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Ambrì Piotta

Regin: “Come linea dobbiamo dare di più, ma il nostro gruppo non si basa sulle individualità”

Il danese dopo il match con l’Ajoie: “È frustrante trovare poche reti perché lavoriamo nel modo giusto, ma siamo riusciti a trovare il modo di girare la sfida a nostro favore. Kozun? Ci mette tanta dedizione, gli serve solo il gol”

AMBRÌ – L’Ambrì Piotta, seppur a fatica, è riuscito a tornare al successo sconfiggendo al supplementare la neopromossa Ajoie, compagine che per la seconda volta in stagione ha saputo creare non pochi grattacapi alla truppa di Luca Cereda.

Peter Regin, veterano d’esperienza e regista di una prima linea tutta d’importazione, ha analizzato l’importante successo leventinese. “C’è soddisfazione, anche se la sensazione è quella di aver perso un punto. In due occasioni ci siamo trovati in avanti nel punteggio ma non siamo riusciti ad irrobustire quel cuscinetto di vantaggio che avrebbe probabilmente cambiato le sorti della partita. Credo comunque che, nonostante tutto, possiamo ritenerci soddisfatti di questa vittoria perché arrivata con grande determinazione, confermando che la strada intrapresa è quella giusta”.

Nelle ultime uscite la tendenza andata delineandosi è che create molto gioco, molte occasioni ma, per qualche motivo, manca l’aspetto realizzativo. Come spiegare quest’enorme fatica nel trovare la via del gol?
“Vorrei avere la risposta ma non ce l’ho. Per certi versi è frustrante perché lavoriamo nel modo giusto eppure manca sempre quel guizzo che ci permetta di completare la mole di gioco che generiamo. È vero, si tratta di un trend che si trascina ormai da qualche partita, ma è anche normale che nel corso di una stagione capitino momenti come questo. È positivo che nonostante queste difficoltà riusciamo comunque, in un modo o nell’altro, a girare le sfide a nostro favore. Certo si tratta di un fattore che presto dovrà essere risolto, ma ciò ci indica anche quanto potenziale abbia ancora a disposizione questo gruppo”.

Sono ormai cinque partite che, seppur con qualche rimescolamento, il coach ha creato il blocco straniero. Come valuti questa linea e, più in generale, il vostro impatto sul gioco?
“Se guardiamo a sabato la nostra linea ha proposto alcune trame interessanti: ci sono state delle buone occasioni ma è mancato il gol. La sensazione è che come blocco possiamo e dobbiamo dare di più, su questo non c’è dubbio, e mi dispiace che al momento il nostro impatto sia limitato. Non credo però che la situazione sia preoccupante. Stiamo lavorando bene, tra noi c’è un’ottima chimica e sono certo che, continuando a remare in questa direzione, riusciremo ad avere maggior impatto anche sul tabellino. Sento spesso critiche rivolte a Kozun. Ci conosciamo da molti anni e vi posso assicurare quanto impegno e dedizione metta ogni giorno sul ghiaccio per la squadra. Sta davvero dando tutto per riuscire a sbloccarsi e sono sicuro che è vicino… Credo che a questo punto serva quella rete che possa togliergli dalle spalle questo macigno che comincia a pesare un po’ troppo. Detto questo, vorrei precisare che il nostro è un gruppo forte proprio perché non si basa sulle individualità, bensì sulla forza del collettivo. Sarà banale ma siamo una squadra, un gruppo di ragazzi e non di singoli. Giochiamo a quattro linee, tutti giocano un alto minutaggio e ognuno di noi riesce – chi più chi meno – a generare occasioni da rete: si tratta di un elemento molto positivo sul quale dobbiamo insistere, consolidandolo il più possibile”.

In meno di ventiquattro ore siete passati dall’affrontare i campioni in carica dello Zugo alla neopromossa Ajoie. Quanto cambia, in termini tattici, la preparazione di due partite contro avversari così diversi?
“Cambia non tanto nel modo nel quale approcciamo la sfida – che è sempre lo stesso in termini di attitudine – quanto più nel modo di applicare il sistema di gioco sul ghiaccio. Lo Zugo è un top team che ti costringe a giocare ad altissima intensità. Se non lo fai e non mantieni alto il ritmo non hai nessuna chance. È quasi un processo naturale che ti porta a giocare al massimo dei giri. L’Ajoie, invece, è una squadra che tende a chiudersi, a lasciare il pallino del gioco in mano all’avversario e ad approfittare delle ripartenze. Si tratta di due stili di gioco diversi che impongono strategie diverse. Sabato abbiamo faticato a rubar loro il disco quando se ne impossessavano grazie all’ottima circolazione, così come a trovare conclusioni pulite perché è una squadra molto compatta che sa chiudersi bene. Insomma, sono state due partite sostanzialmente agli antipodi, proprio a causa di due avversari dal gioco radicalmente diverso”.

Rappresenti uno dei giocatori chiave di questa squadra attraverso il tuo ruolo da “regista”. Giunti quasi al giro di boa del campionato, come valuti il tuo inserimento nella realtà biancoblù?
“Ad Ambrì, così come in Ticino, mi sto trovando molto bene e credo di essermi calato ottimamente in questa realtà. Apprezzo il gruppo e sono felice di essere qui. Certo, dagli stranieri ci si aspettano sempre molte reti e io ne sto fornendo poche, ma sono un giocatore che non si è mai esaltato per l’aspetto realizzativo. Sono un playmaker che cerca di restare un paio di passi dietro ai compagni per crear loro spazio e occasioni da rete. In questo senso non posso che giudicare positivamente la mia permanenza qui, anche se naturalmente sarei ben felice di poter contribuire maggiormente a livello realizzativo, soprattutto ora che la squadra ne ha bisogno”.

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