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I nuovi volti della NLA 2020/21: lo statunitense Steve Moses

I Lakers puntano su uno sniper puro, un finalizzatore veloce e che va spesso al tiro. In KHL ha vissuto ottime stagioni ma non è mai arrivato al sogno della NHL

© Tomi Hänninen

I nuovi volti della NLA 2020/21: lo statunitense Steve Moses

STEVE MOSES


Età: 30
Posizione: RW
Altezza: 175 cm
Peso: 79 kg
Tiro: right

Nazionalità: 🇺🇸

Provenienza: Jokerit (KHL)
Draft:
Contratto: due anni

© Jozef Jakubco

Veloce e letale, ma non un trascinatore

Dal ritorno nella massima lega il Rapperswil ha fatto grande affidamento sui propri stranieri in termini di produzione offensiva, tanto che nell’ultima stagione nessuna squadra ha ricevuto un apporto più concreto di quello dei Lakers dai propri elementi d’importazione, capaci di firmare addirittura 71 gol (il 55% delle reti totali).

Non sorprende dunque che anche per il futuro Janick Steinmann abbia scelto di aggiungere alla propria rosa un giocatore eccezionale in fase di finalizzazione come Steve Moses, un’ala quasi completamente votata all’offensiva. Lo statunitense si distingue per la sua velocità – sui pattini, ma anche in termini d’esecuzione – e le sue doti da sniper, che alimenta tirando con grande frequenza verso la porta avversaria.

Fisicamente non è tra le presenze più importanti, ma cerca di compensare questa lacuna con la grande energia che porta sul ghiaccio. Nel corso della sua carriera ha dimostrato ciò che può fare a vari livelli, evidenziando però anche la necessità di essere affiancato dai compagni di linea ideali per raggiungere il pieno del proprio potenziale.

Per i Lakers sarà dunque importante metterlo nelle condizioni di esprimersi al massimo, magari ricordando la formula che nel 2014/15 gli aveva permesso di rendersi protagonista di una stagione strepitosa allo Jokerit (60 partite e 57 punti in KHL, di cui 36 gol). In quell’annata aveva al suo fianco un playmaker come Linus Omark ed un’abile centro two-way come Petr Koukal, con cui formava la celebre “LOKOMO line”, ovvero il blocco più efficace dell’intera lega.

Il sogno della NHL ed il successo in Europa

Confrontato sin dai primi anni di carriera con una statura verso la quale in Nordamerica si guarda con diffidenza, Moses a 17 anni cattura l’attenzione dei Lewiston Maineiacs, club QMJHL che lo drafta al 12esimo turno. Lui però rifiuta il trasferimento in Canada e sceglie di intraprendere il percorso universitario nel New Hampshire, dove veste la maglia dei Wildcats.

In NCAA finisce per giocare complessivamente quattro stagioni – 148 partite, 98 punti – ma il suo percorso non convince alcuna franchigia NHL, ed il suo nome durante i draft in cui è selezionabile non viene mai chiamato. Con un po’ di pazienza ottiene nella primavera 2012 un tryout ai Connecticut Whale, farm team dei New York Rangers, ma due gol in nove partite non bastano per proseguire l’avventura.

Per lanciare la sua carriera sceglie così di varcare l’oceano e trasferirsi in Finlandia, dove trova nello Jokerit un club disposto a scommettere su di lui, anche se inizialmente con un contratto solamente di qualche mese. La storia d’amore tra Moses, Helsinki e la sua squadra è però destinata a durare parecchio, e nella capitale finnica il giovane americano trova una seconda casa in cui passerà complessivamente sei anni.

L’impatto nella Liiga è subito buono – 61 punti e 34 gol in 100 partite – e lo Jokerit decide di confermarlo anche quando la squadra compie il passaggio alla KHL. La scelta è azzeccata perché nel 2014/15 Moses gioca la sua miglior stagione in carriera firmando addirittura 36 gol, che in quegli anni rappresentano il record assoluto di reti in una regular season KHL. Il primato è durato sino al 2017, quando è stato eguagliato da Nigel Dawes e soprattutto superato da Sergei Mozyakin (48 gol!).

Dopo aver dato spettacolo anche alla Coppa Spengler, nei playoff aggiunge altri cinque gol al suo bottino, si toglie la soddisfazione di partecipare all’All Star Game e di essere selezionato nell’All Star Team della stagione. Il tutto gli vale la prima – e sinora unica – convocazione ai Mondiali con la maglia degli States, con cui conquista la medaglia di bronzo. Ottimi traguardi, ma il suo vero sogno rimane la NHL.

Due altri tentativi e la parentesi russa

Nell’aprile 2015 Steve Moses firma il suo primo contratto NHL, accordandosi per una stagione ed un milione di dollari con i Nashville Predators. Una volta arrivati al training camp non riesce però a ritagliarsi un posto in squadra e viene dirottato al farm team dei Milwaukee Admirals, dove condivide lo spogliatoio con Kevin Fiala (che finirà per essere il top scorer della squadra).

Una volta chiaro che le possibilità di venir richiamato a Nashville erano minime Moses sceglie la via della rottura consensuale del contratto, così da poter fare ritorno in KHL. Nel frattempo lo SKA St. Pietroburgo fiuta l’affare e si assicura i suoi diritti ottenendoli dallo Jokerit, ma in Russia l’attaccante finirà per giocare solamente 58 partite (32 punti) sull’arco di una stagione e mezza.

La NHL continua ad essere nei suoi pensieri, soprattutto quando dal divano del suo salotto segue l’esaltante percorso dei Nashville Predators, che arrivano sino alla finalissima contro i Pittsburgh Penguins. “È stato difficile guardare quelle partite”, ha poi dichiarato in un’intervista. “Sono rimasto nell’organizzazione dei Predators solamente qualche mese e poi me ne sono andato. Ora voglio darmi la vera chance di giocare in NHL. Sono rimasto in Europa per il 99% della mia carriera, ora voglio una vera sfida”.

Nell’estate 2017 si accorda così con l’organizzazione dei Rochester Americans, nella speranza di guadagnarsi una promozione ai Buffalo Sabres, allenati da quel Phil Housley che in precedenza lo aveva già osservato da assistente allenatore dei Predators.

Anche in questo caso però la pazienza di Moses è di breve durata. Tagliato dai Sabres già nel mese di settembre, con Rochester le cose prendono una piega sgradevole a dicembre, quando il giocatore viene sospeso per non aver rispettato i termini del suo contratto.

Inizialmente c’è poca chiarezza e tanta confusione. Quel 22 dicembre l’attaccante sarebbe dovuto scendere in pista contro i Laval Rocket, ma quando il bus parte per la trasferta lui non c’è. Nel corso della giornata lo Jokerit annuncia – a sorpresa, dal punto di vista degli Amerks – il ritorno del giocatore con un contratto triennale. Il club AHL non commenta l’accaduto nei dettagli, ma si specula che il giocatore – oltre ad un contratto più oneroso – puntasse alla convocazione olimpica con gli USA, chiamata che però non è mai arrivata nonostante il ritorno in Europa.

© Tomi Hänninen

La fine di un grande capitolo, l’inizio di uno da tempo desiderato

Con il trasferimento a Rapperswil l’oggi 30enne ha dato l’addio allo Jokerit, club di cui ha contribuito a scrivere la storia più recente. “I momenti più belli della mia carriera li ho vissuti con questa magliaha dichiarato sul sito del clubè difficile trovare le parole per descrivere cosa abbiano significato per me gli anni passati ad Helsinki. È difficile dover partire”.

Il trasferimento nel campionato svizzero era però uno scenario che Moses ponderava da tempo: “Non vedo l’ora di poter giocare in NLA, è qualcosa che ho sempre saputo di voler provare ad un certo punto della mia carriera. Questo è un buon momento per raccogliere la sfida di una lega in cui agli stranieri è data tanta responsabilità. Mi dispiace lasciare lo Jokerit ma non volevo trasferirmi in Russia, e la Svizzera è un bellissimo posto in cui giocare”.

A Rapperswil lo attenderà anche l’opportunità di ritrovare le migliori sensazioni, dopo una stagione passata in cui non tutto è andato per il meglio. Un infortunio ad inizio campionato lo ha costretto a saltare 13 partite e al suo rientro non è più riuscito a ritagliarsi un posto nel top six, vedendo anche ridursi l’impiego in powerplay.

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