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5 spunti da Lugano: Fazz & Furious, l’indovino, slot machine, mondo al contrario

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Fazz & Furious

Non è della filosofia di Dom Toretto che viveva “un quarto di miglio alla volta”, Luca Fazzini, ma in quella trentina di metri che lo separano dal portiere quando è incaricato di tirare un rigore, il numero 17 risulta incontenibile come la banda del famoso franchise hollywoodiano.

La perla che ha regalato la vittoria al Lugano contro il Davos non è una prima, il “Fazz” l’aveva sfoderata nel primo derby della storia alla Gottardo Arena, un tocco che richiede freddezza e sensibilità nelle mani fuori dal comune, insegnatogli da Linus Klasen. Quando pensate che abbia finito il repertorio non preoccupatevi, qualche magia in quel suo personalissimo quarto di miglio alla fine la tira sempre fuori.

2. Slot machine

Nella scorsa stagione il Lugano è risultato la squadra che ha segnato meno reti dallo slot con deviazioni, rebound o screen davanti al portiere, un aspetto su cui lo staff bianconero ha voluto chinarsi e migliorare anche con i nuovi innesti.

In questo primo scorcio di campionato le cose sembrano effettivamente andare meglio, già a partire paradossalmente dalla sconfitta di Zugo con la rete di Mirco Müller su cui ha fatto “velo” l’enorme stazza di Radim Zohorna. Reti più “convenzionali” quelle segnate contro il Davos, mentre di fronte a una squadra rognosa e fisica come il Losanna ci sono state le deviazioni di Daniel Carr e Jiri Sekac su appoggi dalla linea blu. Per intanto si limita ad essere un buon segnale, se sarà una tendenza occorre aspettare.

3. L’indovino

Il Losanna è stata una delle squadre che il Lugano ha sofferto di più nello scorso torneo, soprattutto nella prima parte di campionato, uscito sconfitto nettamente per due volte dalla Vaudoise Arena quando arrivava pure da un buon periodo di vittorie, come a rimettere i piedi per terra.

Poi, qualcosa è cambiato piano piano e i bianconeri sono cresciuti nel tempo, tanto che Jiri Sekac in alcune interviste estive aveva ammesso che quel Lugano che con la maglia biancorossa aveva affrontato per l’ultima volta in stagione regolare a gennaio lo aveva impressionato, e non erano solo parole di circostanza, tanto da ricordarsi bene quell’ultima sfida finita 4-2 per i bianconeri, con secondo gol per i vodesi proprio del ceco.

Sabato sera il Lugano è andato a dominare la squadra di Ward sul proprio ghiaccio, uscendo con una vittoria senza discussioni e sigillo finale di Sekac, autore di una grande partita davanti ai suoi ex tifosi. Ci ha visto lungo.

4. Mondo al contrario

Mirco Müller aveva sul suo conteggio personale la cifra di una rete segnata nelle ultime due stagioni, Calle Dahlström nello scorso campionato di SHL ci aveva messo quaranta partite prima di festeggiare una rete.

Ovvio, i due citati sono i giocatori più difensivi della squadra e decisamente non hanno nelle corde i numeri di altri compagni più propensi al gioco offensivo. Eppure Mirco Müller ha segnato il primo gol bianconero della stagione alla Bossard Arena, mentre lo svedese si è permesso di segnare contro il Davos una rete con un’incursione nello slot da attaccante puro, prima di servire pure un assist al 4-1 di Sekac a Losanna. Ma vi pare?

5. Capra e cavoli

Con l’ingaggio del giovane Nick Meile, il Lugano guarda al futuro della rosa svizzera dei difensori, una nicchia di mercato sempre molto difficile e “arida”. Ma oltre all’ex bernese i bianconeri hanno in casa un altro giovane difensore da far maturare, Leandro Hausheer.

L’utilizzo in coppia con Calle Dahlström di Hausheer, reduce da una stagione scorsa non proprio brillante, ha fatto storcere il naso a qualcuno, altri invece si sono “schierati” dalla parte del giovane difensore. Ci sono due modi di vedere la cosa, entrambi legittimi, da una parte il tifoso che vuole la prestazione e quindi il line-up migliore possibile, da un’altra lo staff tecnico, che deve anche far crescere il giocatore.

Se si vuole che Hausheer sia pronto quando dovrà prendere in mano l’eredità di qualcuno occorre che giochi, possibilmente con chi gli faccia da guida come Dahlström e che ne alleggerisca la pressione, correggendo gli errori – perché ne farà come chiunque in fase di crescita – e che raffreddi certi suoi istinti che lo hanno tradito in passato.

Non è detto che Hausheer – come tanti altri – un giorno sarà un titolare fisso (ma glielo auguriamo ovviamente) ma senza opportunità e continuità non potrà progredire e non potremmo mai scoprire chi sarà. Purché lo si protegga e si trovi la via di mezzo giusta tra l’inutilizzo e le troppe responsabilità, estremi entrambi sbagliati.

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