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Ti racconto una partita

Ti racconto una partita: CSKA-Lugano, una finale tra portieri sul divano e spazzaneve

Nella sua prima partecipazione al torneo nel 1991 il Lugano dovette chiamare all’ultimo momento il portiere Olivier Anken da Bienne, che arrivò a partita iniziata dopo un viaggio rocambolesco e infinito

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C’è chi la Coppa Spengler non la può proprio soffrire, chi ne risulta indifferente e chi invece la adora. Tutto ciò per via del fatto che il torneo grigionese è amichevole, esula dal contesto del campionato e si trasforma in una pausa festaiola. E in tutto questo la Spengler offre comunque a ogni edizione delle storielle da raccontare, aneddoti che forse in un campionato vero non ci sogneremmo mai di sentire.

Un po’ quello che successe il 31 dicembre 1991, il giorno della finale che vedeva opposti Lugano e CSKA Mosca. I bianconeri di John Slettvoll, nella loro prima partecipazione, si erano guadagnati l’accesso all’atto conclusivo battendo la sera precedente proprio i freschi ex sovietici (l’URSS venne sciolta formalmente il giorno di Santo Stefano, proprio alla giornata d’apertura di quel torneo), con la squadra di Tichonov già sicura di disputare la finale.

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Dopo quello scoppiettante 4-4 risolto ai rigori grazie anche alle parate di Christophe Wahl e al rigore decisivo di Jörg Eberle il Lugano avrebbe saggiato la forza dello squadrone russo in un incontro un po’ più competitivo, pur rinforzato a dovere dai vari Robert Lavoie, Anders Eldebrink, Ilya Byakin, dall’ex Steve Tsujura e dal fortissimo Kent Nilsson.

Dall’altra parte però c’era da fare i conti con una squadra giovane ma dal tasso tecnico impressionante (arriverà in finale di campionato in patria) guidata dai futuri biancoblù Igor Chibirev e Oleg Petrov e dai difensori Alexei Zhitnik e Sergei Zubov.

La Eishalle di Davos ribolle già al sorgere del sole, con i primi tifosi pronti a mettersi in fila nonostante il freddo pungente, mentre dall’altra parte della Svizzera, nella sua casa di Bienne, c’è qualcuno pronto a godersi la finale dal suo salotto. Olivier Anken è il leggendario portiere del Bienne (dal 1977 al 1994 con tre titoli svizzeri, svariati mondiali con la nazionale e un’edizione dei Giochi Olimpici), ha probabilmente appena terminato di fare colazione quando sente il telefono squillare.

“Pronto?”
“Ciao Olivier, sono Fausto Senni.”
“Buongiorno Fausto, che piacere sentirti!”
“Olivier, ti vogliamo qui a Davos per la finale di Coppa Spengler.”
“Grazie dell’invito, ma me la godrò comunque dal divano di casa mia assieme a degli amici.”
“Non hai capito, Olivier. Non ti vogliamo come spettatore ma abbiamo bisogno che tu giochi la finale per noi.”

Certo, Anken aveva un accordo di massima con il Lugano per giocare la Coppa Spengler con i bianconeri in caso di bisogno, ma mai avrebbe pensato di essere chiamato in causa nel giorno della finale. Christophe Wahl aveva infatti risentito di un dolore al ginocchio dopo i rigori della sera prima e lo staff tecnico non se la sente di rischiarlo, oltretutto il suo back-up è Didier Tosi, un ventenne proveniente dal Bülach in LNB.

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Anken prepara il borsone in fretta e furia e si fa accompagnare fino a Davos in un viaggio non senza intoppi, anche particolari “Arrivati a Landquart ci trovammo davanti uno spazzaneveraccontò Anken in un’intervista al Corriere del Ticinoe dovemmo fare tutta la strada da lì a Davos dietro di lui. Arrivati al piazzale della pista un addetto non voleva farci entrare, faticai a spiegargli che non ero un tifoso ma mi ero fatto tutta la strada da Bienne fino a lì per giocare la finale. Girava persino la leggenda che Geo Mantegazza mi stesse cercando con l’elicottero mentre ero in viaggio.”

Anken fa appena in tempo a cambiarsi, ascolta le poche direttive di Slettvoll e va in panchina, perché la finale è già iniziata con Tosi forzatamente in porta (anche su di lui si potrebbe aprire un capitolo, dal Bülach ad affrontare i mostri russi) e occorre attendere una pausa. Al primo ingaggio buono Anken si fionda in porta sostituendo Tosi, ma tra il viaggio, il trambusto e la foga nel prepararsi al primo tiro verso di lui rilascia un rebound mal calcolato e Chibirev porta il CSKA vantaggio.

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Anken con il passare dei minuti trova il regime giusto ma Petrov e compagni stavolta non sono disposti a fare sconti, mentre i bianconeri sembrano provati dallo sforzo della sera precedente. Errori di Rogger e Bertaggia permettono a Zubov e Petrov di andare sul 3-0 e Chibirev completa la sua tripletta, con il risultato sul pesante 5-0 già a metà incontro.

Anken può poco su quelle reti e anzi impedisce che il risultato si faccia ancora più grave mentre i suoi compagni cercano comunque di rendere un po’ più onorevole quella finale. Byakin ed Eberle riescono infatti a fissare il risultato su un meno amaro 5-2 per i russi, ma il confronto non è mai stato in discussione.

Lo scombussolato Anken nulla ha potuto sulla potenza di fuoco della squadra del Colonnello Tichonov, ma di sicuro per lui è stata una mattinata completamente diversa dalle altre, molto più che per i suoi compagni di quella partita comunque speciale.

“Fu un giorno pazzoricorda Ankenma da allora i tifosi del Lugano mi hanno sempre mostrato grande affetto”.

Un affetto nato in una di quelle storie che oggi forse non riusciremmo mai a sentire.

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