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Lugano

Con il Berna è battaglia, stavolta il Lugano esce sconfitto ai rigori

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LUGANO – BERNA

1-2

(0-0, 1-1, 0-0; 0-0)

Reti: 23’51 Rüfenacht (Plüss, Berger) 0-1, 38’54 Chiesa (McLean, Walker) 1-1

Rigori: Rüfenacht, Krueger

Note: Resega, 6’168 spettatori. Arbitri Kurmann, Wehrli; Espinoza, Kohler
Penalità: Lugano 2×2′, Berna 5×2

LUGANO – Che tra Berna e Lugano le partite siano spesso e volentieri intense ed equlibrate è risaputo, e la partita domenicale tra bianconeri e orsi ne è stata l’ennesima prova. Colpi duri, spesso al limite ma mai esagerati, velocità e intensità da playoff, questo il succo di una partita decisasi ancora una volta, come la precedente di settembre, ai rigori.

Lugano e Berna si sono presentati alla Resega entrambi con soli 3 stranieri – fuori Klasen da una parte e Kobasew dall’altra – e soprattutto Fischer ha faticato a trovare il puzzle giusto tra i blocchi, tutti rimescolati a causa pure dell’assenza di capitan Hirschi (ferimento alla parte bassa del corpo, società dixit).

Ributtato in attacco Kienzle, Bertaggia è stato spostato a formare un trio interessante con Filppula e Pettersson, mentre Walsky ha preso il centro del blocco di Reuille e Kienzle. Merzlikins ha riguadagnato i pali della “sua” porta, confermando di nuovo il turnover tra i portieri molto amato dal coach bianconero.

Sostanzialmente si può dire che i tre periodi – più overtime – di gioco hanno dipinto fasi ben distinte della gara, e sommati assieme hanno fornito il quadro equilibrato di cui sopra. Un primo tempo quasi di “studio”, con poche occasioni su entrambi i fronti, molta fisicità e ottime difese davanti ai rispettivi portieri, ha partorito un quasi logico 0-0.

Qualcosa ha cominciato a cambiare nella ripresa, quando il Berna ha aumentato il ritmo delle operazioni e di pari passo il Lugano ha cominciato a giocare con troppa fretta e imprecisione, sbagliando molte transizioni verso l’attacco e subendo a tratti anche pesantemente la verve offensiva di Holloway e compagni.

Un paio di power play sono bastati appena per calmare il gioco, perché a livello offensivo, i quintetti bianconeri hanno cavato ben poco dal buco. La sostanza? Due reti. La prima del Berna grazie all’ex bianconero Rüfenacht, che ha infilato sotto porta dopo un intelligente lavoro di Plüss. La seconda, del pareggio bianconero, grazie a Chiesa, che da posizione quasi impossibile ha “uccellato” Schaefer sul primo palo, con il portiere ex Ambrì Piotta posizionato male e disattento.

Periodo centrale equlibrato nel risultato, ma a livello di gioco il Berna ha prodotto molto di più. Il Lugano ha alzato la testa e messo ordine nelle idee a partire dal 40’, quando ha cominciato a giocare con più semplicità, velocità d’esecuzione e precisione. I bianconeri avrebbero potuto anche decidere la partita a loro favore grazie a dei powerplay anche a ridosso dalla terza sirena, ma che non fosse serata per i quintetti di superiorità era già stato detto.

Nulla di fatto nell’overtime e decisione ai rigori, dove nessun bianconero ha saputo trafiggere Schaefer, mentre Rüfenacht – ancora lui – e Krueger hanno regalato ai suoi il punto addizionale.

Il Lugano ha interpretato la gara con la giusta intensità, ma a tratti, soprattutto nel periodo centrale, non ha saputo unirvi la giusta dose di calma e semplicità di gioco, subendo spesso il forechecking dei bernesi. Spesso si sono visti automatismi saltare anche a causa del line up completamente rimescolato, ma come nel terzo periodo, si è rivisto il miglior Lugano, nonostante qualche spigolatura e la mancanza di freddezza in attacco.

Ottimi segnali dal reparto difensivo, guidato da un instancabile Vauclair e da un Chiesa tornato sugli alti livelli di inizio stagione, e se è vero che anche Ulmer sta rimettendo la testa fuori dal guscio, allora si possono dormire sonni tranquilli.

A destare un’ottima impressione in attacco è stato Bertaggia, schierato nel blocco di Pettersson – come a Kloten dopo l’uscita di Klasen – il giovane ticinese conferma le sue doti puramente offensive e di pattinaggio, calandosi nel ruolo non facile con grande personalità. Non è andato a rete il suo compagno di linea Pettersson, ma ancora una volta è stato l’ultimo a mollare e a provarci, a lasciare stupiti è la costanza di lavoro e pattinaggio che riesce a mostrare per tutto l’incontro.

Grande lavoro anche per Brett McLean, sano portatore di quella “follia” che porta chi ne è affetto a sacrificare la propria soglia del dolore per i suoi compagni. Peccato aver perso questo scontro al vertice, ma va dato merito a un Berna solido e meritevole della posizione che occupa, decisamente un’altra squadra rispetto a quella “ammirata” la scorsa stagione. Nonostante il punto perso, anche al terzo posto (con una partita in meno) non si sta poi così male…


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