Sperando pure che i playoff rinvigoriscano i vari Klasen – solo a tratti brillante – Bürgler e Fazzini, con gli ultimi due dalle polveri a dir poco bagnate. Lunedì sera, dopo la seconda sfida al Davos i bianconeri conosceranno i propri avversari dei quarti di finale – che potrebbero essere proprio i gialloblù – nel frattempo si possono solo attendere i responsi medici e andare avanti, aspettando di vedere quale sarà il volto del Lugano da playoff.

Quel Lugano che negli ultimi anni, nelle partite proprio di fronte ai quarti di finale ha sempre tenuto un profilo piuttosto basso. Tattica o caratteristica naturale?


IL PROTAGONISTA

Arno Del CurtoQuando va a chiamare i suoi famosi time out in pieno svolgimento del match, si capisce subito che potrebbe cambiare qualcosa. Dopo aver subito lo 0-2 del Lugano, il coach grigionese ha chiamato a raccolta i suoi a metà incontro, spiegando dove andare per fare male al Lugano.

Più uomini ad aggirare lo slot, più peso dei centri davanti a Merzlikins, e un attaccante alto a cercare di rompere il primo passaggio dei bianconeri in uscita con i difensori ospiti in difficoltà. È finita che ancora una volta ci ha visto giusto.


HIGHLIGHTS

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