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Interviste

Profico: “Esperienza e fiducia le chiavi della mia crescita, ho sempre creduto in me stesso”

Il difensore del Rapperswil si racconta dopo due stagioni da protagonista: “Cervenka è un esempio in ogni allenamento. La Nazionale? Per un certo periodo ci ho sperato, purtroppo invano, ma non me ne faccio un cruccio”

RAPPERSWIL – Il difensore del Rapperswil, Leandro Profico, è ormai entrato in una nuova dimensione e da due anni è tra i difensori più produttivi del nostro campionato. Il simpatico grigionese parla della sua nuova orbita.

Leandro, come sta andando l’estate, ti manca l’adrenalina del ghiaccio?
“Tutto procede bene e per il verso giusto. Ci si allena duramente in palestra, qualsiasi giocatore che attualmente sta alzando pesi non vede ovviamente l’ora di tornare a giocare. Dipendesse da me il campionato potrebbe tranquillamente già iniziare oggi”.

Sei reduce da due stagioni incredibili, e nell’ultima hai ottenuto ben 33 punti. Tra i difensori elvetici sei stato secondo solo ad Alatalo, come ti spieghi questa tua progressione?
“Non ho cambiato nulla, non ho modificato abitudini o preparazione. In primo luogo l’accumulo di esperienza mi ha aiutato molto. L’aspetto decisivo è però soprattutto la fiducia ottenuta. Sono stato schierato in qualsiasi situazione, ho ricevuto tanto tempo di ghiaccio. Questi due fattori hanno contribuito alla mia crescita a livello contabile. Inoltre il sistema di gioco attuato si adatta perfettamente alle mie caratteristiche, è fatto su misura per il sottoscritto, ho tanto possesso del disco e dunque ho la possibilità di creare molto“.

A 32 anni sei entrato nella cerchia dei “grandi”. Se fosse accaduto una decina di anni or sono avresti potuto fare un’altra carriera e monetizzare molto di più. Rammaricato che l’esplosione sia giunta così tardi?
“Una premessa, le qualità le avevo già prima, non che in precedenza fossi scarso, le mie prestazioni nel complesso erano comunque buone. Mi mancava la costanza e forse non sempre sono riuscito a portare le mie capacità in pista. Tanti fattori influiscono sul rendimento. Chiaramente se avessi incamerato questo numero di punti da giovane avrei potuto ricevere ingaggi migliori, li avrei firmati con piacere, è ovvio, ma va bene anche così, sono contento del mio percorso”.

In compenso sei sicuramente un esempio per altri giovani che stentano magari a ingranare…
“Esattamente, direi proprio di sì. Non bisogna mai smettere di credere in sé stessi e continuare a lavorare. Alla fine conta la prestazione, qualsiasi età è buona per fare un passo in avanti, poco importa se si abbia 22 o 34 anni”.

A mio avviso sei il giocatore attualmente più forte in circolazione senza aver mai indossato la maglia della Nazionale, condividi?
“Potrebbe anche darsi, in fin dei conti tantissimi colleghi hanno già ottenuto una convocazione, quindi sono tra i pochi a non averla mai ricevuta (ndr affermazione tra il serio e il faceto, il tutto accompagnato da un sorriso). Onestamente ci ho sperato per un periodo, purtroppo invano, ma non me ne faccio un cruccio, non è mica la fine del mondo. Ora, considerando che è stato effettuato un taglio, con la nuova svolta improntata al ringiovanimento direi che sono proprio definitivamente fuori dai giochi. È stato sacrificato un difensore forte come Diaz, capitano per molti anni e ancora validissimo elemento. Se non c’è posto per lui figuriamoci per me. Certo che se dovesse arrivare una chiamata da Fischer sarei pronto”.

Quella imminente sarà la tua decima stagione filata nel Rapperswil. Hai vissuto la relegazione, la vittoria in Coppa e la promozione. Ormai la maglia sangallese è la tua seconda pelle…
“È diventata casa mia. La società ha sempre creduto in me e aveva intravisto già ai tempi le mie qualità. Prima della retrocessione mi offrì un contratto valido per la massima lega e nonostante la perdita di categoria decisi di rimanere, per me era chiaro: mi avevano offerto una nuova chance e volevo assolutamente aiutare il club nella sua lunga opera di ricostruzione. Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo qui, è davvero bello fare parte di questa organizzazione”.

E al tuo fianco c’è un certo Roman Cervenka, un vero fenomeno…
“Oltre al talento è molto ambizioso. Nemmeno in allenamento ti regala il disco, devi lottare se vuoi carpirglielo. La sua voglia di vincere è raffigurata paradossalmente anche da alcuni suoi falli, cerca appunto di fare di tutto per portare il team al successo e questo a volte porta inevitabilmente a qualche infrazione. A 36 anni è un esempio gigantesco per tutti gli altri. Ogni giorno è in palestra, cura minuziosamente il suo corpo. Ha davanti a lui ancora tanti anni di carriera, ne sono convinto. Al recente Mondiale è stato dominante, non è frutto della casualità e non ero certo sorpreso, credo che potrà tranquillamente partecipare anche alle prossime Olimpiadi”.

Tu, Djuse, Vouardoux, tutti difensori a vocazione offensiva, e da questa stagione ci sarà un ulteriore rinforzo in questo settore, ovvero Maxim Noreau…
“Sulla carta è un ottimo pacchetto, ma tutte le squadre possono rinforzarsi pensando specialmente al fatto di poter schierare 6 stranieri, ci sarà un rimescolamento delle carte. Sono molto contento che Noreau sia con noi. Da ormai una decina d’anni il canadese è uno che ha sempre fornito grandi prove in Svizzera. È un enorme plus sapere cosa ricevi. Inoltre in powerplay, essendo destro, ha il vantaggio di poter servire al meglio e in maniera più rapida Cervenka sul lato di destra. Da lui potrò sicuramente imparare qualcosa al fine di continuare a crescere. Concorrenza ulteriore? Certo, con la sua presenza aumenterà, e da dietro pure i giovani spingono sul gas, sarà una bella sfida, io spero di continuare sull’onda positiva del recente passato”.

Uno degli artefici della scorsa splendida annata è il vostro coach Stefan Hedlund…
“Per lui il suo sistema è sacro, lo applica conseguentemente e ne è totalmente convinto. È riuscito a trasmettere questa convinzione a noi giocatori e tutto ha funzionato ottimamente. Ha una grande dedizione al lavoro, è preparatissimo, ha sempre pronta una risposta a qualsiasi domanda ed è una persona molto positiva. Se fai un errore non ti sgrida. Resta positivo e cerca di aiutarti costruttivamente… Specialmente per i giovani questo tipo di approccio è di grande aiuto, ne hanno maggiormente bisogno rispetto a noi vecchi, pur se ovviamente fa piacere anche a noi questo tipo di comunicazione”.

Che ricordi hai della tua esperienza da giovanissimo a Lugano, quanto sei cambiato?
“A livello personale molto, è normale: con l’avanzare dell’età si matura, ma intendiamoci, non che fossi una brutta persona all’epoca (ndr ride). A quei tempi non sapevo ancora bene dove collocarmi. Ero una sorta di joker, giocavo sia in attacco che in difesa. Non era semplice e le prove sul ghiaccio ne hanno sicuramente risentito. Nonostante ciò era sempre una grande gioia giocare alla Resega, ricordo con piacere gli anni in bianconero, tutte le persone erano gentilissime, dai tifosi agli ex compagni. Ancora oggi quando torno a Lugano tutti mi salutano, c’è tanta cordialità e calore”.

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