HERNING – Nell’Ungheria, prossimo avversario della Nazionale elvetica, c’è anche un po’ di Svizzera, ovvero il 23enne difensore Tamás Ortenszky.
“Sono arrivato nel vostro paese all’età di 15 anni, nelle giovanili del Bienne. In Svizzera avrei avuto più possibilità di diventare professionista. Non avevo nessun legame con il suolo elvetico, mi sono guardato in giro per capire dove avrei potuto emigrare per realizzare il mio sogno e continuare il mio sviluppo. A Bienne mi offrirono un tryout, andò bene e mi presero. Nei primi due anni ho vissuto presso una famiglia locale, mentre i miei genitori sono rimasti a vivere a Budapest”.
Il tuo obiettivo, rispettivamente sogno, al momento del tuo arrivo era quindi di guadagnarti da vivere con l’hockey?
“Esatto. E poi poter giocare per la mia Nazionale era anche un sogno, è un onore difendere i colori del tuo paese. Adesso sono professionista in Swiss League, ma il mio sogno è ancora quello di poter giocare in National League”.
È stato difficile convincere i tuoi genitori?
“Sì, molto, ci ho impiegato uno o due anni prima di farli cedere. Ho insistito tanto, con il tempo si sono accorti che ero bravo in Ungheria e quindi hanno capito che, per avere più possibilità, trasferirmi era la via giusta da seguire. All’inizio erano molto tristi della mia partenza, ma ora hanno definitivamente capito che ne valeva la pena”.
Hai girato diverse parti della Svizzera…
“Ho giocato nei Ticino Rockets, a Visp, a Martigny e ora milito nel Winterthur. In Ticino ero arrivato perché i Rockets erano l’unica squadra ad avere un posto, in effetti a quei tempi non avevo ancora la licenza svizzera e quindi contavo come straniero”.
Come fu la tua esperienza a Biasca?
“Mi piacque molto, avevo un ottimo rapporto con l’allenatore McNamara, che era già a Bienne. Mike mi piaceva tantissimo. Ero contento che, malgrado la mia giovanissima età, potessi già maturare dell’esperienza in Swiss League. Non da ultimo poi, il Ticino è un posto magnifico”.
Come ci si appassiona all’hockey da ungherese? È uno sport popolare?
“L’interesse è in aumento. Abbiamo fatto un torneo di preparazione con la Nazionale giocando in diverse cittadine. Da tre anni affrontiamo il Canada in amichevole, l’anno scorso c’erano 15’000 spettatori a Budapest, quest’anno 16’000. Non siamo proprio una nazione di hockey, ma siamo in crescita”.
L’anno scorso siete saliti nel massimo gruppo con l’Ungheria e hai dato un notevole apporto…
“In 5 partite avevo fornito 3 assist. È stata un’ottima esperienza, la nostra linea funzionava bene, durante tutto il Mondiale non abbiamo incassato reti e avevo terminato con un +6. Sono fiero di aver fatto parte di quel gruppo e sono ugualmente orgoglioso di essere qui quest’anno”.
Torniamo a te, parli benissimo lo svizzero tedesco. Sai anche altre lingue nazionali?
“Parlo un pochettino di francese, sto facendo i miei studi e a scuola, quando ho ottenuto la maturità commerciale ho studiato questa lingua. A Martigny praticamente tutta la squadra parlava francese. L’italiano? Solo le parolacce purtroppo, non sono rimasto abbastanza a lungo”.
Certo che deve essere stato difficile imparare lo svizzero tedesco a 15 anni, considerando che l’ungherese è completamente diverso…
“È così, la nostra lingua è molto difficile, non ha nessuna similitudine con altre lingue. Sono giunto in Svizzera e non sapevo lo svizzero tedesco. Quando sono arrivato la prima volta ho effettuato le prove di tedesco in inglese. Certo che poi, avendo compagni di scuola e di spogliatoio che parlano praticamente solo lo svizzero tedesco, ti aiuta”.
Hai giocato con qualche svizzero presente qui a Herning?
“Mi alleno spesso con Damien Riat, abbiamo lo stesso agente e quindi in estate siamo sul ghiaccio assieme. Conosco bene Janis Moser dai tempi di Bienne. Ho giocato con suo fratello, che ha la mia stessa età, e ogni tanto ci siamo allenati insieme”.
La partita di domenica sarà speciale per te?
“Eh sì, anche la famiglia di Bienne con cui abitavo sarà presente. Pure i miei genitori sono qui. Inoltre i miei amici ungheresi e svizzeri guarderanno tutti la partita”.
