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Lugano

Il Lugano non decolla, secca sconfitta a Zurigo

I bianconeri rimangono in partita per due tempi grazie alle parate di Koskinen ma poi crollano nel terzo tempo. Troppi gli errori difensivi e pochi gli uomini ispirati

© Berend Stettler

Il Lugano non decolla, secca sconfitta a Zurigo

ZSC LIONS – LUGANO

6-3

(1-1, 1-1, 4-1)

Reti: 10’24 Lehtonen (Bodenmann, Texier) 1-0, 13’54 Zanetti (Arcobello, Granlund) 1-1, 23’42 Weber (Riedi) 2-1, 27’26 Wolf (Granlund) 2-2, 44’36 Bodenmann (Sigrist, Lammikko) 3-2, 47’00 Andrighetto (Azevedo, Kukan) 4-2, 47’38 Bachofner (Schäppi) 5-2, 55’48 Sopa (Schäppi) 6-2, 57’55 Marco Müller (Connolly) 6-3

Note: Swiss Life Arena, 10’687 spettatori
Arbitri: Stricker, Mollard; Steenstra, Huguet
Penalità: ZSC Lions 3×2′, Lugano 5×2′

Assenti: Calle AnderssonDaniel CarrJulian WalkerStephane PatryTroy JosephsThibault Fatton (infortunati), Gregory BedollaNicolò UgazziJari NäserDavide Fadani (Rockets), Riccardo Werder (squalificato)

ZURIGO – L’hockey è uno sport onesto, affermava qualcuno, ed in effetti il Lugano ne ha avuto prova anche nella sua prima visita alla maestosa Swiss Life Arena, la nuova casa degli ZSC Lions. La qualità della squadra di Rikard Grönborg alla fine ha prevalso sul carattere di un Lugano che ha lottato ma che sul piano della disciplina di gioco – in particolare in difesa – delle capacità tecniche e del gioco collettivo nulla ha potuto infine contro dei Lions semplicemente troppo forti.

Per lunghi momenti il Lugano ha pensato davvero di farla franca grazie soprattutto alle parate del solito eccezionale Koskinen, una dose di fortuna e anche di concretezza davanti a Hrubec. Sul lungo andare però certi errori vengono pagati a carissimo prezzo, come tutti i dischi persi in zona difensiva, con molta confusione in uscita di zona e vari piazzamenti sbagliati sulle incursioni dello ZSC.

© Berend Stettler

Occorre essere onesti e affermare che fino alla seconda pausa il Lugano è rimasto in partita grazie al proprio portiere e ai ferri colpiti da Andrighetto e compagni, e lo svolgimento del terzo periodo – seppur forse un po’ pesante nel risultato fino al 6-2 – era il naturale epilogo di una partita in cui i ragazzi di Gianinazzi hanno ancora mostrato tutti i loro limiti e le loro difficoltà del momento.

Non che non ci abbiano provato Granlund e compagni, nel primo tempo qualche contropiede ha causato più di un grattacapo a Hrubec, ma è stato subito chiaro come i bianconeri avessero solo nella linea del proprio topscorer e poco più le armi necessarie per colpire. Il divario, aldilà degli errori nella propria zona sta anche qui, i bianconeri non possono permettersi ancora a lungo di poter contare su una sola linea (e poco più, se nemmeno Connolly cava un ragno dal buco) che a livello offensivo riesce a creare qualcosa, soprattutto quando si incontrano squadre come i Lions.

© Berend Stettler

I padroni di casa hanno dato prova del loro livello tecnico stellare con ogni blocco e in power play – da Playstation la rete di Andrighetto – potendo contare su una profondità della rosa che è a dir poco impressionante. Questo comunque non implica che il Lugano dovesse rendere la vita ancora più facile ai Lions con quegli errori davanti a Koskinen e quei dischi persi per voglia di complicarsi la serata che lo hanno costretto ad inseguire a lungo gli avversari.

Un altro fatto è che la squadra bianconera, alle prese con tutto quello che concerne una squadra alle prese con il cambio di allenatore, non può permettersi in più di tutto questo anche di avere in squadra giocatori che ricoprono posizioni fondamentali ma che rimangono oggetti misteriosi. Senza fare giri di parole parliamo di un Kaski che non solo risulta totalmente impalpabile sul piano offensivo, ma pure controproducente in fase di contenimento, con continui errori di marcatura che costano praticamente una rete a partita.

© Berend Stettler

Non può permettersi neppure di avere un Fazzini così fuori fase e che sbaglia reti che il vecchio Fazzini avrebbe segnato due volte, ma qui non è questione di impegno o attitudine, Arcobello ha già dimostrato quanto possa essere lungo un periodo di scarsa fiducia.

Il Lugano sbaglia come squadra e accadrà ancora nel suo percorso di crescita, ma per uscirne avrà bisogno di tutte quelle individualità che ora non riescono a fare la differenza o perlomeno a portare un certo contributo (ci mettiamo anche Thürkauf nella lista) perché i soli Koskinen, Granlund e il ritrovato Arcobello non possono bastare, così come il giovane Zanetti, che può essere da esempio per molti.

Continua quindi il sentiero a sali e scendi del Lugano di Gianinazzi, incapace ancora di vincere due partite di fila e di ritrovare la vittoria fuori casa. Il campionato intanto corre veloce, ed è probabile che la pausa di novembre rimanga di nuovo molto attesa.


IL PROTAGONISTA

Juho Lammikko: Non è spettacolare o particolarmente veloce come Andrighetto o Wallmark, ma il finlandese dei Lions è una forza della natura. Nella disordinata difensa bianconera si è trasformato in un incubo, ja recuperato una marea di dischi smistandoli ai compagni in maniera pulita e con grande visione di gioco, diventando un grandissimo punto di riferimento per l’attacco zurighese.


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