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Ambrì Piotta

Zaccheo Dotti: “Il nostro gruppo non molla mai, ma ci vuole intensità con più costanza”

Il difensore ha segnato l’importante 3-3: “Non è stato un tiro totalmente casuale, già nel warm up lo stavo esercitando nell’eventualità che potesse tornare utile. Di solito tiro da più lontano, è stata una bella gioia”

AMBRÌ – È stato un derby vero, vivo e avvincente – come non se ne vedeva da tempo – quello che ha visto Ambrì e Lugano affrontarsi per la prima volta alla Gottardo Arena. Un derby in cui le ticinesi si sono sfidate a viso aperto, senza esclusione di colpi, e che alla fine ha premiato la squadra di Chris McSorley.

L’Ambrì dal canto suo esce dalla stracantonale a testa alta, forte di una prestazione corsara e di una rimonta per certi versi clamorosa, conscio che quella intrapresa è sicuramente la strada giusta.

“È finita meglio di com’era iniziata”, ha dichiarato Zaccheo Dotti, autore della pregevole rete del pareggio. “L’intensità nel terzo tempo era buona, così come la disperazione. L’avessimo messa sui sessanta minuti avremmo probabilmente portato a casa qualche punto in più. A conti fatti, comunque, si tratta di un punto guadagnato”.

L’approccio alla sfida non è stato dei migliori. Cosa è mancato nel vostro inizio di partita? Un po’ troppo nervosismo?
“Abbiamo peccato d’intensità, soprattutto nello slot, e una squadra come la nostra non se lo può permettere, specie in un derby. Nervosismo? Forse sì, perlomeno un po’. C’era molta energia in pista e la voglia di fare bene era tanta e, forse, ci siamo lasciati un po’ sopraffare dagli eventi. Senza contare poi che il Lugano ha iniziato davvero alla grande, spingendo moltissimo sull’acceleratore. Siamo ancora a caccia di una certa costanza di rendimento: siamo un gruppo che non molla mai, e questo è positivo, ma occorre distribuire al meglio il focus per essere ficcanti non solo in alcuni frangenti delle partite”.

Possiamo dire dunque che da questa sconfitta uscite a testa alta, con maggiori certezze che dubbi?
“Sicuramente. È stata una partita ricca di punti positivi, come pure di alcuni aspetti negativi. Sta a noi cercare di trarre il maggior insegnamento possibile. Tornando alla mia risposta precedente, credo davvero che il nostro limite attuale più grande sia rappresentato dalla costanza. Prendiamo la partita di Davos, dove avevamo iniziato molto bene per poi finirla malissimo. Nel derby è accaduto esattamente l’opposto, mentre quando riusciamo a tenere alta la tensione escono prestazioni come quella messa in pista contro il Bienne. La strada imboccata è sicuramente quella giusta ma, durante questo cammino, occorrerà affinare questo aspetto se vogliamo progredire come squadra”.

Dopo un periodo di digiuno durato più di 175 minuti, nelle ultime due uscite siete riusciti a porre rimedio ai vostri problemi realizzativi…
“Tutti remano nella stessa direzione, con tenacia e determinazione. Conta poco chi c’è sul tabellino, se stranieri, svizzeri o difensori. Probabilmente nel derby non tutti hanno messo la stessa energia dal primo minuto, ma a lungo andare siamo emersi come gruppo e questo è ciò che conta. Peccato solo non essere riusciti a farne uno in più del Lugano…”.

Che dire invece del tuo gol, preciso e letale, che oltre a far esplodere la Gottardo Arena ha anche coronato uno sforzo collettivo che perdurava ormai da parecchi minuti?
“Non è stato un tiro totalmente casuale, nel senso che già nel warm up lo stavo esercitando nell’eventualità che potesse tornare utile… Tendenzialmente sono abituato a tirare da più lontano, ma in quel frangente mi sono trovato vicino a Schlegel e ho provato a “vestirmi” da attaccante. Ho puntato la porta, ho sfruttato il mio lato sinistro ed è andata bene. È stata una bella gioia”.

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