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Lugano

Il Lugano affonda nel buio della serata di Davos

I bianconeri iniziano bene, ma dopo il 2-1 si sciolgono come neve al sole. È la quarta sconfitta in cinque m per una squadra incapace di reagire

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

Il Lugano affonda nel buio della serata di Davos

DAVOS – LUGANO

8-1

(3-1, 2-0, 3-0)

Reti:8’32 Stransky (Fora) 1-0, 09’54 Jesper Peltonen (Marco Müller) 1-1, 11’47 Stransky (Fora) 2-1, 16’17 Gredig (Zadina, Ambühl) 3-1, 28’15 Honka 4-1, 30’56 Stransky (Dahlbeck) 5-1, 41’20 Honka (Ryfors, Tambellini) 6-1, 49’28 Knak (Gross) 7-1, 53’11 Corvi (Stransky) 8-1

Note: Eisstadion Davos, 4’356 spettatori
Arbitri: Kaukokari, Hungerbühler; Obwegeser, Schlegel
Penalità: Davos 2×2, Lugano 4×2

Assenti: Dominic Nyffeler (sovrannumero), Radim ZohornaCalle DahlströmGiovanni MoriniCalvin ThürkaufJoren van Pottelberghe (infortunati)

DAVOS – Che lo si scriva oppure no cambia poco alla sostanza delle cose, ma a questo punto è palese: il Lugano è in un momento di crisi. Quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, ben 17 gol incassati (senza contare i tre a porta vuota) nelle ultime quattro e un’ulteriore passaggio a vuoto in trasferta, che fa dei bianconeri la peggiore squadra del campionato dopo Langnau, Friborgo e Ajoie fuori dalle mura di casa, peraltro recentemente violate.

Non cambia nulla affermarlo e non deve rappresentare un’offesa per chi ne è coinvolto, è semplicemente una constatazione, nessuno sta affermando che la squadra di Luca Gianinazzi sia ormai da buttare, come la brutta “cultura” della sconfitta tutta latina delle nostre latitudini a volte vorrebbe far pensare.

Però è palese che l’imbarcata di Davos rappresenti un certo crocevia in questo autunno di National League, e non parliamo tanto della classifica e dei punti, ma molto di più per quanto riguarda l’impronta e il valore caratteriale di questa compagine.

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

Non dimentichiamo certo che ai bianconeri sono venuti a mancare i primi due centri e un difensore straniero, oltre a un portiere, questo lo sappiamo bene e riconoscono tutti i problemi di formazione che il coach deve affrontare, ma il problema è che Fazzini e compagni non stanno affrontando nella maniera giusta questo periodo difficile.

A Davos è emersa ancora questa vena del Lugano capace di cominciare bene l’incontro, di farsi preferire ai padroni di casa per dieci minuti, salvo poi sciogliersi alle prime difficoltà. Certo, i primi due gol dei grigionesi rispecchiano perfettamente il momento “Murphyano” che stanno attraversando i ticinesi, con un gol di tempia di Stransky che ha deviato il disco nel tentativo di evitarlo e un autogol di Aebischer (uscito con un mesto -5), ma quello che è avvenuto dal secondo tempo in avanti ha mostrato i limiti di una squadra che non sa più reagire mentalmente come faceva ancora nel bell’inizio di stagione.

L’inconcludenza irritante e solitaria di Carr, la fumosità di Sekac, l’invisibilità di tanti altri interpreti e la fragilità di una difesa colabrodo stanno purtroppo vanificando tutto quanto fatto dai bianconeri nel primo mese di campionato.

Il Davos, che non ha bisogno di presentazioni particolari alla voce dell’efficienza sotto porta semplicemente ha sfruttato tutte queste debolezze, dominando i due slot – soprattutto quello offensivo – e penetrando in velocità la difesa ospite con una facilità disarmante.

È vero che quando ti mancano i due centri principali (e i due più pesanti) l’obiettivo di superare Stransky e compagni nel lavoro davanti ai portieri risulta piuttosto difficile, ma in questo non deve mai venire a mancare la cattiveria, la voglia di superare le difficoltà, il fuoco che fa odiare le sconfitte. Dopo la sconfitta contro lo Zugo Luca Gianinazzi parlava di “cazzimma”, fattore che paradossalmente si è visto un pochino di più contro i tori che nei Grigioni, dove la squadra è affondata senza saper dare alcun segno di rivalsa già dopo il 3-1 di Gredig.

(PostFinance/KEYSTONE/Juergen Staiger)

Possiamo capire la frustrazione, lo sconforto e tutto quello che ne esce da un periodo del genere, ma non riusciamo a capire perché quella squadra che un anno fa si scopriva più forte nelle difficoltà oggi non riesca a dare segnali di reazione, con pure Gianinazzi apparso veramente in balìa degli eventi, con un cambio portiere che non ha sortito il minimo effetto.

E per reazione non parliamo tanto dei risultati in sé, vittorie o sconfitte sono sempre da contestualizzare, e la partita di Davos sul 5-1 era praticamente chiusa a doppia mandata, ma parliamo proprio del cuore di questa squadra che sembra spegnersi piano piano, quasi che in molti pensino che le soluzioni arrivino dal cielo.

Ripetiamo una banalità: questa squadra non era la più forte a settembre ma non è scarsa oggi. La verità per tutti è che senza la ormai famosa “cazzimma”, nessuno può farla franca in questo campionato, forte o scarso che sia. E ora c’è solo una notte di mezzo per almeno dimostrare di essere vivi.


IL PROTAGONISTA

Matej Stransky: Dominatore dello slot come pochi ce ne sono in Svizzera, sabato sera non ha trovato proprio avversari. Il primo gol è di fortuna, ma bisogna essere lì, sul secondo rende la vita difficile ad Aebischer che con il suo movimento devia il disco in rete, sul 4-1 spacca la rete di Huska e manda tutti a letto. Forte è forte, ma a rendergli la vita facile non si fa un grande affare.


HIGHLIGHTS

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