TOMAS TATAR
Età: 34
Posizione: C/LW
Altezza: 179 cm
Peso: 78 kg
Shoots: left
Provenienza: New Jersey Devils (NHL)
Draft: 2009, round 2, 60esima scelta, Detroit Red Wings
Contratto: due anni
Nazionalità: 🇸🇰
Al centro della ripartenza
Con le operazioni di mercato imbastite negli scorsi mesi, lo Zugo ha reso ben chiaro di non voler ridimensionare la secca sconfitta per 4-0 nei quarti di finale contro il Davos, ed anzi, alla ribattezzata “OYM Hall” si è voluto dare nuovi importanti stimoli, soprattutto dal mercato straniero.
È infatti di grande rilievo l’operazione che porterà in Svizzera un attaccante della caratura di Tomas Tatar, 34enne slovacco stabilmente in NHL nello scorso decennio e capace di far registrare 509 punti (234 gol) sull’arco di 983 partite disputate nella miglior lega al mondo. Ha inoltre giocato in due Olimpiadi (ed ha già la certezza di essere a Milano nel 2026), è un tassello fisso della Slovacchia al Mondiale ed era anche stato il miglior marcatore del Team Europe nella World Cup of Hockey nel 2016.
Una particolarità riguarda il suo futuro impiego a Zugo, dove il DS Reto Kläy ha affermato di averlo ingaggiato in qualità di centro, nonostante Tatar abbia giocato gran parte della sua carriera oltre oceano da ala. Indipendentemente da dove lo vedremo in pista, il suo rimane un profilo dall’accento offensivo ma capace anche di una certa versatilità – negli anni si è distinto in ruoli da top six e in powerplay, ma è stato anche un elemento di profondità in alcuni lineup – e ad oggi vanta ovviamente tanta esperienza.
In Svizzera ha tutti i numeri per essere tra i protagonisti, soprattutto se al suo tocco offensivo saprà ancora unire quella velocità che in carriera è stata una delle sue caratteristiche principali.
Una scalata fino ai riflettori della NHL
Cresciuto seguendo le orme dei suoi fratelli, molto più grandi e anch’essi giocatori di hockey, Tomas Tatar si è distinto sin dai primi anni passati nel settore giovanile del Dubnica e del Dukla Trencin, organizzazione quest’ultima che ha formato future stelle come Marian Gaborik, Zdeno Chara e Pavol Demitra.
Le sue prestazioni gli hanno permesso di partecipare in due occasioni ai Mondiali U20 – palcoscenici che ha sfruttato per scalare le classifiche degli scout – e di giocare, all’età di 20 anni, il suo primo Mondiale maggiore. Questo gli ha permesso di essere draftato al secondo turno – non scontato per un ragazzo della sua statura minuta – dai Detroit Red Wings, che riconoscono in lui delle doti offensive superiori alla media.
Negli anni successivi al Draft lavora per farsi un nome in AHL con i Grand Rapids Griffins, squadra con cui finisce per vincere la Calder Cup nel 2013 venendo anche premiato come MVP dei playoff. Il suo debutto in NHL avviene il 31 dicembre 2010, quando segna anche il suo primo gol in una partita contro i New York Islanders, ma un ruolo stabile in NHL – complice anche il lockout del 2012/13 – lo guadagna solo nella stagione 2013/14, quando sfrutta la chance segnando 19 gol e giocando spesso nelle linee più offensive della squadra. Per lui quello è un anno speciale, visto che arriva anche la partecipazione alle Olimpiadi.
La sua produzione offensiva da lì in avanti si impenna. Segna 29 gol nel campionato successivo, e da lì al 2020 arriverà sempre a raggiungere o superare la soglia delle 20 reti. La maglia dei Detroit Red Wings deve però abbandonarla nel febbraio 2018, quando arriva il primo dei diversi trade che caratterizzeranno la sua carriera.
Tanti cambiamenti, alcune difficoltà
Tatar passa agli ambiziosi Vegas Golden Knights, ma nel deserto non trova mai le sensazioni migliori. Riceve pochi minuti di ghiaccio e nei playoff lo staff tende ad escluderlo; di conseguenza, prima dell’inizio del campionato 2018/19 viene scambiato ai Montreal Canadiens assieme a Nick Suzuki, in un’operazione che porta in Nevada Max Pacioretty.
Agli Habs e sotto coach Claude Julien, la sua carriera ritrova slancio. Tatar forma una linea altamente produttiva con Phillip Danault e Brendan Gallagher, tanto che in tre stagioni mette assieme 149 punti (57 gol) in 198 partite di regular season. Lo slovacco diventa uno dei giocatori amati dai fan, anche se nei playoff continua a faticare come era successo a Las Vegas.
Da free agent si accorda così con i New Jersey Devils, dove viene visto come un elemento complementare da aggiungere alla squadra. A Newark ha una buona produttività (78 punti e 35 gol sull’arco di due anni), ma non ottiene un rinnovo e si trasferisce ai Colorado Avalanche, che dopo pochi mesi lo girano però ai Seattle Kraken.
In questi contesti non ha vita facile – pur mostrando alcuni lampi del suo miglior gioco – e nella passata stagione ha optato per un ritorno ai New Jersey Devils, senza però riuscire a ritagliarsi un ruolo di rilievo. Tutti i segnali erano dunque evidenti: per lui è tempo di vivere un’ultima parte di carriera da protagonista in Europa.
