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Interviste

Walker: “L’infortunio è stato come un pugno in faccia, ora voglio tornare ad aiutare il Lugano”

Il 36enne è tornato a giocare: “Sensazioni positive, quasi come quelle che avevo prima dell’infortunio. Ho sofferto nel non potere dare una mano a Lugano. Cosa manca? Dobbiamo essere coscienti che nessuno ti regala nulla”

BIASCA – Nel pomeriggio di sabato Julian Walker è tornato a giocare dopo dieci mesi passati a recuperare da quel brutto infortunio alla tibia che lo aveva messo fuori causa lo scorso mese di marzo, e che lo aveva poi costretto ad una seconda operazione a fine estate.

Il 36enne sta ora proseguendo nel suo percorso verso il rientro con i Ticino Rockets, con cui è sceso in pista contro l’Olten mettendo a segno anche un gol.

“È andata bene! Le sensazioni sono state positive, quasi come quelle che avevo prima dell’infortunio”, ci ha spiegato Walker. “La partita rimane però qualcosa di molto diverso rispetto agli allenamenti, dove non puoi replicare tutti i piccoli uno-contro-uno che ci sono in un match vero. Per come è andata questa prima partita sono contento, fisicamente ho retto e questa è la cosa più importante”.

Quando possiamo attenderci di rivederti in bianconero?
“Quello vedremo, anche perché non dipende solo da me. Ora ci siamo accordati che avrei giocato con i Rockets questa partita e quella in calendario martedì, poi vedremo come proseguire. Chiaramente spero di poter tornare a giocare con il Lugano il prima possibile”.

Per te questo è stato un lungo recupero, non deve essere stato semplice restare lontano dal ghiaccio per così tanto tempo…
“Sicuramente è stato difficile. Quando devi recuperare da un infortunio ti viene data un’indicazione dei tempi di recupero, ma se poi ti ritrovi a doverti operare di nuovo hai la sensazione di dover ricominciare tutto da zero. È stato come ricevere un pugno in faccia, ma poi una volta assimilata la cosa ti poni un nuovo obiettivo e guardi avanti. Non puoi fare altro. Ora sono contento di essere guarito bene, mi sento come prima e questo è ciò che conta”.

(JustPictures)

Mentre tu eri infortunato a Lugano sono successe tante cose, come hai vissuto questa stagione sin qui tribolata della squadra?
“Ho sofferto anche da fuori, nonostante molte cose le abbia vissute lontano dalla squadra, perché oramai non ho potuto vivere le partite dalla panchina. Queste situazioni fanno male, perché vorresti dare una mano, o comunque essere parte del gruppo per dare un contributo quando ci sono le situazioni più difficili. Come squadra sappiamo di avere un grande potenziale, ma le piccole cose come impegno e sacrificio bisogna portarle ogni giorno, poi il resto arriva da solo. Da fuori ho comunque potuto vedere le cose da una prospettiva diversa, ed ogni tanto ho cercato di dare qualche input”.

Il Lugano ha mostrato una grande reazione venerdì a Ginevra, recuperando uno svantaggio di 3-0. Pensi possa rappresentare una svolta?
“Devo essere sincero, dopo il 3-0 volevo quasi cambiare canale (ride, ndr). Ero un po’ arrabbiato, e non ho visto quello che è successo immediatamente dopo i tre gol incassati. Quando ho saputo che le cose stavano andando meglio ho però riacceso subito! Sicuramente può essere una vittoria che dà una svolta, ma anche all’inizio c’erano stati momenti simili… Avevamo ad esempio vinto il derby ad Ambrì in una fase in cui le cose non andavano bene, ma poi non abbiamo dato seguito a quella serata. Naturalmente è bello dimostrare che come squadra puoi girare queste partite contro un ottimo avversario come il Ginevra, ma dobbiamo essere coscienti che ogni sera ci vogliono questi ingredienti. Nessuno ti regala più niente in questa lega, e nella testa dobbiamo esserne consapevoli. Questo è fondamentale”.

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