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Interviste

Zohorna: “Il Lugano ha la filosofia che cercavo, voglio vincere e riuscire a tornare in NHL”

L’attaccante ceco è pronto per rilanciarsi in bianconero: “Sentivo il bisogno di prendermi almeno un anno di pausa dal Nordamerica. Voglio giocare tanti minuti, le mie ambizioni sono alte proprio come quelle del Lugano”

Sono giornate molto calde quelle che stanno caratterizzando la fine di luglio in Ticino, ma l’inizio ufficiale degli allenamenti sul ghiaccio con le squadre al completo si sta avvicinando a grandi passi. Il Lugano accoglierà diversi volti nuovi alla ripresa delle attività il prossimo 5 agosto, e tra questi ci sarà anche Radim Zohorna.

Quando lo abbiamo raggiunto al telefono, il centro ceco era proprio in viaggio verso la Svizzera. Zohorna non ha però optato per l’aereo, ma ha deciso di spostarsi sino a Lugano direttamente in auto.

“Prendiamoci pure tutto il tempo necessario per l’intervista, ho ancora molte ore di viaggio davanti”, ha debuttato l’ex giocatore dei Pittsburgh Penguins. “Sto raggiungendo Lugano in macchina dalla Cechia… Non ho problemi nel prendere l’aereo, ma avendo un’auto a disposizione mi è sembrato più semplice caricare tutte le mie cose nel baule e prendere la via della Svizzera. In pratica guiderò sino a raggiungere il mio nuovo appartamento, ho insomma scelto la via più immediata”.

È arrivata qualche settimana fa la notizia della tua firma a Lugano, cosa ti aveva convinto a fare questo passo?
“Ho discusso con Domenichelli e l’allenatore Gianinazzi, e mi è piaciuta molto la visione che hanno nel guardare al futuro del club. Vogliono plasmare una squadra vincente, ma al contempo aiutare i singoli giocatori a migliorare ulteriormente. Questo tipo di approccio è ciò che mi ha convinto. Lo scorso anno in Nordamerica non ero contento… Non tanto delle mie prestazioni, ma piuttosto delle opportunità che ricevevo di giocare. Avevo bisogno di un cambiamento, sentivo la necessità di prendermi almeno un anno di pausa da quel contesto. Vedremo se in futuro tornerò oltreoceano oppure prolungherò la mia permanenza in Svizzera. Ora voglio giocare tanti minuti ed aiutare una squadra a vincere, e la strategia a Lugano è proprio quella”.

Il club punta infatti a tornare protagonista anche nei playoff, questo per te era dunque importante…
“In questo sport le ambizioni sono sempre alte, devono esserlo. Tutti vogliono alzare la coppa al termine della stagione, o perlomeno avere un bel percorso fino alla finale. Questa volontà di puntare in alto è ciò che cercavo, è importante non darsi dei limiti soprattutto in questa fase in cui ci si approccia alla stagione”.

Hai firmato per un solo anno. È giusto leggere in questo la tua ambizione di tornare presto in NHL?
“Sì, perché nelle mie intenzioni voglio ancora tornare a giocare in NHL, ed in Svizzera potrò vivere una stagione in cui migliorare. Non sto dicendo che a prescindere non prolungherò la mia permanenza a Lugano, ma le mie ambizioni di giocare nella miglior lega del mondo restano intatte. Voglio dunque raggiungere il massimo livello possibile in bianconero, lavorerò duro e poi vedremo cosa succederà”.

Sei descritto come un centro two-way che gioca fisico, ma che ha anche una buona tecnica…
“In aggiunta posso dire di avere un buon pattinaggio. Mi piace giocare con il disco sul bastone, il mio stile è più orientato a quello di un playmaker e cerco dunque spesso di trovare i miei compagni nella giusta posizione. Diciamo che sono un centro più incline a fare un bel passaggio piuttosto che segnare reti, anche se ovviamente firmare qualche gol ogni tanto non mi dispiace (ride, ndr)”.

Quando giocavi in Cechia avevi un ruolo offensivo, mentre in Nordamerica hai dovuto adattarti e giocare anche nel bottom six badando alla difesa. Ora ti senti un giocatore completo, o c’è altro da migliorare?
“Penso che si possa migliorare continuamente, anche quando si arriva a 34-35 anni di età. Ho passato quattro anni in Nordamerica ed oggi sono un giocatore diverso rispetto a quando sono partito, ed oltreoceano ho dovuto adattarmi a ruoli diversi a dipendenza del contesto. In NHL avevo compiti sicuramente più difensivi, mentre in AHL avevo la possibilità di giocare tanti minuti ed essere un giocatore più importante… Nelle minors ho ottenuto un buon numero di punti, e le sensazioni sono diverse rispetto a quando ti chiedono di essere un elemento del bottom six. In generale penso comunque di avere ancora un bel margine di miglioramento”.

A Pittsburgh hai potuto allenarti e giocare con due centri di assoluto livello come Crosby e Malkin. Com’è stato? Hai potuto imparare molto da loro?
“Devo premettere che per me indossare la maglia dei Pittsburgh Penguins è stato speciale, perché era la squadra che tanto amavo da bambino. Arrivare in quello spogliatoio ed incontrare giocatori come quelli che tu hai citato è stato semplicemente incredibile, anche se sin da subito si sono presentati come ragazzi normalissimi con cui ho preso velocemente confidenza. È stato bello osservarli, ti fa capire che per avere successo il talento assolutamente non basta, ma devi lavorare duramente per sfruttare il tuo potenziale. Vivere cose del genere sicuro ti apre gli occhi”.

In NHL avevi debuttato segnando il primo gol con il tuo primo tiro. Come ricordi quel momento?
“Esatto, era la mia prima partita ed ero davvero nervoso. Sono però riuscito a segnare praticamente subito, penso fosse il mio terzo cambio nel primo tempo, e tutto è successo velocemente. Il disco è entrato in porta e la sensazione era quella di trovarsi in un sogno, che in quell’esatto momento per me è diventato realtà”.

A Lugano troverai un altro ceco, Jiri Sekac. Lo conosci?
“Sì, ci siamo incontrati in Nazionale qualche anno fa, ma non posso dire di conoscerlo bene. Nel corso degli anni il mio percorso si è anche incrociato con quelli di Joly e Dahlström, ma non ho praticamente contattato nessuno prima di prendere la mia decisione di raggiungere Lugano. Ero convinto della scelta, non ne avevo bisogno”.

Tornando in Europa avrai anche maggiori chance di essere convocato in Nazionale, è un tuo obiettivo? L’oro di Praga ha fatto salire la tua voglia?
“È chiaro, tutto vogliono giocare per la propria Nazionale. C’è molto orgoglio nel poter rappresentare il proprio paese. Le mie sensazioni dopo la finale contro la Svizzera? Beh, sapevo che avremmo vinto! (ride ndr). La squadra era composta da tanti ottimi giocatori, mi sono davvero divertito nel seguire l’intero torneo ed inoltre l’innesto di David Pastrnak è stata la chiave. Ha segnato un solo gol nel torneo, quello decisivo nel momento più importante… Era come se tutti sapessero che sarebbe stato lui a fare la giocata che sarebbe valsa la medaglia d’oro. La cosa non mi ha certo sorpreso!”.

Ora ti aspetta il Lugano. Come ti sei preparato negli ultimi mesi?
“Da diversi anni durante l’estate mi alleno con Tomas Hertl e Martin Necas, ci conosciamo molto bene ed assieme affrontiamo la fase di preparazione lavorando duramente. Fisicamente mi sento pronto ad iniziare il lavoro con il Lugano, ci sono ancora diverse settimane prima dell’inizio della stagione. Spero di non metterci molto ad adattarmi nuovamente alle piste e al gioco europeo, in fondo sono stato in Nordamerica solamente quattro anni. Certo, sul ghiaccio ci saranno più spazi e dunque ci vuole più pattinaggio, ma penso che dopo un paio di settimane non ci penserò più”.

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