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Ti racconto una partita

Ti racconto una partita: quando la campana del villaggio di Ambrì suonò per Marco Baron

Arrivato da oltre oceano per sostituire l’infortunato Jorns, il canadese debuttò in uno storico derby che è ancora oggi uno dei più ricordati. L’Ambrì si impose 5-2 con tripletta di McCourt, e la vita di Baron cambiò per sempre

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La rivalità tra Ambrì Piotta e Lugano ha delle radici importanti nella nostra storia, una continua lotta che in Ticino ha scritto pagine memorabili ed appassionato migliaia di tifosi, tutti con impressi nella memoria delle serate che di tanto in tanto amiamo ricordare mentre realizziamo quanto i tempi siano cambiati. E poi c’è quel derby del 23 novembre 1985, la partita del debutto in biancoblù di Marco Baron che è circondata da un fascino unico e indimenticabile.

Sarà perché quello era stato il primo derby vinto dai biancoblù dopo il ritorno nella massima lega nel 1985, oppure perché la partita si giocò durante una copiosa nevicata che rese magica l’atmosfera alla Valascia, o magari proprio perché un portiere sconosciuto arrivato da oltre oceano abbassò la saracinesca a quel Lugano che pochi mesi dopo diede inizio al periodo di maggior successo nella storia del club. Poco importa, per tutti i tifosi leventinesi che erano alla pista quello rimarrà per sempre “il derby”.

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Le premesse della sfida erano però complicate per l’Ambrì Piotta allenato da Andy Szczepaniec, reduce da quattro sconfitte consecutive – in cui vennero incassate addirittura 33 reti! – e alle prese con l’infortunio alla mano che aveva messo KO il portiere titolare Andy Jorns. I biancoblù corsero ai ripari ingaggiando uno straniero, scelta che in quegli anni rappresentava una vera scommessa ed un’operazione delicata in termini di equilibri di squadra, visto il pesantissimo impatto degli stranieri di movimento.

A lasciare spazio a Baron in formazione fu Don “Red” Laurence, che sino a quel punto aveva segnato ben 18 gol nelle prime 16 partite di campionato, mentre la logica scelta di schierare (in due linee) Dale McCourt fu decisamente azzeccata vista la tripletta con cui mise in ginocchio il Lugano quella sera.

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Sull’altro fronte, tra i pali, la sfida invece non iniziò nel migliore dei modi per Marco Baron, che si ritrovò in un contesto completamente diverso da quello a cui era abituato in NHL. I tifosi alla Valascia erano scatenati e l’allora 26enne si ritrovò ad affrontare una partita difficilissima dopo essere sceso in pista l’ultima volta addirittura otto mesi prima.

“Quella sera non sapevo cosa aspettarmi. Quando sono arrivato non conoscevo niente della Svizzera, anche perché all’epoca in Nordamerica non arrivavano certo notizie. Non sapevo cosa aspettarmi ed il giorno del derby la pista era già piena tre ore prima dell’inizio. Nevicava tantissimo, l’atmosfera era stupenda e l’entusiasmo incredibile”, aveva ricordato Baron sulle pagine di Ticinonline. “Non ero abituato ai cori e alle bandiere e mi sono chiesto dove fossi finito”.

L’impatto con la nuova realtà fu la classica doccia fredda. Dopo appena 2’20 di gioco Kenta Johansson superò facilmente Baron, il quale sbagliò completamente i tempi dell’uscita e lasciò la gabbia sguarnita sotto la curva dei suoi nuovi tifosi. “Il primo periodo è stato duroaveva poi commentato a fine partita alla TSIin una pista così grande si deve aspettare un po’ di più per uscire dalla porta… Non sono ancora abituato, è tutto molto differente rispetto al Canada”.

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Dopo quel primo gol incassato la fiducia dei tifosi dell’Ambrì Piotta nel nuovo arrivato iniziò a vacillare, ed anche i propositi dell’infortunato e giovanissimo Manuele Celio erano già andati persi. “I primi dieci minuti saranno determinanti. Se si riesce a tenere il risultato e non si prendono gol, sale la fiducia e la convinzione di potercela fare anche contro un avversario sulla carta più forte come il Lugano”, aveva commentato a inizio partita. “Marco Baron? Si vede che ha classe, in settimana era molto concentrato in allenamento e parecchio attivo tra i pali”.

Dopo quel primo passaggio a vuoto Baron non si guardò più indietro e divenne il grande protagonista del 40esimo derby ticinese, abbassando la saracinesca ed incassando solamente una seconda rete (ancora Johansson al 52’28), mentre i suoi compagni piegarono il Lugano per 5-2.

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Quello sconosciuto portiere dal passato in NHL era diventato immediatamente il beniamino di una Valascia festante. “L’ambiente sin da subito mi ha fatto amare questa realtà”, aveva raccontato durante la serata RSI dedicata agli 80 anni dell’Ambrì Piotta. “Non ricordo nemmeno di essere stato un giocatore straniero, è passato troppo tempo… Ora sono ticinese!”

Marco Baron non difese la porta biancoblù per molte altre occasioni – in totale le sue partite in biancoblù furono 57 divise tra i campionati 1985/86 e 1993/94, intervallate da un primo ritiro e delle esperienze nello staff tecnico leventinese – ma indubbiamente la sua vita dopo quel derby non fu più la stessa.

La campana del piccolo villaggio di valle quella sera suonò per lui, il canadese rispose restando per sempre.

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