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Lugano

5 spunti da Lugano: lezioni e maratone, suona due volte, don’t call(e) me, occasioni buone

(Photobrusca & Luckyvideo)

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. L’ultima lezione di Geo

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È stato un momento forte e toccante, quello che ha colpito i cuori dei presenti alla Cornèr Arena venerdì sera, in occasione del commiato da Geo Mantegazza nella sua pista, di fronte ai suoi tifosi.

Era un uomo di poche ma significanti parole il presidente bianconero e anche nel salutarlo ha forse lasciato un ultimo messaggio per chi ha in mano oggi l’Hockey Club Lugano, per chi ne fa parte e chi semplicemente lo tifa, un sentimento che veniva dai suoi tempi e che gli ha mostrato la via del successo: “Per l’hockey siamo un po’ tutti folli con coraggio”.

Un’ultima piccola lezione, o un invito a continuare a seguire la strada che lui stesso ha tracciato.

2. È una maratona

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Raramente abbiamo visto Luca Gianinazzi forzare il top six anche nelle situazioni difficili, ma venerdì sera per piegare il disperato Ajoie anche il coach bianconero ha dato fondo alle forze dei suoi blocchi principali.

Ci mancherebbe altro che a volte non si spinga più a fondo del normale, di fatto i tempi di impiego degli attaccanti del Lugano sono decisamente equilibrati nonostante la squadra sia confrontata anche con defezioni di peso e a volte sarebbe stato giustificato qualche minuto in più dai migliori giocatori.

Fin qui chi si è sforzato di più ad oggi tra gli attaccanti è Daniel Carr con 15’30 a partita, seguito da Sekac con 14’29 e praticamente sulla stessa linea Arcobello e Joly con 14’23 rispettivamente 14’22. Sono tutte energie risparmiate, verrano buone quando occorrerà spingere sul serio.

3. Anche lui suona sempre due volte

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Emils Veckaktins è passato dalle giovanili del Lugano all’Ajoie la scorsa primavera, attratto dalla possibilità di ottenere subito un contratto da professionista. Per ora la scelta vista dal piano di squadra non sta pagando moltissimo, date le condizioni dei giurassiani, tristemente adagiati sul fondo della classifica e freschi di allontanamento di coach Wohlwend.

Per il lettone però qualche soddisfazione personale è arrivata, e dato che dopo la doppietta in amichevole di questa estate con la quale si è fatto ricordare alla Cornèr Arena, si è preso il lusso di ripetersi con altri due gol (i primi in campionato) sempre sullo stesso ghiaccio della sua ex squadra. Metti che si fossero già dimenticati di lui.

4. Don’t Call(e) me

Nelle ultime partite il Lugano ha mostrato qualche tremore di troppo sul piano difensivo, con degli errori individuali che sono costati delle reti. Forse in questo possiamo misurare il peso dell’assenza di Calle Dahlström, autore pure lui di diverse incertezze ma probabilmente più importante di quanto si creda sul piano generale della squadra, con un Meile ancora acerbo come mostrato alla BCF Arena – ma questo non vuol dire sia bocciato – e dove pure non si è più visto nemmeno Leandro Hausheer.

In tutto questo l’altro Calle, Andersson, avrebbe fatto sicuramente comodo e in tanti ne stanno criticando la partenza forse un po’ frettolosa e che ha lasciato la coperta difensiva un po’ corta. Certo, del senno di poi ne son piene le fosse, inoltre sappiamo bene che la situazione per il numero 55 era diventata insostenibile, tanto da dover forzare una soluzione rapida da parte del club bianconero. E oggi sarebbe inutile chiamare di nuovo il suo nome, tanto non risponderebbe.

5. Ogni occasione è buona

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Sotto per 2-0 a Friborgo, Luca Gianinazzi ha provato a rientrare in partita togliendo Schlegel e affrontando gli ultimi minuti con 6 uomini sul ghiaccio. La cosa non è andata bene, dato che è arrivato il 3-0 che ha di fatto chiuso i conti, ma il coach bianconero, nonostante la situazione ormai compromessa è andato avanti lo stesso con quella tattica, subendo poi anche il 4-0.

Ma perché insistere a partita ormai chiusa, ci si chiede? Un po’ perché per una squadra e il suo allenatore “non è finita finché non è finita”, e un po’ anche per un pensiero dello stesso Gianinazzi per il quale ogni momento è buono per allenare determinate situazioni, anche a situazioni ormai compromesse.

Proprio come aveva fatto la scorsa stagione quando si era trovato sotto per 0-5 contro il Rapperswil e aveva tolto il portiere per giocare in 6 contro 4. Cinque reti di scarto non erano una scusa valida per smettere di impegnarsi e cercare di migliorarsi.

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