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Il Lugano va di nuovo in bianco, lo Zugo vola in semifinale

La squadra di McSorley esce ai quarti senza vincere una sola partita nonostante delle prove alla pari dei campioni svizzeri intrattabili. Troppo tardiva la rimonta

Il Lugano va di nuovo in bianco, lo Zugo vola in semifinale

LUGANO – ZUGO

3-5

(0-3, 0-2, 3-0)

Reti: 4’48 Kovar (Djoos) 0-1, 16’44 Hansson (Djoos, Kovar) 0-2, 17’06 Müller 0-3, 26’18 Senteler (Bachofner) 0-4, 31’06 Herzog (Kreis, Leuenberger) 0-5, 48’00 Wolf (Morini, Thürkauf) 1-5, 50’16 Fazzini (Morini, Alatalo) 2-5, 52’10 Alatalo (Herren, Herburger) 3-5

Note: Corner Arena, 5’774 spettatori
Arbitri: Piechaczek, Dipietro; Fuchs, Kehrli
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 7×2′

Assenti: Julian Walker (infortunato), Loic VedovaShane PrinceLeland IrvingDavide FadaniMikkel BoedkerJuho MarkkanenNelson ChiquetAlessandro Villa (sovrannumero)

LUGANO – Finisce così, di nuovo ai quarti di finale la stagione dell’Hockey Club Lugano, eliminato in quattro partite secche dallo Zugo. Troppo forte in ogni reparto la squadra campione in carica, più completa, profonda e capace di giocare ad alti livelli in ogni situazione.

Capace di sfruttare i momenti positivi e quelli negativi, capace di azzerare le emozioni avversarie e tramutarle in propria efficienza, capace persino di potersi permettere un top six ben arginato dal Lugano e di vincere con le terze linee, sorretto poi da un portiere straordinario qual è Leonardo Genoni.

Il Lugano però ha dimostrato di saper fare gioco pari, a tratti superiore, al proprio avversario soprattutto quando si trovava a parità numerica, ma poi gli svizzero-centrali hanno sbattuto in faccia ai ticinesi i loro limiti, sfruttandoli con un cinismo e una sicurezza nei propri mezzi che fa davvero impressione.

Limiti che sono usciti anche in quest’ultima partita, quella che il Lugano doveva giocarsi a tutta per restare vivo, quella che vale una stagione o un disperato cambio di strada, quella partita che i bianconeri ancora non hanno saputo vincere più per imperizia propria che per la solita – stra citata – qualità dello Zugo che ancora una volta ha ringraziato e se n’è andato.

Kovar e compagni hanno traballato solo quando i bianconeri, ormai con la forza della disperazione che dovevano tirare fuori prima e con un avversario che si stava un po’ specchiando è stato capace di andare dallo 0-5 al 3-5 a meno di dieci minuti dal sessantesimo, ma poi è bastato un time out del coach norvegese per rimettere le cose in chiaro.

In quella situazione disastrosa il Lugano ci era finito a causa di due tempi specchio preciso di questa serie, dove ha preso la prima rapida penalità ed è stato subito punito, ha sprecato 1’18 in cinque contro tre per poi subire lo 0-2 e lo 0-3 proprio in doppia inferiorità prima e semplice dopo.

Insomma un copione che sembrava ormai scritto su questo quarto di finale, ma il Lugano sceso in pista dalla prima sirena sembrava contratto, quasi timoroso, e non ha aggredito l’avversario come ci si poteva aspettare da chi è spalle al muro. Le insicurezze sono cresciute col tempo mentre lo Zugo giocava come una macchina quasi perfetta, Schlegel ha smesso di dare sicurezze e non ha saputo fare la parata salva-risultato, facendosi poi sostituire amaramente da Fatton dopo venti minuti.

Poi persino Mirco Müller è caduto nel vortice con l’errore clamoroso che ha spianato la strada a Senteler e allora, quando anche l’ex NHL ha lasciato la presa si è capito che l’impresa, da difficilissima era diventata quasi impossibile.

Solo la parziale rimonta finale ha ridato pepe alla partita ormai pienamente nelle mani dei giocatori dello Zugo, rivitalizzando il pubblico sugli spalti fino alla sirena finale dopo l’infruttuoso tentativo senza il portiere.

È finita lì la stagione dei bianconeri, che dopo le esaltanti vittorie nei pre playoff contro il Ginevra si è scontrato con la forza dello Zugo e la propria acerba maturità, la mancanza di profondità e anche con un po’ di sfortuna. Però non sarebbe giusto confrontare la squadra di McSorley con quella eliminata un anno fa dal Rapperswil, perché in quanto a spirito battagliero, orgoglio e guida dalla panchina è tutta un’altra storia, nonostante il risultato finale possa dire altro.

E anche il pubblico sembrava averlo capito, alla fine della partita gli applausi non sono mancati, perché in molti hanno capito che i bianconeri stavolta hanno dato tutto quello che avevano, anche se non è bastato.

Da questo sembra finalmente si possa costruire qualcosa di serio, competitivo e di sensato, partendo da una squadra che ha un’identità e non è più un insieme di poche individualità che infilavano la polvere sotto il tappeto. E la sfida contro lo Zugo ha dato la misura del lavoro che attende i bianconeri nei prossimi anni.


IL PROTAGONISTA

Alessandro Chiesa: È stato applaudito a lungo alla fine della partita, acclamato dalla curva che è rimasta fino all’ultimo, perché per l’ex capitano e numero 27 bianconero è stata l’ultima partita della carriera. E sul ghiaccio è stato l’ultimo a mollare, in questa amara Gara-4 ha trovato forze che forse non sapeva di avere ancora sotto la pelle, ha ringhiato, preso e dato colpi, cercato anche la via del gol, perché non voleva che la sua carriera finisse così. Ma nonostante debba dire basta dopo questa serata, quello Chiesa che ha dato al Lugano i tifosi non lo dimenticheranno..


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HIGHLIGHTS

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