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Interviste

Müller: “Abbiamo tanta fiducia e gli errori non ci fanno sbandare, ma non ci sopravvalutiamo”

Il difensore dopo la vittoria sul Davos: “Questa partita era quasi una questione personale, perché loro ci avevano sempre battuti. Come squadra siamo in un momento molto positivo, ma ci sono ancora tante partite da giocare”

LUGANO – Contro un Davos che aveva già tolto la ruggine domenica, il Lugano lunedì sera è entrato sorprendentemente bene in partita, controllando il gioco e creandosi delle ottime occasioni. Il 3-1 dopo 20 minuti a favore dei grigionesi strideva quindi parecchio con quanto visto sul ghiaccio, cosa che però ha probabilmente dato ai bianconeri consapevolezza che c’era margine per rientrare in partita.

“Penso che per lunghi tratti abbiamo dominato il primo tempo”, analizza infatti Mirco Müller, “ma allo stesso tempo abbiamo pure commesso alcuni errori molto stupidi che una squadra di vertice come il Davos sfrutta con freddezza. Al momento però abbiamo talmente tanta fiducia in noi stessi che nemmeno episodi del genere ci fanno sbandare, abbiamo continuato a giocare perché sapevamo che sull’arco di tutta la partita avremmo avuto più energia. Abbiamo spinto e i gol sono poi arrivati di conseguenza”.

Siete usciti bene anche dalla prima pausa, trovando il pareggio grazie a due reti. Il momentum quindi stava già cambiando, ma poi è arrivata quella lunga fase in doppia inferiorità numerica. Superarla indenni ha definitivamente girato la partita…
“In un paio di occasioni abbiamo sicuramente anche avuto un po’ di fortuna – ma pure quella ci vuole a volte – però in generale penso che abbiamo neutralizzato molto bene i powerplay del Davos. Una doppia superiorità numerica può ucciderti oppure darti una grandissima spinta e noi per fortuna siamo riusciti a far pendere il momentum dalla nostra parte. È stata una fase molto calda e intensa, poco dopo siamo anche riusciti a trovare il gol del vantaggio e abbiamo portato tutte queste sensazioni positive nella pausa, cosa che poi ci ha permesso di iniziare bene anche il terzo tempo, dove abbiamo continuato a fare il nostro gioco”.

Il pubblico in quei momenti ha esultato come se aveste segnato o addirittura di più. Per giocatori difensivi come te e Wolf, che magari non trovano spesso la rete, sono queste situazioni ad essere gratificanti?
“Sì, sicuramente. Penso che il penalty killing sia una grande componente del mio gioco e riuscire a superare indenni una doppia inferiorità numerica – specialmente una così lunga – è importantissimo. È stato un momento esaltante, i tifosi erano molto coinvolti, si sono fatti sentire e anche loro hanno dato tutto. È stato divertente giocare con questo ambiente”.

È da oltre un mese che non subite un gol in boxplay, avete neutralizzato 30 powerplay avversari. Una statistica incredibile, qual è il segreto del vostro gioco in inferiorità numerica?
“Innanzitutto penso che dovremmo prendere meno penalità, a mio modo di vedere ci ritroviamo in inferiorità numerica troppo spesso e soprattutto inutilmente, commettendo falli in zona neutra e offensiva. D’altra parte è vero, il nostro boxplay sta funzionando alla grande. Penso che siamo posizionati molto bene sul ghiaccio, chiudendo il corridoio centrale. Quando gli avversari impostano, non gli diamo molto tempo; gli attaccanti leggono molto bene le situazioni e si muovono in sintonia, con uno dei due che mette sempre pressione, mentre l’altro gioca in una posizione più difensiva. In questo modo l’avversario non riesce a crearsi delle vere e proprie situazioni di superiorità nel corridoio centrale. Le volte che poi riescono ad entrare nel terzo in maniera controllata, riusciamo a metterli velocemente sotto pressione senza lasciargli tempo e in questo modo riesci a bloccare già molto della loro spinta offensiva. Infine, se poi riescono davvero ad installarsi nel nostro terzo, siamo molto compatti e chiudiamo bene lo slot. Naturalmente anche Schlegel ci mette una pezza quando deve, penso che tutto inizi dal portiere per avere un buon penalty killing. Alla fine poi ci vuole anche un po’ di fortuna, a volte le cose funzionano un po’ meglio e altre volte un po’ meno, ma il momento in cui ci troviamo ora è sicuramente bello”.

Già prima della pausa eravate la miglior squadra del campionato e ora avete ripreso con una vittoria in rimonta contro una delle squadre di vertice…
“Questa partita per noi era anche un po’ una questione personale, avevamo già giocato due partite contro di Davos ed entrambe le volte avevamo perso in maniera un po’ infelice, quindi avevamo una motivazione extra. Lunedì inoltre era la prima volta che affrontavamo il Davos praticamente al completo. Come squadra ci troviamo sicuramente in un momento molto positivo, ma non dobbiamo neanche sopravvalutarlo, ci sono ancora molte partite da giocare e se poi nei playoff le cose non dovessero funzionare, la stagione sarà comunque da dimenticare. Nelle ultime settimane stiamo comunque spingendo bene per entrare nelle prime sei, abbiamo perso poche partite e questo è tutto quello che possiamo fare, il resto arriverà di conseguenza”.

Purtroppo anche nell’hockey svizzero stanno di nuovo aumentando i casi positivi e le quarantene di squadra… Come state vivendo la situazione, c’è preoccupazione nello spogliatoio?
“No, alla fine è sempre la stessa cosa, momenti più tranquilli si alternano ad altri più complicati, come quello attuale. Come squadra siamo completamente vaccinati e penso che la volontà di vaccinarsi debba essere al primo posto, sia per quanto riguarda i giocatori che lo staff. Chiaramente la situazione è tutt’altro che ideale, un focolaio e una conseguente quarantena non la si augura a nessuna squadra. Se però c’è un positivo, penso che sia estremamente difficile – mascherine o meno – evitare che anche altri si contagino, visto che scendiamo sul ghiaccio, sudiamo e respiriamo molto. Non so che altro dire, sono semplicemente felice che siamo tutti vaccinati e in questo modo spero che riusciremo perlomeno a minimizzare i rischi di un decorso grave. Per il resto, come squadra, vogliamo diminuire i contatti verso l’esterno; chiaramente ognuno ha una vita al di fuori dell’hockey, ma d’altra parte penso che ci possa attenere a tutte quelle misure che ormai conosciamo da due anni”.

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