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Lugano

È un Lugano d’ottobre quello che si fa schiacciare dal Davos per 6-3

DAVOS – LUGANO

6-3

(2-1, 2-1, 2-1)

Reti: 4’25 Setoguchi (Jung, Dino Wieser) 1-0, 06’31 Marc Wieser (Axelsson, Rampazzo) 2-0, 14’57 Bertaggia 2-1, 24’33 Aeschlimann (Schneeberger, Walser) 3-1, 28’55 Picard (Ambühl) 4-1, 33’40 Stapleton (Kienzle, Lapierre) 4-2, 47’10 Aeschlimann (Setoguchi) 5-2, 49’27 Hofmann (Klasen) 5-3, 51’21 Picard (Ambühl) 6-3

Note: Vaillant Arena, 5’848 spettatori. Arbitri Massy, Prugger; Fluri, Kovacs
Penalità: Davos 4×2′, Lugano 5×2′

DAVOS – Tre tempi, 2-1, 2-1 e ancora 2-1. Un colpo su colpo che il Davos ha martellato sull’ingenuo e apatico Lugano, senza che questi riuscisse mai a mettere in dubbio la direzione che la partita aveva preso sin dai primi minuti. Un continuo riavvicinarsi a livello di punteggio, senza mai trovare il pareggio, ma anche un continuo sali-scendi su una giostra di errori che se commessi quando in pista hai il Marc Wieser o l’Ambühl di turno, al 90% ci lasci la pellaccia.

Un Lugano appunto in versione “d’ottobre”, come quello che all’inizio dell’autunno andava in giro per la Svizzera a farsi malmenare un po’ da tutti senza colpo ferire. Giusto rimarcare e tenere di conto questa brutta e grave prova, ma sarebbe sbagliato gridare subito all’allarme generale.

Attenuanti? Alcune, ma non decisive, perlomeno non giustificanti l’atteggiamento passivo della squadra, i molti errori individuali in zona neutra e la passività davanti a Merzlikins. Certo che a far passare i nomi ne uscirebbe un primo blocco mica da ridere con Brunner, Sannitz, Martensson, Chiesa e Furrer (oltre ai “soliti” Manzato e Steinmann) ma se questi assenti possono far peso su un impatto tecnico e fisico, non possono averlo, almeno in parte su quello mentale. Già, perché assenti o no, il problema principale di questa squadra, alla Vaillant Arena è stato l’atteggiamento generale e la mancanza di cattiveria nel proteggere il disco e nel suo recupero.

Un’apatia generale che, contro una squadra veloce, furba e smaliziata come quella di Del Curto, ha prodotto la peggior partita dell’era Shedden, facendo spesso scuotere il capo anche al duro allenatore canadese.

È veramente difficile raccontare di più di una partita che in sostanza è durata 25’, ossia il tempo che  i grigionesi ci hanno messo ad andare sul 3-1 e a “uccidere” i bianconeri in un momento forse decisivo del match. Appena scoccato il secondo periodo, infatti, il Lugano sembrava entrato in pista con un altro piglio, mettendo un po’ sotto pressione Senn e i suoi difensori, creandosi anche qualche occasione.

Ma come detto, tutto ciò è durato una manciata di minuti, fino a quando Aeschlimann – doppietta per il figlio d’arte – ha messo appunto la firma sul 3-1 in power play, e da lì i bianconeri sono tornati nell’ombra.

Se questa partita, oltre ad essere una prova di playoff (completamente bucata) doveva servire a qualche esperimento voluto e/o forzato, non si può certo dire che sia stata ricca di indicazioni positive. A partire dagli stranieri, sorvolando au un irritante Klasen, Pettersson non ha trovato il giusto supporto da Hofmann come centro, spesso fuori posizione e troppo offensivo lui stesso per essere di aiuto alla manovra dei due.

Questo fa dire una cosa quasi impensabile fino a pochi mesi fa, ossia che Martensson è praticamente insostituibile al centro del primo blocco, per la semplicità e il lavoro d’ordine che è in grado di fare. Stapleton rimane un po’ un incognita, spesso autore di prove intelligenti e in grado di dare velocità a Brunner, oggi non sembra più indispensabile, soprattutto in contesti di intensità fisica, mentre per Lapierre riproporremo un giudizio più in là quando i giochi conteranno, in fondo a un Martensson sono stati concessi due mesi.

Tutto male dunque? Quasi, ma non del tutto. Se la maggior parte del top six è stato autore di una prova incolore, non si possono non menzionare i vari Kostner, Reuille e Walker, almeno loro coraggiosi come al solito e tra i pochi in grado pure di reagire con velocità alle segnature dei padroni di casa portando spesso il caos con i muscoli davanti a Senn.

È un peccato vedere il Lugano uscire così dal ghiaccio, perché deve perdere meno terreno possibile sulle top 4. Checché se ne dica, i bianconeri in casa sono tutta un’altra squadra e ci mettono tutt’altro impegno, quindi il vantaggio casalingo nei playoff potrebbe rappresentare una certa sicurezza in più.

Domenica contro gli ZSC Lions Shedden probabilmente riproporrà Martensson, ma più di tutto spererà di recuperare la testa dei giocatori, mai arrivata in quel di Davos.  Solo un passaggio a vuoto? Probabile, ma Pettersson e soci hanno circa 16 ore per dimostrarlo…

fattore2

L’ATTEGGIAMENTO GENERALE: Prendere sottogamba una partita non fa mai bene, perché in LNA si rischiano figuracce – e il Lugano lo sa bene – anche contro il Langnau o il Bienne di turno.

Se poi lo si fa contro una squadra smaliziata come il Davos, il disastro è dietro l’angolo. Per alcuni tratti è sembrato di vedere quel Lugano che proprio a Davos venne malmenato e segnò la fine dell’era Fischer sulla propria panchina.

Quella di Davos è stata la peggior partita dell’era Shedden, e siamo sicuri che il coach canadese non permetterà che succeda di nuovo, dopotutto la sua squadra ha fatto benissimo per mesi, sarebbe da incoscienti rilassarsi proprio ora.

highlights

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