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Ambrì Piotta

Cereda: “La nostra identità è quella di sfidare il destino, il weekend ci serva da lezione”

Il coach: “Ci vogliono 22 ragazzi che portano in pista il giusto sacrificio… Alcuni lo hanno fatto, ma abbiamo bisogno di tutti se vogliamo fare qualcosa. Giustamente abbiamo ottenuto zero punti, ora impariamo qualcosa”

AMBRÌ – È stato un weekend amaro quello che ha vissuto l’Ambrì Piotta, ma anche uno di quei passaggi a vuoto utili per ricordare a tutti gli elementi portanti del proprio successo, a patto di assimilare la lezione in vista dei prossimi impegni.

“È mancato lo spirito di sacrificio e il lavoro per il gruppo, se non portiamo questi elementi con costanza le nostre chance diventano minime, se non nulle”, ha commentato coach Luca Cereda. “Portiamo dunque a casa la lezione ricevuta questo weekend e cerchiamo di imparare qualcosa”.

Peccato che una prova poco ispirata come quella di domenica sia arrivata contro una diretta avversaria nella lotta ai playoff, con il Friborgo che grazie al successo si è ora portato a -2 proprio dai leventinesi.

“Le partite sono tutte importanti, per noi sono tutte delle prove in cui vogliamo fare dei passi avanti e domenica abbiamo preso una lezione”, ha commentato l’allenatore, che non guarda volentieri alla classifica. “Ci vogliono 22 ragazzi che portano in pista il giusto sacrificio… Alcuni lo hanno fatto, ma abbiamo bisogno di tutti se vogliamo fare qualcosa”.

Cereda ha cercato di riportare sulla retta via la sua squadra sino all’ultimo, chiamando anche un timeout quando il risultato sembrava oramai fuori portata.

“Ho detto alla squadra di non mollare fino alla fine, perché l’identità del nostro club è quella di sfidare il destino, altrimenti l’Ambrì non esisterebbe più da tempo nell’hockey moderno. Anche noi sul ghiaccio dobbiamo portare questo, e specialmente quando le cose vanno meno bene bisogna continuare a sacrificarsi per il gruppo”.

In maniera singolare, sull’arco del weekend nessun elemento della prima linea è riuscito a finire sul tabellino, ma Cereda non crede che vi sia il pericolo di una dinamica che vede il resto del gruppo “attendere” le magie del terzetto.

“Non credo ci sia un pericolo in questo senso”, ha commentato. “L’importante è che loro, come tutti gli altri, si mettano a disposizione del gruppo bloccando tiri e vincendo le battaglie. Il resto è una conseguenza, per la prima linea come per tutti gli altri”.

Un apporto più marcato dovrà tornare a darlo anche Matt D’Agostini, apparso poco incisivo e ancora alle prese con il recupero dall’ultimo infortunio.

“Lui è stato fuori sei settimane, dunque non è ovviamente in buone condizioni. Solamente attraverso il lavoro ritroverà la forma, ma ci vogliono solitamente all’incirca altre sei settimane dal momento del rientro. È normale che sia così, a lui il compito di lavorare bene e ritrovare velocemente le giuste sensazioni”.

Ancora da verificare invece le condizioni di Bryan Lerg, uscito malconcio dalla sfida di sabato a Bienne. “Il dito è ancora troppo gonfio e dunque non si può ancora valutare con certezza. Non sembra essere niente di grave, ma per avere uno risposta precisa bisogna aspettare”, ha concluso Cereda.

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