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I Top e Flop della regular season NLA 2019/20: giocatori svizzeri

Ogni inizio settimana, per tutto il corso del campionato, HSHS vi ha proposto la rubrica dedicata ai “top e flop”, ovvero ai giocatori che secondo noi si sono distinti negli ultimi turni di campionato, così come a coloro da cui ci si aspettava invece qualcosa in più.

Vengono selezionati un portiere, due difensori e tre attaccanti tra chi ha fatto particolarmente bene e chi, invece, ha deluso le aspettative.

Di seguito la selezione generale che chiama in causa le prestazioni mostrate sull’arco di tutta la regular season.


I TOP SVIZZERI DI HSHS

Reto Berra (Friborgo): Ha avuto anche lui i suoi alti e bassi, ma complessivamente è stato fondamentale per la qualificazione ai playoff del Friborgo, facendo registrare la terza miglior percentuale di parate della lega (92.43%) nonostante sia stato il portiere in assoluto più impiegato (2’615 minuti) e quello più sollecitato (1’361 tiri fronteggiati). Per gli amanti delle statistiche avanzate ha fermato ben 15.11 GSAA (goals saved above average), e nel momento più importante della stagione ha saputo sfoderare quelle prestazioni decisive che si chiedono ad un elemento chiave come lui. Nelle ultime fondamentali cinque partite disputate ha infatti ottenuto il 95.45% di parate, fermando 147 tiri su 154 e concedendo appena 1.37 gol a partita. Dal suo ritorno in Svizzera nessun altro portiere ha giocato più di lui (2’632 minuti in due campionati), ed ha mantenuto i suoi numeri su buoni livelli con il 92% di salvataggi e 2.21 reti concesse.

Dominik Egli (Rapperswil): A Bienne si staranno sicuramente mangiando le mani per non essere riusciti a trattenere il giovane difensore, che un anno fa aveva chiesto la rescissione del contratto per poter raggiungere Rapperswil. La scelta si è rivelata azzeccata perché Egli ha giocato un campionato semplicemente eccezionale, che lo ha visto addirittura imporsi come difensore svizzero più produttivo della lega con 36 punti in 45 partite. Dall’introduzione dei playoff nessun difensore con al massimo 21 anni ha raggiunto un bottino simile, l’unico ad esserci andato vicino è stato Rathgeb nel 2016/17 (34 punti in 45 incontri), mentre nel 2009/10 Roman Josi aveva ottenuto 21 punti in 26 partite, sostanzialmente la stessa media a partita di Egli. La sua stagione era iniziata in maniera impressionante ed ha mantenuto una grande costanza, vivendo solamente un calo tra dicembre e gennaio, e andando a punti in ben 26 incontri diversi.

Felicien Du Bois (Davos): Il Davos si è reso protagonista di una stagione sorprendente, e così anche il veterano difensore, che all’età di 36 anni è tornato a fornire delle prestazioni che per qualità e quantità non si pensavano poter essere più nelle sue corde. Il bottino di 21 punti in 41 partite rappresenta per lui quasi un record in carriera – superato per punti a incontro in due stagioni a Kloten – e solamente nel 2014/15 era riuscito ad arrivare alle attuali sette reti. In termini di punti primari per match (0.39) è stato secondo solo ad Egli (0.51) e Untersander (0.4), e con Sven Jung ha formato una coppia su cui Wohlwend ha fatto spesso affidamento. Tra i giocatori più impiegati – anche in entrambi gli special teams – Du Bois ha vissuto un campionato decisamente positivo, tanto da convincerlo a giocare almeno un’altra stagione.

Pius Suter (ZSC Lions): Allenatori e capitani della squadre di National League lo hanno scelto come MVP, e non poteva essere altrimenti. Il 23enne degli ZSC Lions si è reso protagonista di un campionato strepitoso, che ha chiuso come top scorer grazie ad un bottino di 53 punti in 50 partite, di cui 30 gol. Per ritrovare un altro svizzero capace di dominare la classifica dei realizzatori bisogna tornare nel 2011/12, quando Brunner totalizzò 60 punti in 45 match, mentre le sue 30 reti rappresentano per uno svizzero un record che solamente Hofmann ha eguagliato dal 2007 ad oggi. È inoltre significativo notare come ben 20 di questi gol siano stati ottenuti a parità numerica, fase di gioco che lo ha anche visto ottenere il miglior bilancio dell’intera lega (+24). Le sue prestazioni non sono naturalmente passate inosservate, ed è probabile che lo vedremo presto trasferirsi oltre oceano.

Benjamin Baumgartner (Davos): Il giovane attaccante del Davos ha vissuto una prima annata completa in NLA di grande impatto, mostrando un talento ed una capacità di giocare nella massima lega che all’età di 19 anni è fuori dal comune. Ha messo la firma sull’ottimo bottino di sette gol e 20 assist (di cui 14 primari), cifra importante se si pensa che nessun altro giocatore U20 si è lontanamente avvicinato a queste cifre. Negli ultimi anni – tralasciando il “mostro” Auston Matthews – solamente Pius Suter ha avuto una stagione comparabile nel 2015/16 (45 partite, 24 punti), mentre per trovare un giocatore capace di ottenere un totale maggiore si deve tornare alla stagione da 30 punti in 39 match di Martschini (2012/13). Ciò che maggiormente impressiona di Baumgartner è però il suo gioco che non viene riflesso nelle statistiche, ovvero la maniera già esperta con cui scende in pista e legge le situazioni, il tutto aggiungendo una componente fisica straordinaria per un 19enne. Il suo futuro è decisamente luminoso.

Gregory Hofmann (Zugo): Il re dei gol quest’anno è stato superato, ma si trova comunque in seconda posizione alle spalle di Pius Suter con il ragguardevole bottino di 24 reti in 50 partite di regular season. Anche a Zugo l’ex bianconero ha dimostrato di saper portare un rendimento eccezionale indipendentemente dal contesto, creando subito una grande intesa con Jan Kovar e rivelandosi letale sia a cinque contro cinque che in power play. In superiorità numerica ha infatti eguagliato le 11 marcature di Matt D’Agostini, contabilizzando pure ben 9 assist sempre con l’uomo in più. Per il terzo anno di fila il 27enne supera la quota dei 20 gol, arrivando alla mostruosa cifra di 92 reti in tre stagioni alle quali mancano ancora i prossimi playoff.


I FLOP SVIZZERI DI HSHS

Damiano Ciaccio (Langnau): Nella passata stagione aveva approfittato dell’infortunio a Punnenovs per mostrare tutto il suo valore, portando il Langnau nei playoff e venendo anche nominato tra i nomi in corsa per il titolo di miglior portiere. Il futuro biancoblù non è però riuscito a riprendere il discorso da dove l’aveva lasciato, e con il ritorno del collega lettone ha praticamente perso la corsa al ruolo di titolare già a metà ottobre. In appena due circostanze ha superato il modesto 90% di salvataggi, e per tutta la fase centrale del campionato è stato impiegato solamente una volta. Al tirar delle somme i suoi numeri parlano dell’87.4% di parate e 3.5 reti concesse ad incontro, ovvero le peggiori statistiche se si considerano i portieri che hanno giocato (come lui) almeno 13 partite. Alla Valascia sarà impiegato con maggiore continuità e programmazione, elementi che si spera possano permettergli di tornare al meglio.

Romain Loeffel (Lugano): Con quelle reti a raffica a cavallo di Natale, proprio a ridosso del cambio in panchina a Lugano, il difensore romando sembrava tornato a mostrare le cose migliori. Invece Loeffel ha vissuto una stagione molto difficile, correlata sì da 7 gol, ma 4 dei quali ottenuti in un week end a dicembre. E se le reti non sono l’aspetto più importante, anche se si parla di un giocatore molto offensivo, allora vanno menzionati gli errori incredibili e continui mostrati dall’ex granata soprattutto in autunno, quando sul ghiaccio andava un giocatore assolutamente irriconoscibile. Difficoltà che sono calate nel tempo, ma a parte qualche scintilla qua e là, l’errore con il numero 58 era sempre nell’aria e in generale il 28enne è stato una delle grosse delusioni in casa bianconera. In un contesto difficile per tutta la squadra spicca però in negativo anche il pesante bilancio di -14, il secondo peggiore della squadra.

Noah Schneeberger (Rapperswil): Dai campionati del mondo di quattro stagioni fa alle difficoltà attuali nel trovare un posto. Schneeberger ad oggi è un giocatore del Rapperswil, ma anche i Lakers non hanno dato grandi garanzie per un eventuale rinnovo al 31enne, dopo essere arrivato a stagione in corso nel canton San Gallo. L’ex nazionale è infatti stato scambiato senza troppi complimenti dal Friborgo dopo il licenziamento di Mark French come prova che il direttore sportivo (e nuovo coach) Christian Dubé non aveva più fiducia in lui. Dubé ha infatti scambiato il giocatore con i Lakers dopo il suo insufficiente rendimento di fronte a uno stipendio troppo pesante viste le prestazioni deludenti del difensore, spesso alle prese con errori inspiegabili e regolari di partita in partita. Arrivato a Rapperswil l’ex dragone ha trovato un minimo in più di stabilità, anche se non è mai andato oltre i 12 minuti di ghiaccio concessi da coach Jeff Tomlinson, e si è messo in mostra principalmente per una pericolosa carica alla testa ai danni del biancoblù Hinterkircher costatagli tre partite di squalifica.

Dominic Zweger (Ambrì Piotta): Il discorso quando ci si riferisce all’austriaco dell’Ambrì Piotta non riguarda principalmente ciò che l’attaccante non ha fatto nel corso della regular season – il suo impegno è sempre stato presente, ed il suo contributo innegabilmente molto importante – ma piuttosto quanto avrebbe potuto fare. La sua stagione era iniziata in maniera complicata a causa di alcuni problemi di salute, che si sono protratti e che non l’avevano aiutato a ritrovare le migliori sensazioni dopo dei Mondiali in cui era già apparso in calo. Ha vissuto dei buoni momenti intercalati ad altri in cui ha faticato ad esprimersi, ma complessivamente è apparso chiaro come Zwerger non sia riuscito a giocare sui livelli che sappiamo essere nelle sue corde. Nella passata stagione aveva trovato stabilità a livello di lineup, mentre quest’anno i molti infortuni hanno costretto Cereda a cambiare spesso i suoi compagni di linea, fattore che non ha reso le cose più semplici per il 23enne. I lampi del “vero Zwerger” si sono comunque intravisti, e come l’intera squadra pure lui spera probabilmente in un prossimo campionato più sereno e con meno complicazioni.

Tanner Richard (Ginevra Servette): Non è mai stato un giocatore che vede particolarmente la porta, costruendosi più una carriera da playmaker, ma sole due reti in regular season (36 partite giocate) sono veramene troppo poche per un elemento del suo calibro, basti pensare che entrambe le ha segnate nel mese di settembre! Il figlio d’arte rimane uno dei migliori interpreti agli ingaggi, ma nel gioco tornato fisico ed essenziale del Ginevra-Servette sembra fare parecchio fatica. Sempre troppo alla larga dallo slot, dal quale ha tirato solo 23 volte (per fare un confronto, Winnik ha scagliato 82 dischi da quella zona) Richard ha passato una stagione resa sì un po’ difficile da un infortunio, ma nelle occasioni in cui era sul ghiaccio il suo impatto è stato quasi nullo nonostante abbia passato gran parte del torneo come centro del top six e spesso è sembrato vivere di “luce riflessa” dalle prestazioni dei vari Wingels e Winnik.

Dario Bürgler (Lugano): Partito in bianconero con una stagione eccezionale per punti, rendimento e qualità a tutta pista, ad oggi il 32enne di Illgau è un giocatore completamene irriconiscibile rispetto a quello arrivato da Zugo. E non sono solo i numeri ad essere precipitati, passando dalle 11 reti della scorsa stagione – di per sé già deludenti – alle 5 di quest’anno ottenute in 45 partite. Via via il numero 87 ha perso posti nelle gerarchie, fino ad arrivare alla quarta linea, dove però non è riuscito a portate in contributo tangibile, dato che anche sul piano fisico non è più quello che si vedeva in passato. “Perso” lui, il Lugano si è trovato senza quello che per due stagioni almeno è stato un giocatore fondamentale, in grado di fare ogni cosa in qualunque situazione, mentre oggi si fa fatica a notare la sua presenza sul ghiaccio.

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