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National League

I Top e Flop al termine della regular season NLA 2021/22: giocatori stranieri

(PostFinance/KEYSTONE/Patrick B. Kraemer)

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season da parte degli stranieri.


I TOP STRANIERI DI HSHS

Janne Juvonen (Ambrì Piotta): Sono bastate un paio di settimane al portiere finlandese per lasciare un’impronta fondamentale nella stagione dell’Ambrì Piotta. Senza la sua eccezionale calma e sicurezza forse i biancoblù ora sarebbero già in vacanza, ed invece hanno trovato nelle prestazioni di Juvonen la base su cui costruire la rimonta. Con lui in porta l’Ambrì ha vinto sei partite su sette, e dopo una prima uscita di riscaldamento (non giocava da dicembre) Juvonen è stato assolutamente intrattabile. Nelle ultime cinque partite non ha mai subito più di due reti, ha ottenuto uno shutout e parato il 95.17% dei tiri. Tra i pali ha insomma alzato il livello, e tanti sognano già una sua permanenza anche per la prossima stagione.

Henrik Tömmernes (Ginevra Servette): Passano le stagioni, ma lo svedese continua a confermarsi tra i migliori giocatori del campionato. Con 58 punti in 51 partite (1.14 di media) è stato senza sorpresa il difensore più produttivo della lega, ed in coppia con Vatanen ha garantito al Ginevra una retroguardia pericolosissima. Nessuno ha fatto meglio di lui in termini di punti ad incontro e assist (generali, ma anche primari) e la costanza con cui assicura spunti offensivi e grandissima sostanza (quasi 26 minuti di media ad incontro) è impressionante. Basti pensare che solamente Rajala in tutta la lega ha tirato più di lui, con quasi 4 conclusioni ad incontro che per un difensore sono un dato fuori parametro, il tutto unito ad un bilancio che da metà novembre ad oggi l’ha visto andare in negativo in sole due partite!

Niklas Hansson (Zugo): Partiti Diaz e Alatalo lo Zugo era chiamato a rifondare una parte fondamentale della propria difesa, e dal mercato estivo si pensava che sarebbe stato Djoos ad essere il pezzo da novanta dei campioni in carica. Lo svedese si è sicuramente rivelato un ottimo giocatore, ma è stato il connazionale Hansson ad essere uno dei veri protagonisti della stagione dello Zugo. Il 27enne ha infatti centrato la miglior annata in carriera con 42 punti (11 gol) in 48 partite, e per punti primari in rapporto al tempo giocato è stato il miglior difensore del campionato con 1.65 P1/60. I playoff saranno ora per lui un test importante, visto che in stagione si è distinto per un inizio strepitoso ed un’ottima fase centrale, ma ha vissuto anche il mese di novembre ed il finale di regular season con meno impatto del previsto.

Roman Cervenka (Rapperswil): Il Rapperswil ha vissuto una stagione strepitosa, conclusa con un brillante quarto posto in cui il fuoriclasse Cervenka ha naturalmente un ruolo da protagonista. Il ceco ha potuto giocare una stagione completa senza problemi fisici ed ha ribadito di essere tra gli attaccanti più forti del campionato, ed indubbiamente il migliore in termini di tecnica, visione di gioco e capacità di dettare i ritmi. Sin dalla prima stagione ai Lakers la sua presenza era stata sufficiente per elevare l’intera squadra su un nuovo livello, ed ora che al gruppo si sono aggiunti sempre più elementi di valore ecco che i risultati sono lì vedere. Con 64 punti (20 gol) in 52 partite è stato il top scorer della lega, con una media impressionante di 1.29 punti ad incontro e lo zampino messo sul 40% delle reti della sua squadra.

Matej Stransky (Davos): È stato il primo giocatore che Jan Alston ha messo sotto contratto una volta arrivato a Davos, e decisamente la possente ala ceca non ha deluso. Il 28enne ha infatti portato al gioco dei grigionesi una componente che nel recente passato era mancata, grazie ad un mix eccezionale di presenza fisica e l’ottima capacità di proteggere il disco. Stransky ha così chiuso la regular season vincendo la classifica dei marcatori con 26 gol, uno in più di Winnik e Olofsson, il tutto unito ad un solido bilancio di +19. È inoltre stato il giocatore più decisivo con 6 GWG (come Rajala, che ha però giocato due match in più), ed ha dimostrato di essere in grande forma in vista dei playoff con 7 gol  e 2 assist nelle 6 partite giocate nel mese di marzo.

Daniel Winnik (Ginevra): Chi si aspettava un calo da parte del roccioso canadese è rimasto deluso. Il 37enne si è infatti guadagnato il rinnovo contrattuale disputando una stagione strepitosa, in cui ha firmato addirittura 25 gol ed un totale di 52 punti in 48 partite disputate! La sua marcata presenza fisica gli assicura una grande efficacia nello slot, ma è capace di punire da qualsiasi posizione con delle mani sopra la media ed una visione di gioco che lo ha visto distribuire 18 assist primari. In powerplay è inoltre stato letale con ben dieci gol (top di lega) e non ha mostrato segni di cedimento nemmeno quando si pensa che è stato il terzo attaccante più impiegato dell’intero campionato (quasi 22 minuti ad incontro).

Menzioni speciali

Mark Arcobello (Lugano): Per la terza volta da quando è in Svizzera il centro statunitense è riuscito a raggiungere la cifra di 50 punti e a superare le 20 reti in regular season, cifre che forse ad inizio stagione non erano preventivabili. Il capitano bianconero ha cambiato marcia da novembre caricandosi la squadra sulle spalle e confermandosi uno dei giocatori più completi di National League.

Jesper Olofsson (Langnau): Il Langnau è restato a galla grazie ai suoi stranieri, ed in particolare con una prima parte di campionato strepitosa dall’attaccante svedese, che dalla prossima stagione sarà a Bienne. Olofsson ha firmato 25 gol e 25 assist in 43 partite, essendo uno dei pochi a trascinare di peso l’attacco dei Tigers. Da metà dicembre ha pagato gli sforzi compiuti ed ha avuto un calo, ma la sua stagione resta maiuscola.

Jiri Sekac (Losanna): Ci ha messo un po’ la possente ala ceca ad avere un impatto davvero marcato nel gioco del Losanna, ma una volta prese le misure è stato tra i grandi protagonisti della seconda parte di regular season. Da gennaio è infatti stato tra i giocatori più produttivi, con diverse reti pesanti e delle ottime doti da playmaker che unisce alla sua abilità di proteggere il disco.


I FLOP STRANIERI DI HSHS

Mark Barberio (Losanna): Al suo arrivo a Losanna nell’estate 2020 era subito stato individuato come leader, tanto da fare il suo debutto con i vodesi con la “C” cucita sulla maglia. La sua prima stagione non era però stata all’altezza delle aspettative, e si era conclusa con quel brutto intervento su Andrighetto costati sei partite di squalifica e 8’900 fr di multa. La lezione non è però stata evidentemente imparata, perché anche quest’anno Barberio ha deluso ampiamente prima in termini di risultati (6 assist in 14 partite) e poi in qualità di presunto leader. A novembre ha infatti infortunato Garrett Roe con un bruttissimo intervento, punito con otto partite di squalifica ed una multa di 11’170 fr. Vista la situazione il Losanna ha deciso di allontanarsi dal giocatore prestandolo in KHL, e con un contratto ancora valido sino al 2023 resta da vedere cosa succederà.

Juuso Hietanen (Ambrì Piotta): Bisogna partire dalla premessa che probabilmente il contributo di Hietanen ai biancoblù è andato oltre ciò che abbiamo potuto vedere sul ghiaccio, e con il tempo è diventato chiaro che per lo spogliatoio biancoblù il veterano finlandese – che nel frattempo ha aggiunto un oro olimpico al suo palmares – ha nonostante tutto rappresentato un innesto importante per la squadra. Per gran parte della stagione le sue prestazioni si sono però rivelate troppo “timide”, ed anche quando un elemento come Fora era infortunato non ha mostrato quella personalità ed incisività necessarie per prendere in mano la squadra. Nel rush finale ha giocato bene e mostrato qualcosa in più, ma solamente 5 punti primari (2 gol e 3 assist) in 50 partite ed appena un punto primario (un assist) in powerplay non possono lasciare soddisfatti del suo rendimento.

Brandon Kozun (Ambrì Piotta): È purtroppo diventato il perfetto esempio di come un ingaggio sulla carta azzeccato, poi una volta sul ghiaccio possa rivelarsi un flop. Kozun portava con sé tutte le caratteristiche e premesse per essere un ottimo elemento per l’Ambrì, ed anche se la sua ambizione di voler essere il miglior giocatore della lega era forse fuori posto, l’ingaggio operato da Duca era di quelli promettenti. Nonostante la presenza dell’amico Regin ed i continui tentativi di Cereda, però, le cose praticamente non hanno mai funzionato. Dopo aver segnato tre gol nelle prime due partite Kozun si è completamente inceppato, ed è pian piano finito in un buco da cui non ha più saputo uscire. Con il passare delle partite ha perso energia ed è iniziata a prevalere la frustrazione, il suo gioco mancava di fiducia ed è diventato sempre più estraneo al resto della squadra. Dopo 22 partite consecutive senza segnare, ad inizio dicembre la sua partenza è stata inevitabile.

Kaspars Daugavins (Berna): Erano anni che si attendeva il ritorno in Svizzera dell’attaccante lettone, ma quello visto all’opera con la maglia del Berna è stata solo la copia sbiadita del giocatore ammirato sul ghiaccio anni prima con il Ginevra. Certo, tra mille difficoltà ed un infortunio a novembre il 33enne ha comunque totalizzato 25 punti in 34 partite, ma in termini di personalità Daugavins non è stato quel leader trascinatore di cui il Berna aveva bisogno. Anzi, per alcune fasi della stagione ci si è addirittura dimenticati della sua presenza, e nel complesso il suo ritorno in National League è stato per ora deludente.

Mikkel Boedker (Lugano): La stagione scorsa l’aveva terminata comunque con un buon bottino di punti, frutto di due mesi promettenti dopo un iniziale “adattamento”, e questo faceva ben sperare per una nuova annata all’insegna di una presunta rinascita dettata comunque da qualità tecniche che gli avevano permesso una lunga carriera in NHL. Invece il danese non ha fatto che peggiorare, da quel gol che sembrava liberatorio in un derby casalingo sono passate ben trenta partite senza mai mettere il disco in fondo al sacco (nessuno straniero offensivo a Lugano era mai riuscito in tale imbarazzante impresa) e la sua stagione è stata un susseguirsi di partite contraddistinte da un buon compitino e nulla più, riciclato in un ruolo da terza linea. A dir poco insufficiente per un giocatore del suo curriculum e che occupa la sua posizione (e si intende anche quella salariale da straniero), un’enorme delusione su tutta la linea.

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