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Lugano

La reazione del miglior Lugano lascia a secco gli ZSC Lions

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LUGANO – ZSC LIONS

2-1

(1-1, 1-0, 0-0)

Reti: 4’09 McLean (Kienzle, Klasen) 1-0, 12’56 Blindenbacher (Nilsson, Cunti) 1-1, 32’20 Walsky (Filppula) 2-1

Note: Resega, 5’439 spettatori. Arbitri Massy, Popovic; Abegglne, Dumoulin
Penalità: Lugano 3×2′, ZSC Lions 5×2′

LUGANO – Da una zurighese all’altra, dalla trasferta di Kloten alla serata della Resega con ospite la capolista ZSC Lions. Patrick Fischer ha detto di aver trovato risposte incoraggianti, nonostante la sconfitta alla Kolping Arena, e ha riproposto la medesima formazione della sera precedente, con l’unico cambiamento tra i pali della porta, dove è ritornato Merzlikins.

Il solo punto incamerato a Kloten ha lasciato comunque dell’amaro in bocca, non solo perché é stato il frutto della terza sconfitta consecutiva – seppure sempre dopo i 60’ – ma perché di nuovo i bianconeri hanno perso l’incontro dopo essere stati in vantaggio di 2 reti praticamente per 2/3 di partita. “Test” più probante di uno ZSC riposato non poteva esserci dunque, per cercare di alzare il livello della prestazione su tutto l’arco della partita.

Come spesso ci ha abituati, il Lugano ha cominciato a spron battuto la contesa, complice anche uno ZSC sì riposato ma ancora senza il ritmo della partita, e dopo già alcune buone occasioni per passare in vantaggio, un powerplay ha premiato i bianconeri, in rete con McLean dopo soli 5” dall’ingaggio. Rete meritata, tutto molto veloce e deciso, bianconeri pericolosi soprattutto con la linea di Filppula, parecchio ispirata e rapida nelle manovre.

Ma non si poteva pensare che la squadra di Crawford sarebbe rimasta a guardare, e la crescita la si è vista col passare dei minuti, suggellata poi dal pareggio di Blindenbacher, su cui Merzlikins non è apparso molto sicuro. Il Lugano ha comunque continuato a macinare buon gioco per tutto il primo tempo, come d’altra parte è sempre successo sin qui in campionato, ma si sapeva che il vero test sarebbe arrivato col passare dei minuti.

E con il passare dei minuti, per i quali ovviamente si allude al periodo centrale, si è vista anche la supremazia bianconera salire di livello, grazie a un hockey veloce, fisico e molto diretto nelle ripartenze. Trascinati dalla linea di Filppula, i bianconeri hanno raggiunto il meritato vantaggio grazie allo scatenato Walsky, in rete dopo un ingaggio vinto proprio dal centro finlandese. Il Lugano ha avuto pure il merito di continuare a spingere con l’intero reparto offensivo, supportato da una difesa in ottima forma, ritrovandosi però col solito difetto di una mira difettosa sotto porta.

Si è arrivati così al fatidico terzo periodo, quello che ha fatto così tanto male nelle ultime uscite, causa di troppe reti incassate e punti persi. Stavolta no, il Lugano lo ha giocato alla grande, con grande voglia e pattinaggio, intensità e da squadra vera, unita e corta tra i reparti, con una grande protezione su un Merzlikins, cresciuto anche lui durante l’incontro.

Seppur con qualche patema d’animo (vedasi 2’ di doppio powerplay disastrosi e un palo a porta vuota di McLean) i bianconeri hanno portato a casa una vittoria importantissima, per continuità, gioco espresso a 5-contro-5 e in boxplay e per la caratura dell’avversario. E se stavolta il duo svedese del primo blocco ha parzialmente deluso, cavando poco tra le fila strette della difesa zurighese, a trascinare la squadra è stata la linea di Filppula, con un Walsky letteralmente scatenato.

Tutto questo senza dimenticare il supporto di un efficientissimo quarto blocco, una difesa solida e veloce e un Merzlikins sì insicuro sul primo gol e in qualche uscita, ma tremendamente efficace sulle incursioni ravvicinate di Wick e compagnia.

Da rivedere in difesa Schlumpf, in questo momento l’anello “debole” del reparto, o meglio il meno sicuro, in attesa dei rientri di Ulmer e Kparghai. Tra gli altri difensori sono spiccate le prove di Hirschi, Kienzle e Chiesa, sicuri, intelligenti e duri quanto basta. Menzione anche per Sartori, schierato anche lui da Fischer e protagonista di una prova autoritaria e coraggiosa, senza praticamente sbavature.

La risposta che voleva Fischer – ma soprattutto il pubblico – è arrivata, sotto forma della miglior prestazione stagionale. Da rivedere il powerplay, che ha risentito di una serata “no” di Klasen soprattutto e dell’assenza di Ulmer, e pure qualche automatismo un po’ ruvido anche per i numerosi cambi di linea imposti da Fischer e per gli infortuni.

“Calma e gesso”, direbbe giustamente qualcuno, perché ora arriva il lavoro più difficile in questi casi, ossia la riconferma. Ma con qualche recupero dall’infermeria e una ritrovata forza che solo queste vittorie sanno dare, la serenità può regnare sovrana.


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