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Lugano

Il Bienne punisce un brutto Lugano, pesante 6-2 alla Tissot Arena

BIENNE – AMBRÌ

6-2

(2-0, 3-1, 1-1)

Reti: 6’45 Pedretti (Pouliot, Haas) 1-0, 13’13 Wetzel (Sutter) 2-0, 20’51 Micflikier (Earl) 3-0, 23’48 Horansky (Dufner, Fey) 4-0, 32’40 Maurer (Pouliot) 5-0, 33’16 Martensson (Klasen) 5-1, 52’17 Martensson (Fazzini) 5-2, 58’37 Schmutz (Earl, Micflikier) 6-2

Note: Tissot Arena, 5’320 spettatori. Arbitri Clement, Vinnerborg; Borga Kovacs
Penalità: Bienne 7×2′, Lugano 5×2′

BIENNE – Che il Lugano della pausa nazionale avrebbe fatto volentieri a meno, visto che arrivava da quattro vittorie filate, era abbastanza chiaro, ciò però non deve diventare una scusa per tornare a mostrare quelle debolezze che avevano caratterizzato il periodo tra novembre e inizio dicembre.

Questo perché il Lugano visto (?) in pista alla Tissot Arena somigliava tremendamente quello “mazzuolato” pesantemente nelle terribili trasferte di Berna, Langnau, Ginevra (Kloten forse no, quello fu un punto veramente basso, ma non è che ci si rallegri) incapace di reagire alle avversità e di tirare il petto in fuori.

Recuperato pure Ulmer per l’occasione, Shedden ha riproposto la medesima formazione che aveva dato buone sensazioni nelle due settimane precedenti, contro un Bienne che con McNamara in panchina è tornato ad essere un bruttissimo cliente per tutti.

Il Lugano più che la parte dell’oste ha fatto quella del cliente che cerca di consumare senza pagare, dovendosi poi trattenere a lavare i piatti per saldare il conto. Un conto salato, cominciato a crescere già nel primo periodo, che in fondo aveva già dato un chiaro indizio su come si sarebbe potuta svolgere la serata.

Lugano assente con la testa, Bienne aggressivo e smaliziato, il miglior power play del campionato che fa una cilecca dopo l’altra e quello dei padroni di casa che punisce in maniera insindacabile. Non che la partita la si possa descrivere semplicemente riducendola alle situazioni speciali, ma quando il miglior power play del campionato esce con zero reti (e pochissimi tiri pericolosi) su ben 7 superiorità numeriche e uno dei migliori box play ha una riuscita del 66%, ben si capisce che una serata del genere non era raddrizzabile.

Questo perché aldilà di difficoltà, di mancanza di concentrazione e tutto ciò che si vuole, i bianconeri hanno avuto le possibilità per rientrare nel match finché era ancora possibile, salvo sprecarle in malo modo.

Una serata nata male sia in attacco che in difesa, uomini mal piazzati e fattisi saltare con troppa facilità (vedasi Wetzel su Chiesa) oltre a tutti gli errori in fase di impostazione, con i vari Furrer e Wilson talvolta irriconoscibili, oltre a degli sprechi disgraziati in attacco, con alcuni uomini chiave decisamente sottotono. Quanto poi sia stata influente in una maniera o nell’altra la sostituzione di Merzlikins sul 4-0 è tutto da dimostrare, vista l’insicurezza e la mancanza di forma mostrate da Manzato.

Il Lugano la partita ha cominciato a giocarla solo nel terzo tempo, dopo aver trovato anche il secondo gol, ma era palese che dopo aver concesso tutto e di più al Bienne, la risalita era impossibile, pur se i Seeländer fossero in pista con il freno a mano a risultato ormai acquisito.

Una sconfitta che è leggibile anche nelle cifre, oltre a quelle delle situazioni speciali parlano pure quelle degli ingaggi, con il Bienne sempre in vantaggio e i centri bianconeri inferiori in ogni zona della pista (addirittura un misero 33% negli ingaggi in zona neutra, 40% nelle altre due zone).

Abbastanza significativa anche la statistica dei tiri bloccati, con il Lugano superiore per tentativi ma con soli 5 tiri bloccati a fronte dei 22 fermati dai difensori di casa davanti a Hiller. Quest’ultima cifra è tornata ad andare a braccetto con le prestazioni peggiori della squadra di Shedden, che ha subito poche reti e trovato vittorie importanti, soprattutto le ultime, solo quando c’è stato un lavoro d’insieme e di sacrificio in difesa.

Quando, dopo le vittorie con consecutive, contro Friborgo, Ginevra, Davos e Ambrì Piotta si predicava attenzione e continuità, proprio questo si temeva, ossia una pesante ricaduta proprio quando si pensava che il Lugano fosse quasi guarito. Invece non lo è ancora, ed era probabile potesse succedere di nuovo, ma che preoccupa di più aldilà di una sconfitta che complica la rincorsa al quarto posto e riavvicina le inseguitrici, è il fatto che i bianconeri abbiano mostrato tutte in una volta le lacune che avevano aperto la scorsa crisi.

A Chiesa e compagni il compito di dimostrare che questo è stato solo un colpo di tosse passeggero, ma siamo un po’ tutti consapevoli che potrebbero essere i sintomi di una pericolosa ricaduta da fermare con decisione già contro il Losanna per non rovinare le imminenti festività.

fattore2INDECISIONE, LEGGEREZZA E STERILITÀ: Una brutta serata quella passata dal Lugano a Bienne (che in trasferta comincia a diventare un incubo per i bianconeri come in passato lo era stata la Ilfis), con una squadra deconcentrata e distratta e pure con le polveri bagnate.

In serate come queste si spera di avere i dischi buoni in attacco per perlomeno tenere aperte le partite, e il Lugano li aveva eccome.

Solo che tra dischi tirati addosso a Hiller a porta sguarnita, 7 power play sprecati e indecisioni nello slot, il Lugano ha sprecato queste benevoli possibilità. Un vero peccato, perché si sarebbe potuto sperare di raddrizzare la baracca ancora nel periodo centrale, nonostante tutto, mentre il Bienne ha ringraziati per cotanta disponibilità.

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